Sono passati vent’anni dall’uscita del capolavoro di Roberto Benigni La vita è bella e Fabrique lo omaggia con una recensione di ChickenBroccoli* feat. The Pine and the Apple.
Mel Brooks, ebreo, a chi lo accusava di aver fatto ironia su un argomento IMPOSSIBILE da ridicolizzare come l’Olocausto (cercate su YouTube Springtime for Hitler), rispose: «Si può e si deve ridere di tutto, anche della più grande tragedia della Storia. Ma a una sola condizione: che la battuta sia veramente, ma veramente buona».
Era il 1997 e Roberto Benigni, dopo cinque film milionari, realizzava il suo capolavoro, e a ben vedere uno di quelli dell’Italia tutta intera, visto il successo internazionale suggellato alla Notte degli Oscar, quella dei piedi in testa a Steven Spielberg e del «Robbertoo!» urlato con puteolana felicità da Sophiona Loren.
La vita è bella è un film perfetto perché perfetta è la sua semplicità. E se è vero che la semplicità è l’unica risposta possibile all’incomprensibilità manifesta del Male, scrivere una storia semplice, paradossalmente, è la cosa più difficile del mondo. La semplicità è lo scrigno dell’innocenza, quella che perdiamo un po’ alla volta, a ogni tramonto.
Benigni, e con lui Vincenzo Cerami, co-autore della sceneggiatura, hanno il merito di non aver scherzato dell’Olocausto, piuttosto hanno saputo cogliere quella vena grottesca che l’Odio si porta dietro, sempre. Ogni tiranno è una maschera comica (ma come si permette Hitler di rubare a Charlot i baffetti buffetti! Logico che Chaplin gli renda pan per focaccia ne Il grande dittatore! Lo dice Bazin, mica io) e La vita è bella, anche senza ricorrere a dittatori mascelloni da ridicolizzare, riesce a farsi beffe del Male assoluto, quello che si cela anche dentro chi non te l’aspetti.
Il film è diviso in un primo e un secondo tempo distinti, che si spartiscono colori, toni tragicomici e colonna sonora (Oscar a Nicola Piovani, strameritato pure quello). Il primo tempo è una “semplice” storia d’amore, tra Commedia dell’Arte e romanzetto d’appendice, con piccoli e grandi ingranaggi oliati alla perfezione, il secondo tempo è una discesa nella tragedia della deportazione, dei lavori forzati, dello sterminio di massa. E se nel primo il cuore si gonfia di romanticismo nel rito del corteggiamento rocambolesco, nel secondo tempo è la coraggiosa malinconia di un uomo che vuole preservare l’innocenza negli occhi del figlio, almeno fino a che il sole non tramonti, a dilaniarcelo, il cuore.
Benigni ha rischiato tantissimo (e infatti La vita è bella è anche un film fortemente criticato, quel cinico brontolone di Monicelli lo odiava), ma, riprendendo le parole di Brooks, è riuscito a fare un film veramente, ma veramente buono, è riuscito in quell’impresa delicatissima di farci ridere e di farci male mentre ridiamo.
CHICKEN
- Il guitto Benigni riesce a far sembrare le corde mono-tòne della Braschi quasi musicali.
- Vogliamo vivere!, Train De Vie, The Last Laugh, Per favore, non toccate le vecchiette (ma i titolisti italiani sì), Mein Führer. Anche al cinema si può e si deve ironizzare su tutto. Basta farlo bene.
BROCCOLI
- Sono passati vent’anni e noi siamo ancora qui a chiederci cosa diamine è «grasso, grasso / brutto, brutto / tutto giallo in verità / se mi chiedi dove sono / ti rispondo qua qua qua»… Non è l’anatroccolo! Non è l’ornitorinca! Ma che è?!
THE PINE & THE APPLE
The Pine è Gianmarco Principi, the Apple è Jess Ranieri… o il contrario? Sono una coppia (di nome e di fatto) di illustratori romani “in fississima” per film e serie TV. Lui è del 1994, lei del 1991: certi talenti vanno presi da giovani e indirizzati verso la strada della perdizione cinematografica da subito! http://www.facebook.com/thepineandtheapple/ • Instagram: @thepineandtheapple
* ChickenBroccoli è un sito per chi “ama odiare il cinema”. Dal 2009 recensisce film senza piume sulla lingua. Il Chicken è il film bello, il Broccolo è il film orripilante. ChickenBroccoli concilia il cinema con l’illustrazione realizzando poster, magazine e mostre itineranti.