Qual è la formula giusta per un cortometraggio vincente?
È la domanda che assilla Vincenzo (Giuseppe Ragone) e Giulio (Niccolò Senni), due sceneggiatori trentenni. Di fronte all’ennesimo rifiuto di un finanziamento del Ministero, per produrre il loro corto decidono di giocare il tutto per tutto: affidare la parte del protagonista a Corradino (Matteo Nicoletta), disabile in sedie a rotelle affetto da paresi celebrale infantile.
Una soluzione che sembra essere la carta vincente, capace di impietosire il pubblico e ottenere il lascia passare della critica per far man bassa di premi, persino il trofeo più ambito: il Nastro d’Oro. Corradino accetta la parte, ma a una condizione: deve essere lui il regista del corto, e inoltre nel cast occorre inserire un attore conosciuto dal grande pubblico, Giorgio Colangeli (a cui, occorre dire, non manca l’autoironia). Vincenzo e Giulio cedono a questi compromessi, ma saranno vittime dell’arroganza, del dispotismo di Corradino e delle trappole del mercato cinematografico.
Questa è la trama di Cani di razza, il corto diretto da Riccardo Antonaroli e Matteo Nicoletta prodotto da Kahuna Film. Una commedia che racconta senza sconti il dietro le quinte, non sempre roseo, del mondo del cinema, smascherando le ipocrisie del politically correct.
Secondo i due autori, che incontriamo negli uffici della produzione, il cinismo è l’ingrediente fondamentale della commedia: permette a chi scrive un soggetto di superare la retorica e il perbenismo che spesso caratterizzano le storie con protagonisti disabili. «L’idea dalla quale siamo partiti è stata quella di concentrarci sulla persona» spiega Matteo, che oltre a essere co-regista interpreta Corradino, «raccontare la disabilità in maniera onesta, senza falsi pietismi è un gesto di lealtà soprattutto nei confronti delle persone disabili».
Una scelta impegnativa dal punto di vista attoriale, infatti prima di interpretare Corradino, Matteo ha studiato le reference reali delle persone affette da paresi celebrale infantile: «Lo studio è necessario perché altrimenti corri il rischio di scimmiottare o di prendere in giro e non era questo il nostro intento. L’idea dalla quale siamo partiti è quella di non guardare la disabilità, ma il personaggio, i suoi desideri, e perché no, le sue meschinità».
Una strada piena di rischi, in una società come la nostra dove parlare in maniera schietta della disabilità è ancora un tabù. Un rischio che i produttori, Francesco Bruschettini e Francesco Cimpanelli hanno deciso di affrontare, nella consapevolezza appunto che al centro della storia non è la disabilità, piuttosto lo sono i meccanismi sbagliati e corrotti del mondo dell’industria cinematografica svelati proprio attraverso la condizione svantaggiata di Corradino. «Per noi i ragazzi della Kahuna sono stati una manna dal cielo», aggiunge Matteo, spiegando come la collaborazione con la produzione sia stata fondamentale per la realizzazione del corto, sia dal punto di vista della scrittura sia per quanto riguarda il cast, grazie all’inserimento di una guest star, Nanni Buscemi, che con il suo talento e la sua professionalità ha arricchito il lavoro.
La regia di Cani di razza è una regia doppia, un lavoro di coppia che Riccardo e Matteo hanno realizzato basandosi sulla collaborazione e su un’amicizia nata durante un laboratorio teatrale. Da questo incontro nasce nel 2015 il corto Tinder Sorpresa, seguito da una webserie, I guastafeste e infine l’ultimo, appunto Cani di razza. Lo stile dei due filmmaker è particolarmente attento alla caratterizzazione dei personaggi, alla descrizione delle varie situazioni tenendo ben presente il ritmo comico, giocato in maniera efficace dai tre attori. «Bisogna sempre volere bene alla storia» sottolinea Matteo, «e bisogna avere il coraggio di cambiare idea se serve. Devi avere l’intelligenza di cambiare strada se ti rendi conto che qualcosa non funziona».
Prima di iniziare le riprese, Matteo e Riccardo hanno messo a punto un piano inquadrature dettagliato, per arrivare preparati sul set, immaginando le varie scene e i mezzi tecnici necessari per la realizzazione di un progetto che ha richiesto uno sforzo produttivo notevole, con molte location e un considerevole numero di comparse. «Siamo riusciti a dar vita a un piccolo film con mezzi non da film e di questo siamo molto fieri» sottolinea Francesco Ciampanelli, spiegando che il corto è al centro di un’operazione produttiva sperimentale, in grado di dargli un futuro strutturato. Grazie infatti alla collaborazione con Première Film, Cani di razza avrà una vita festivaliera, dopo sarà disponibile su MyMovies e in seguito verrà trasmesso sul sito di RAI Cinema Channel. «In questa maniera è stato tracciato un percorso vincente di sfruttamento di un lavoro indipendente che altrimenti avrebbe avuto una vita breve», concludono i produttori.