Slim Dogs è un gruppo di giovani professionisti nel campo degli audiovisivi. Personalità ed esperienze diverse si fondono per dare vita a progetti creativi e innovativi, fra i quali la recente collaborazione con i Fabrique du Cinéma Awards: la loro diretta Instagram dalla Sala Umberto con interviste ai vincitori è stata seguitissima, portando un traffico esagerato sui i loro e i nostri canali. Un’unione nata un po’ per caso, un po’ per incoscienza, ma che ha portato lontano i suoi protagonisti. E noi ci siamo fatti raccontare com’è nato tutto.
Da che tipo di formazione proviene un gruppo come il vostro?
Ognuno di noi ha provenienze diverse. Marco ha studiato economia e marketing, Adriano ingegneria gestionale, Matteo si è sempre occupato di videomaking e Giovanni ha studiato cinema e montaggio. Il gruppo di lavoro Slim Dogs nasce dalla necessità di fare ordine. Eravamo tutti freelance, ognuno con il suo percorso, ma abbiamo unito le forze e ci siamo detti: strutturiamoci! Il primo obiettivo è stato creare la realtà di produzione video e poi piano piano, nel tempo, ci siamo dati un’organizzazione più stabile, com’è fisiologico per qualsiasi società.
Come si sono incrociate le vostre strade?
Marco: Ci siamo conosciuti lavorando. Giovanni, Adriano e Matteo si sono incontrati grazie alla webserie Freaks!: Matteo era il direttore della fotografia, Adriano è stato fonico nella prima stagione e aiuto regia nella seconda e Giovanni era montatore del backstage nella prima e montatore della serie nella seconda. Io, invece, sono arrivato con il progetto Dylan Dog – Vittima degli eventi, l’ho finanziato come produttore e poi ho lavorato sul set. Ci siamo trovati bene e non ci siamo più lasciati: lì è nato tutto.
Giovanni: Io vivevo a Parigi e stavo portando avanti un progetto di interviste per conoscere meglio i vari canali Youtube. Un giorno, convinto che non mi avrebbe mai risposto, ho scritto a Matteo tramite i messaggi privati di Youtube, quando ancora esistevano, e lui sorprendentemente mi ha risposto. Ho iniziato a fare delle cose piccoline per Freaks! giusto per parlarne sul mio canale YouTube, e poi sono venuto un paio di giorni a Roma per conoscere Matteo e Claudio. Con il tempo abbiamo cominciato a lavorare insieme e alla fine sono tornato in Italia.
Matteo: Sembra di parlare di secoli fa. Oggi un ventenne che avvia un progetto sul web ha chiaro cosa sta facendo, dieci anni fa eravamo tutti un po’ “arrangiati”. Io trovo sui messaggi privati di YouTube un tizio che vive a Parigi e gli do un hard disk con tutto il girato della serie, senza sapere chi sia: una follia! Fossi un ventenne oggi, non lo farei mai. Il Matteo ventenne oggi sarebbe troppo “skillato” e preciso, non manderebbe mai un hard disk a uno sconosciuto, sarebbe già conscio delle possibili conseguenze. Oggi li vedo tutti più sul pezzo ‘sti pischelli, ne sanno molto di più e sono meno incoscienti. A volte, però, l’incoscienza ti apre delle porte. Quelle cose che a posteriori ti sembrano delle cavolate, degli errori pazzeschi, ti danno magari quel gancio in più per creare un gruppo.
Marco: Io li ho conosciuti attraverso internet, perché ho partecipato al crowdfunding che Claudio Di Biagio e Luca Vecchi avevano avviato per Dylan Dog – Vittima degli eventi. Adriano, invece, era il vicino dello zio di Matteo, ci siamo conosciuti grazie a una festa di Natale.
Matteo: Esatto. io sapevo che lui suonava la batteria quindi nella mia testa il passaggio è stato: batteria, musica, fonico.
Adriano: Mi ha detto vuoi venire a fare il fonico? E io ho risposto: «Ma sì, vabbè, vengo a fare il fonico».
Marco: In effetti possiamo dire che ci ha unito l’incoscienza!
Singolarmente ognuno di voi ha una sua forte identità, ma la cosa fantastica è che funzionate ancora meglio insieme. Come fate a incastrare questo puzzle?
