Esce nelle sale Vetro, opera prima di Domenico Croce, regista romano classe ’92, già premiato nel 2021 ai David di Donatello per il cortometraggio Anne. Vetro è un thriller psicologico, girato interamente in un teatro di posa del Centro Sperimentale con il supporto degli effetti speciali di Edi e dello special make up di Andrea Leanza. Protagonista assoluta è Carolina Sala, vista nella serie Fedeltà su Netflix e qui al suo esordio sul grande schermo, premiata con menzione speciale per la sua interpretazione alla tredicesima edizione del Bif&st (Bari International Film & TV Festival) dove il film è stato presentato il mese scorso.
Lei è una ragazza che vive reclusa nella sua stanza da un tempo indefinito, una hikikomori. I suoi unici contatti sono con il suo cane Hiro, con il padre (Tommaso Ragno) a cui però non è concesso entrare, e con Lui (Marouane Zotti) un ragazzo conosciuto in una community online, con il quale instaura un rapporto fatto di chat e videochiamate. Immersa nella sua routine costituita unicamente dal disegno, dalla musica e dai giochi con il padre, Lei sembra quasi non sentire la mancanza del mondo esterno, di cui è inconsapevole e terrorizzata. Un giorno, spiando i vicini dalla finestra, nota qualcosa di strano e terribile nell’appartamento di fronte, e si convince che una donna sia tenuta segregata dal marito.
La trama riprende il tema del celeberrimo La finestra sul cortile di Aldred Hitchcock, molto frequentato dal cinema (vedi anche il recente La donna alla finestra di Joe Wright), ma riesce tuttavia a trovare una sua originalità. Gli sceneggiatori (Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni) e il regista sfruttano con consapevolezza il richiamo al genere creando colpi di scena e cambi di registro che riescono, anche se non sempre, a sorprendere lo spettatore.
L’atmosfera è claustrofobica, enfatizzata dall’impiego di colori vivaci e acidi, quasi disturbanti, e dal fuoricampo, che sostengono e alimentano il mistero dai tratti horror su cui ruota il film. Lo spettatore ne ricava una sensazione quasi soffocante e faticosa, acuita dall’esperienza degli ultimi due anni di pandemia, che lo aiuta a immedesimarsi e, al tempo stesso, ad allontanarsi dal piccolo mondo della protagonista.
Presente dal primo all’ultimo fotogramma, Carolina Sala scandisce il ritmo e l’energia del film reggendo come un pilastro le fila della storia, e guidando, con il suo punto di vista, lo spettatore tra paranoia e realtà. Il vetro, quello della finestra ma anche quello del pc, è il filtro attraverso cui Lei, con il suo look da eroina manga, vede il mondo, immersa in una fotografia che ricorda anch’essa il gusto sudcoreano e giapponese.