E quando il concorso sembrava esaurito, sorpresa: doveva ancora cominciare.
È il programma, e finalmente nella sua interezza – Venezia 74, Cinema nel Giardino, Orizzonti, Venice Virtual Reality – il primo effetto speciale della 74a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. È un’impressione, ma al giro di boa della prima metà della conferenza stampa il pensiero comune è che con il solo cartellone di Orizzonti, 19 proiezioni precedute da piccole cine-pillole sull’Istituto Luce, si sarebbe potuto allestire un dignitosissimo festival. Apertura con Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, tre film iraniani, un’opera prima italiana di genere (Brutti e cattivi di Cosimo Gomez), un film d’animazione (il napoletano La Gatta Cenerentola di Alessandro Rak), il gioiellino poetico franco-giapponese La nuit où j’ai nagé, un paio di film shock tratti dalla cronaca nera (l’americano The Rape of Recy Taylor di Nancy Buirski e Caniba di Lucien Castaing-Taylor), un film che analizza il fallimento delle primavere arabe. E ancora, tra i cortometraggi, i tre italiani L’ombra della sposa di Alessandra Pescetta, Mon Amour, Mon Ami di Adriano Valerio e Futuro Prossimo di Salvatore Mereu.
Un cartellone di respiro internazionale quello di Orizzonti, attento alle opere prime e all’equilibrio (ideale: certamente non ancora raggiunto) di genere, che non teme il confronto con il concorso, tra i più riusciti – almeno su carta – degli ultimi anni. Venezia 74 si aprirà dunque con l’annunciato fanta-ecologico Downsizing di Alexander Payne e si chiuderà con Lutrage Coda di Takeshi Kitano; tra i 21 titoli ben quattro sono italiani, Paolo Virzì con Ella & John-The Leisure seeker ispirato al romanzo di Michael Zadoorian, il musical Ammore e malavita dei Manetti Bros (“Il nostro azzardo, una scommessa”, ha detto il direttore Alberto Barbera), Una famiglia di Sebastiano Riso e Hannah di Andrea Pallaoro. In concorso anche Suburbicon, sesta regia di George Clooney che reinterpreta in chiave politica uno script inedito dei fratelli Coen, Abellatif Kechiche con il primo atto di una (possibile) trilogia Mektour, My Love, canto uno, il messicano Guillermo del Toro con il fanta-romantico The shape of water (La forma dell’acqua), il libanese Ziad Doueiri con L’insulte, La villa di Robert Guediguan, Lean on pete dell’inglese Andrew Haigh e ancora il thriller Mother di Darren Aronofsky con Jennifer Lawrence. Completano il cartellone di Venezia 74 Three billboards outside Ebbing, Missouri (Tre manifesti a Ebbing) di Martin McDonagh con Frances McDormand, l’australiano Sweet country del regista aborigeno Warwick Thornton, il maestro Frederick Wiseman con Ex libris-The New York Public library e il 71enne Paul Schrader con First reformed con Ethan Hawke e Amanda Seyfried. Unica donna in concorso la cinese Vivian Qu, con Jia Nian hua (Gli angeli vestono in bianco) sulla violenza di genere.
E intorno ai due concorsi ancora molte altre cose, prima fra tutte la realtà virtuale su cui Venezia scommette arditamente e con decisione, rianimando per l’occasione una location speciale, l’isola del Lazzaretto Vecchio. Ventidue i film VR in concorso, fruibili nella sala “tradizionale” con sedie girevoli, in 5 postazioni standup live, e ancora attraverso sei installazioni interattive. Presenti, e questa è la novità, anche alcuni titoli italiani in VR: Gomorra Vr – We Own The Streets di Enrico Rosati, Chromatica di Flavio Costa e Denoise (Beautiful Things) di Giorgio Ferrero. Fuori concorso, e per il Cinema nel Giardino, ancora tanta Italia: Controfigura di Ra Di Martino, Manuel di Dario Albertini, Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero e la serie Suburra firmata per Netflix da Michele Placido.