Andrea Di Lorenzo è un fotografo eclettico, passa con disinvoltura dalla fotografia di viaggio agli editoriali per le riviste di settore, dal ritratto allo still life, specializzandosi nel food, dove raggiunge la sua massima espressione artistica.
Nella nuova rubrica di Fabrique dedicata ai fotografi di scena, noi vogliamo però indagare il suo particolarissimo modo di scattare sui set cinematografici, dove il suo sguardo riesce a catturare immagini di particolare gusto grafico e dai toni saturi e pop.
Ricordi il tuo primo film?
Il primo lungometraggio è stato Et in terra pax di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, con Davide Manca alla fotografia di scena: un progetto che ancora porto nel cuore. Ma il vero incontro fortunato l’ho avuto sul set del corto Noir Designer di Roberto Palma, dove era protagonista un attore incredibile come Luca Di Giovanni, al quale scattai un posato che sarebbe stata la mia wild card per entrare nel mondo del cinema. Ho mostrato gli scatti a Philippe Antonello, che avevo conosciuto tramite un’intervista, conquistando la sua fiducia: sono diventato suo assistente e mi ha insegnato tutto quello che oggi so sulla fotografia di scena e il cinema.
La tua prima macchina fotografica?
La mia prima macchina in assoluto è stata una vecchia Nikon Nikkormat FTn a pellicola di mio padre, con un fantastico Nikkor 50mm F 1.4, con la quale ho iniziato a scoprire la fotografia (comunque da sempre presente in casa mia, entrambi i miei genitori erano fotografi amatoriali); poi sono passato al digitale, ma solo dopo alcuni anni. Infatti, le prime foto di scena erano tutte in pellicola.
Quale macchina usi ora? E perché è quella più adatta a te?
Ho acquistato una Canon EOS R e ne sono rimasto davvero soddisfattissimo: veloce, maneggevole, ottima qualità di file e mirrorless, quindi assolutamente silenziosa. Non ho mai usato blimp sui set (non riuscivo proprio a gestirli!) e spesso mi sono trovato in difficoltà a scattare con le vecchie 5D: oggi, con un otturatore elettrico, questo problema è sparito e il lavoro è sicuramente più fluido.
Obbiettivi? Quali lenti preferisci nel tuo lavoro sul set?
Al momento lavoro principalmente con tre lenti: un Canon EF 24-70mm f 2.8L, un Sigma Art 50mm f1.4. e il Canon EF 70-200mm f 2.8L USM.
Quando scatti sul set, in generale utilizzi priorità di otturatore, di diaframma oppure setti tutto in manuale?
Per quanto possibile sul set lavoro sempre in manuale. La scelta è dovuta intanto alla peculiarità dei set cinema, con una luce controllata che mi permette di lavorare modificando pochissimo i valori della macchina, e poi per seguire l’impostazione di luce del direttore della fotografia.
Fotografia naturalistica: preferisci ottenerla solo con luce naturale o con l’utilizzo di diverse luci artificiali?
Per la fotografia naturalistica e di paesaggio lavoro solo in luce naturale: cerco sempre di fare dei sopralluoghi almeno un giorno prima o studio le mappe su Google per capire quali orari siano i migliori per ritrarre quella scena. Imprescindibile negli ultimi anni è diventato Sunseeker, una app per iPhone che ti permette di visualizzare in realtà aumentata dove sarà il sole in qualsiasi ora del giorno o dell’anno, permettendoti di organizzare al meglio un’alba o un tramonto.
Quando scatti fuori dal set, in particolare per i “posati”, preferisci luce continua o flash?
Per i posati cerco sempre di unire le due cose: da un lato una luce morbida naturale che possa illuminare il modello in maniera piacevole e poi un colpo di flash, magari minimo, con un piccolo beauty dish, per enfatizzare il viso e rendere la foto più interessante.
Usi qualche filtro ottico? Oppure preferisci applicarlo di più in post-produzione? Curi tu la post-produzione delle tue foto?
Gli unici filtri ottici che utilizzo sono una serie di polarizzatori e filtri ND sfumati che mi servono per compensare il cielo quando fotografo paesaggi. All’inizio usavo molto di più la post per compensare questo problema, ma poi ho scoperto che con i filtri potevo ottenere un risultato più pulito e qualitativamente più alto. Al momento curo da solo quasi tutta la post, per avere un controllo totale delle immagini finali. Possono però esserci dei casi, molto specifici, in cui mi affido a ritoccatori o grafici che sono più bravi di me (come per un advertising, una locandina e via dicendo): per quel tipo di richieste preferisco affidarmi ai veri professionisti del ritocco (come i ragazzi di Big Jellyfish).
Il primo vero e importante rimprovero che hai ricevuto durante un lavoro ma che ti ha insegnato qualcosa di fondamentale sul tuo mestiere.
Ricordo un lavoro per un grosso cliente fatto con Philippe Antonello, eravamo in una base di elicotteristi a Bergamo, dovevamo scattare delle scene con un elicottero in volo (molto vicino a noi) e alcune persone in primo piano. Avevamo un flash Bowens come luce principale, su cui avevamo messo più pesi possibili per non farlo cadere. Mi sono allontanato per girare alcuni video di backstage e nel giro di un attimo, com’è ovvio, il flash è caduto. Philippe non mi ha mai rimproverato apertamente, perché non è il suo modo, ma mi ha fatto capire che ci sono delle priorità quando si lavora e vanno sempre valutate attentamente. Inutile dire che ancora lo tengo a memoria.
Chi come noi fa cinema, spesso non pensa ad altro e non ha il tempo di godersi altro. Ma dimmi tre cose che preferisci allo stare sul set.
Mi compri facile con una buona pizza o se proponi un viaggio enogastronomico (che poi è quello che spesso faccio per lavoro!). Sono poi un appassionato di binge watching su Netflix: sono sempre alla ricerca di serie assurde (possibilmente orientali) che mi facciano scoprire qualcosa di nuovo (ad esempio ora ho iniziato a vedere una serie sui Mumbai Indians, una squadra di cricket indiana). Una scoperta recente: da qualche anno a questa parte ho sviluppato un inaspettato pollice verde! Soprattutto per quanto riguarda le piante da interno, ma il mio prossimo passo sarà quello di ottimizzare il mio balcone per trasformarlo in una piccola serra e regalarmi verdure a km 0.
Il collega che “odi” di più perché è troppo bravo?
Odiare è un parolone… Ho una grande stima per professionisti come Angelo Turetta [doppietta, due su due per la nostra rubrica, ndr], un vero artista prestato al cinema, o Philippe Antonello (che già troppe volte ho citato in questa intervista), per me uno dei migliori fotografi di scena al mondo. Ma mi vengono in mente altri nomi come Stefano Montesi, Paolo Ciriello, Francesca Fago, Federico Vagliati, Loris Zambelli, Chico De Luigi… tutti ottimi fotografi di cui ho molta stima.