Letizia Lamartire, saremo per sempre giovani e bellissimi

Letizia Lamartire, classe 1987 è una giovane regista pugliese dal talento brillante. Laureata al Conservatorio e diplomata al Centro Sperimentale, dopo l’apprezzato corto Piccole italiane ha esordito nel lungometraggio con Saremo giovani e bellissimi (qui la nostra recensione). Un film musicale curatissimo fin nei minimi dettagli, con una colonna sonora tutta da ascoltare su Spotify e una bravissima Barbora Bobulova come protagonista. Scritto con Marco Borromei e Anna Zagaglia, il film è prodotto dalla CSC Production con RAI Cinema, con il supporto dell’Emilia-Romagna Film Commission. Dopo essere stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, è sbarcato nelle sale italiane il 20 settembre 2018 ed è stato recentemente proiettato al Bari International Film Festival.

saremo giovani e bellissimi

La musica è il punto di forza del film, alla Mostra del Cinema di Venezia ha anche conquistato un premio, il Soundtrack Award. Hai lavorato con Matteo Buzzaca, Barbora Bobulova sapeva già cantare, ma hai dato lezioni di chitarra ad Alessandro Piavani. Come hai scelto i tuoi attori e come è stato lavorare con loro sul fronte musicale?

Per quanto riguarda Barbora c’è un capitolo a parte, perché è lei che doveva scegliere me. Un’attrice con molti anni di esperienza alle spalle. Io volevo lei per un motivo: ritenevo che la sua eleganza, in contrasto con la passionalità di Isabella, potesse essere davvero interessante e così è stato. Mentre Alessandro aveva il physique du rôle per Bruno: è un bravissimo attore con una voce stupenda e ho ritenuto opportuno insegnargli personalmente a suonare la chitarra. Anche io avevo bisogno di studiare i brani: era necessario un lavoro sull’armonia, perché in qualche modo la musica andava inquadrata e montata, ed era quindi fondamentale per me conoscere gli arrangiamenti e gli accordi. Le lezioni di chitarra sono state anche uno studio del personaggio, quindi è stato un lavoro prezioso.

La scrittrice francese Marie de Hennezel diceva sul tempo che scorre: «Si tratta di accettare di invecchiare senza diventare vecchi». Mi ha ricordato molto Isabella. Cosa ti ha spinto a scegliere questa storia per il tuo esordio?

Ho amato da subito Isabella, questo personaggio intrappolato nei suoi diciassette anni. Lo spettatore capisce prima di lei che non è per il figlio che non ha raggiunto il successo, ma perché forse non aveva le caratteristiche per affrontare la professione. Molto spesso non si tratta solo di bellezza o talento, ma anche di predisposizione e affidabilità. Questo è il racconto che mi interessava, quello di un personaggio che di scuse se ne è raccontate tante.

Qual è la tua scena preferita del film?

Le scene che più amo del film sono tre: la prima è quella con Isabella che suona il pianoforte mentre Bruno sta componendo e rimodula la composizione secondo l’armonia della madre. Sono poi molto affezionata al momento della cena a quattro. E amo l’interpretazione di Barbora nello scontro tra Isabella e sua madre, perché lì credo che abbia toccato dei livelli veramente altissimi di interpretazione.

saremo giovani e bellissimi

Sul set c’erano molti giovani professionisti alla prima esperienza. Hai qualche aneddoto da raccontarci?

L’intera esperienza del set è stata meravigliosa. Ci siamo fatti forza l’un l’altro cercando di fare il meglio per il film. Di aneddoti ce ne sono tantissimi. Ne ricordo un paio riguardo la scenografa, la cazzutissima Laura Inglese: ad esempio, quando è arrivato il pullman e non le piaceva l’interno perché c’erano delle scritte, allora è volata a prenderne un altro lasciandoci a terra e rischiando di non trovarlo. Oppure, dato che era Natale, la vedevi togliere tutti i Babbi Natale dalle finestre, arrampicandosi sui balconi per levarli e poi rimetterli. Questo per dire quanto lavoro e amore e cura c’è dietro tutti i dettagli.

Sei di Bari, vivi a Roma ma ti sei innamorata di Ferrara, perché hai deciso di girare lì il tuo primo film?

Questo era un film dove le parti più dolorose e significative si svolgono negli interni, avevo bisogno di una cornice gentile che entrasse in punta di piedi nella storia. E Ferrara mi ha dato subito quella sensazione di gentilezza ideale per la storia.

Il prossimo passo?

Mi sto prendendo del tempo per assimilare i consigli che ho ricevuto, ho bisogno di far sedimentare questa mia prima esperienza di regia sulla misura lunga. Di base, io sono una che cerca di fare le cose più diverse possibili: non credo di aver ancora una linea e non so se mai l’avrò, perché mi innamoro delle storie e su di esse cerco di accordare la mia regia. Mi innamorerò di una storia, un’altra volta, ancora più forte.