È fondamentale la capacità di capire che gli altri possono aggiungere qualcosa a quello che stai facendo tu. Come gruppo ci scontriamo, ma sappiamo che ognuno ha le sue capacità e che lì dà il 100%. Siamo consapevoli che un prodotto passato attraverso tutti e quattro, e quindi dalle quattro fasi che rappresentiamo, è più figo rispetto a un prodotto gestito da una persona sola. Adriano è equilibrato e nella produzione è la persona giusta a cui affidarsi. Matteo è quello che ha la telecamera in mano da quando è nato e so che se scrivo un format posso affidarmi a lui per dargli forma, come so che posso contare su Giovanni per il montaggio. Da singolo riesci a fare esattamente quello che vuoi tu, quello che hai in testa. In gruppo, quello che all’inizio ti destabilizza è che cominciano ad arrivare altri pensieri, altre idee. Ma se accetti di farti contaminare il risultato è qualcosa che è comunque migliore. Il valore che possono aggiungere persone diverse è il motivo per cui ha senso lavorare in gruppo. Siamo quattro teste che pensano cose completamente diverse, ma che sono riuscite ad equilibrarsi per la buona riuscita di un progetto. Il cinema è l’arte della collaborazione, da solo non fai niente, inizi, capisci cosa ti piace fare ma poi il gruppo è essenziale. A livello lavorativo, inoltre, è più semplice presentarsi come gruppo, come società.
Voi avete sempre avuto un legame con il cinema: nei vostri video affrontate diverse discipline e interessi, ma con il cinema c’è una sorta di attrazione fatale.
In realtà l’obiettivo di Slim Dogs non è fare film per il cinema, ma prendere delle idee di qualsiasi tipo (spot, videoclip, documentari ecc.) e trasformarle in immagini, nel modo più efficace possibile, per colpire l’immaginazione del target di riferimento. Detto questo, ovviamente, il cinema ci piace. Ci piace vederlo ma soprattutto ci piace raccontarlo.
Parlateci del vostro ultimo progetto cinematografico, un corto “interattivo”.
Si tratta di un progetto legato a Twitch. Un’idea folle che nasce dalla volontà realizzare un cortometraggio mostrando agli utenti le diverse fasi che ne compongono la realizzazione: la creatività, la scrittura la pre-produzione, le riprese e il montaggio. In questo modo possono passare una giornata sul set con noi in streaming e viverne tutti i momenti. In una live, ad esempio, abbiamo raccontato tutto il processo che porta dal concept iniziale fino alla stesura della sceneggiatura. Gli utenti sono coinvolti nel processo attivamente: hanno scelto tre punti della sceneggiatura tramite i sondaggi, decidendo in che direzione sarebbe andata la storia del cortometraggio. In realtà, anche l’idea iniziale deriva dagli utenti. Tutto nasce da una nostra richiesta: «Ragazzi, vogliamo fare un corto, avete idee? Mandatecele!». Ne abbiamo ricevute 210 e ne abbiamo selezionate 20 che fossero produttivamente e creativamente realizzabili. Successivamente, abbiamo organizzato una diretta invitando gli utenti a presentare il loro pitch e ne abbiamo scelto uno. Il più complesso, forse, a dire il vero: post-apocalittico. Ciò ha dato vita a Nostos, un cortometraggio ambientato nel 2059, in un mondo al collasso in cui il Silicio è diventato una risorsa preziosissima. È diretto da Mauro Zingarelli e adesso affronterà il percorso dei festival nazionali ed internazionali. Siamo contenti di poter sfruttare piattaforme come Twitch e YouTube per realizzare questo tipo di progetti e per raccontare tutte le maestranze che ci sono dietro il cinema. È stato bellissimo, ad esempio, mostrare che il mestiere dello sceneggiatore non è soltanto saper scrivere. Esiste una geometria della sceneggiatura, non ci si può improvvisare, bisogna aver studiato per farlo. Abbiamo anche fatto vedere il lavoro enorme che si fa in pre-produzione, fase che molti ignorano. Questo ci dà la possibilità di far vedere a 360 gradi cosa significa realizzare un prodotto audiovisivo e, al tempo stesso, permette a chi ci segue di finanziare il progetto con il crowdfunding. È un processo di co-creazione, tutto è condiviso con gli utenti.