Arriva alla fase finale Baluma SingSong, il concorso musicale ideato dall’agenzia di comunicazione e società di produzione cinematografica Baluma Productions. Una giuria di esperti ha infatti selezionato i tre finalisti che si contenderanno il premio in palio, ovvero la realizzazione di un videoclip per il brano presentato.
In questi tempi di incertezza tornare ai ritmi produttivi di un anno fa è davvero un’impresa, soprattutto per gli artisti e i lavoratori dello spettacolo. Chi lavora nel mondo dello spettacolo ha però quasi il dovere morale di lanciare un segnale, di mostrare al mondo che la voglia di ricominciare non manca, anzi, scalpita. E fra quelli che si sono rimboccati le maniche c’è anche la Baluma Productions, produzione cinematografica fondata nel 2018 dal regista e scrittore Giovanni B. Algieri a Corigliano-Rossano (provincia di Cosenza) e attivo fra Roma e la Calabria.
Il contest Baluma SingSong ha raccolto ben 127 adesioni, molte provenienti anche da Regno Unito, Spagna, Portogallo e Germania. I brani sono stati ascoltati ed esaminati da una giuria composta da professionisti come Lorenzo Giovenga, regista di spot, corti e del film Daitona (2019), e Davide Manca, direttore della fotografia di numerosi film, serie e video musicali per artisti come Emma, Fedez, Salmo e tanti altri. E poi ancora: Martina Martorano, speaker radiofonica, autrice e presentatrice, e Valentina Signorelli, sceneggiatrice di film, docu-film e cortometraggi. Alla giuria è stato affidato il compito di selezionare il brano più “cinematografico” fra quelli proposti, ovvero quello più incline al racconto di una storia originale.
Che il videoclip sia un supporto fondamentale per un artista è oggi cosa ovvia. L’idea di promuovere un progetto musicale senza l’impiego dell’audiovisivo è una sfida anacronistica persa in partenza. Sin dalla sua comparsa era chiaro che il video musicale avrebbe irrimediabilmente rivoluzionato la musica. Ciò che invece si è potuto notare solo col tempo è come originalità e sperimentazione della videonarrazione non siano riuscite a mantenere il passo delle produzioni. Col tempo alla narrazione sono stati preferiti prodotti sempre più basilari: la storia, se c’è, non aggiunge alcunché al brano.
Ecco perché è importante un progetto più “cinematografico” come quello del Baluma SingSong. Sì, i videoclip possono ancora raccontare storie senza essere banali o stucchevoli. Si partirà dalla scrittura della sceneggiatura (in collaborazione con l’artista) e si terminerà al montaggio, attraversando le fasi consolidate di produzione audiovisiva al cospetto di tutte le figure professionali del caso. Inoltre, il progetto sarà realizzato all’interno della Regione Calabria, perché la Baluma Productions, che guarda al futuro ma non dimentica le proprie radici, continua nel suo obiettivo di riscoperta e valorizzazione della sua terra d’origine.
Ma torniamo al concorso. Al rush finale sono giunti Ylenia Lucisano, My Girl Is Retro e Scapigliati: abbiamo rivolto loro qualche domanda.
Ylenia Lucisano è una cantautrice che spazia fra pop e folk. Per lei hanno scritto penne prestigiose come Pacifico, Giuseppe Anastasi e Zibba. Ha preso parte al Concerto del Primo Maggio nel 2015 e 2019 ed ha aperto diversi concerti di De Gregori. Il suo brano si intitola A casa di nessuno.
Sei autrice dei testi delle tue canzoni. Credi che per le cantautrici sia più difficile essere credibile agli occhi della gente rispetto ai vostri colleghi?
Penso che la credibiltà di un’artista non derivi dal sesso ma dall’onesta con cui si fa musica. Il punto non è quanto quanto si è credibili ma quanto si è veri. Può succedere che nel corso degli anni un artista possa cambiare genere, stile, look (tutti i più grandi cantanti si sono trasformati nel corso della loro carriera) ma ciò che conta è che ogni cambiamento rispecchi la personalità interiore e non solo le mode del momento.
La voce narrante di A casa di nessuno si perde e poi si ritrova. Quanto è autobiografico questo brano?
È il brano pù autobiografico e complesso che abbia mai scritto. La mia vita è come uno strumento musicale: perdermi e ritrovarmi è un po’ come quando una chitarra va riaccordata su una nuova frequenza.
Scapigliati (all’anagrafe Tiziano Scapigliati) nasce a Roma nel 1993. Milita in alcuni gruppi della capitale per poi abbracciare la carriera di solista. Nell’attesa della pubblicazione del suo primo EP ha già all’attivo diversi singoli. Partecipa al concorso con il suo brano inedito intitolato Sabato se.
Quanto c’è di immediato nella scrittura delle tue canzoni? Di solito scrivi di getto o componi i tuoi brani lentamente?
Mi piace scrivere le mie canzoni di getto. Traggo ispirazione da esperienze vissute di persona che riaffiorano alla mente attraverso melodie, immagini e parole, in momenti random della giornata. È un processo inconscio e imprevedibile.
Ci racconti la genesi di Sabato se? È nato prima il testo o la musica?
Per finanziare la mia musica faccio il cuoco. Proprio a lavoro, durante la preparazione di un piatto, mi è suonato in testa il ritornello di Sabato se ricordandomi un flirt estivo. L’ho subito appuntato nelle note vocali del telefono. Da quell’incipit ho strutturato il testo, oscillando tra il vero e la fantasia di come avrei voluto che andasse.
My Girl Is Retro è il progetto musicale di Carlo Cianetti, giovane cantautore umbro classe 1999. Il suo primo EP Bordopiscina, autoprodotto, viene pubblicato nel 2018 e promosso con live in tutta Italia l’anno seguente. Apre i concerti di Carl Brave e Franco126 ed è anche ospite agli Spaghetti Unplugged. È in gara con Tango!, atto I.
Ti sei esibito spesso live, sia sui palchi all’aperto che nei locali. Quali delle due realtà preferisci?
Entrambe le realtà hanno il loro grande fascino, ma se proprio dovessi scegliere credo che andrei sui festival estivi, all’aperto. Sarà che li associo con l’estate, che per un ragazzo come me è ancora sinonimo di libertà, spensieratezza. Inoltre, suonare in un festival vuol dire far parte di una line-up di vari artisti, quindi è un ottimo modo per incontrare altre persone che fanno quello che fai tu e creare contatti, amicizie che possono farti davvero crescere. Comunque, molti dei miei ricordi più belli di tour li ho vissuti nei locali. La verità è che in un momento come questo, di forte difficoltà per l’industria musicale, l’importante è poter tornare a suonare e lavorare, dovunque sia.
Tango!, atto I è pieno di immagini forti. Cosa ti ha ispirato la scrittura di questo brano?
È la storia di un ragazzo che una mattina si alza e decide di fare una strage nella sua scuola. Parla di cosa può succedere quando ci si sente dimenticati, lasciati da parte da un mondo che non si comprende. Dietro c’è anche la disillusione del protagonista nei confronti di politica e cultura, per lui importantissimi, ma sviliti da chi lo circonda. Così lui reagisce nell’unico modo che conosce: con la violenza. E anche io ero in un periodo in cui ero deluso dalla politica, stanco di sentir parlare di temi triti e ritriti, e mai di cose che stessero a cuore a me e alla mia generazione. Un giorno qualcosa è scattato e lì ho scritto Tango! di getto, con anche un po’ di rabbia addosso. È venuto fuori un brano provocatorio, ma che vuole invitare ad una riflessione: dico sempre che questa canzone pone una domanda, non dà la risposta.