In mezzo al mondo dello spettacolo Nicola Abbatangelo un po’ ci è nato, e la regia sembra unire tutte le sue passioni: la musica, la fotografia e il raccontare storie. Fonda nel 2015 una casa di produzione e le dà come nome una parola inventata, Moolmore Films, sperando che un giorno possa avere un’identità riconoscibile, grazie al lavoro di professionisti come l’imprenditore Marco Di Antonio e il montatore e produttore Luigi Mearelli. Beauty è stato selezionato dalla Festa del Cinema di Roma per la sezione Alice nella Città. Un piccolo live musical, una favola dickensiana caratterizzata non dal bianco e nero, ma dalla mancanza di colore. Un vero e proprio work of art, come quelle sfere di vetro che, in una Londra più grigia che mai, intrappolano i colori e i ricordi.
Hai girato Beauty a Roma in un teatro di posa con un cast internazionale. Come hai messo insieme il cast e, soprattutto, come sei entrato in contatto con Sylvester McCoy (Lo Hobbit)?
È stato più semplice di quello che si possa pensare, la cosa che mi è sempre piaciuta degli attori che ho incontrato in Inghilterra è la loro capacità di entusiasmarsi per una storia. Abbiamo iniziato attraverso canali standard, contattando le casting director del posto. Dopo di che, abbiamo fatto i primi casting e Sylvester McCoy è entrato nella sala: sono saltato dalla sedia, è molto bello che un attore come lui si sia appassionato alla storia di un giovane ai primissimi lavori.
Hai dichiarato di aver scelto il genere musical perché il canto riesce a esprimere meglio di qualsiasi altra forma d’arte le emozioni, per questo la scelta del live?
Esatto, l’auspicio è che il canto possa preservare con la presa diretta la sua spontaneità e che emozioni, poiché ha dentro di sé sia la parola che la musica. Allora ho pensato che cantare in playback fosse il contrario di questo e oggi, che la tecnologia lo permette, abbiamo deciso di rischiare. Gli attori sul set cantavano live e poi, dopo il montaggio, abbiamo registrato la musica con un’orchestra di quaranta elementi. Questo ha reso tutto molto più naturale, così non è risultato un videoclip in mezzo a un film.
Beauty è il primo film italiano mixato con la tecnica innovativa Dolby Atmos, usata per la prima volta nel film The Brave della Pixar. Rende il suono davvero tridimensionale e realistico!
Sì, è un giocattolo bellissimo. Fa parte di tutte quelle cose di cui, paradossalmente, il pubblico non si accorge. Rende tutto più credibile all’ascolto: se sta piovendo, il suono arriva dall’alto proprio come siamo abituati a sentire la pioggia nella realtà. Tutto questo è stato possibile grazie alla SDI Media, una grande azienda di post-produzione. Anche se stiamo aspettando che in Italia aumentino il numero di sale attrezzate.
Ho visto il backstage, c’era un bel clima sul set, ha fatto la differenza?
Sì, la cosa che ho amato di più è stata l’atmosfera di assoluta familiarità: un attore è venuto al mio matrimonio, la sera stavamo insieme o ci vedevamo la mattina prima di girare. Io non credo che a fare il film sia solo il regista, adoro circondarmi di gente molto brava (anche più di me), dal set esco arricchito ed è il motivo per cui faccio questo lavoro.
Film nel cassetto?
Diciamo che quando riuscirò a fare un film muto ma moderno sarò contentissimo. Sono prontissimo per girare un lungometraggio, Beauty è nato proprio per questo. Attualmente sto preparando il mio primo film con Marco Belardi, quindi con Lotus Production e Leone Film Group. Sarà sempre un musical, non posso dire di più ma sarà un Grande Musical!