Tutto Digitale ha compiuto da poco vent’anni. La pubblicazione italiana di riferimento per il mondo digitale (foto, video, cinema, “tutto digitale”) prosegue il suo impegno non solo nell’analisi delle strumentazioni più all’avanguardia, per gli addetti ai lavori o i semplici appassionati di fotografia e di ripresa, ma nel sostegno ai giovani filmmaker indipendenti anche attraverso la partecipazione a convegni, campus e workshop e collaborazioni con le realtà del settore come quella da poco inaugurata con Fabrique du Cinéma con quale la rivista sta progettando una tavola rotonda per i prossimi Fabrique Awards che si svolgeranno a Roma il 15 dicembre.
Stefano Belli è l’editore e il direttore della rivista, diffusa nelle edicole e per abbonamento anche elettronico in oltre 40 mila copie, affiancata da un sito online e da una collana di libri realizzati dagli esperti dello staff: conoscitore come pochi altri di processi e prodotti high tech, è la persona giusta per parlare del digitale oggi e delle sue ricadute sui giovani professionisti del cinema.
[questionIcon] Stefano, com’è cambiato Tutto Digitale dagli inizi a oggi?
[answerIcon] La pubblicazione è nata come un supporto approfondito per tutto quello che riguardava le tecnologie audiovisive, macchine fotografiche, videocamere e così via. Agli albori del digitale si sentiva l’esigenza di un punto di riferimento qualificato che potesse aiutare gli appassionati e i professionisti nello scegliere le strumentazioni più adeguate, anche perché Internet era ancora agli inizi e quindi non costituiva una risorsa per tutti. Col tempo la rivista è cresciuta, trasformandosi da una guida specializzata agli acquisti – visto che ormai in rete questo tipo di informazioni basiche si trova senza problemi – in una pubblicazione che analizza a fondo specifici temi e tecnologie. Oggi i lettori trovano nelle nostre pagine le novità più importanti, diciamo i must, corredate come sempre dai test che eseguiamo con scrupolosa cura e professionalità. Oltre a notizie aggiornate sul mondo del digitale tout court, della telefonia mobile, dei games e altro ancora, anche se il nostro accento resta sull’immagine da creare, fissa e/o in movimento (foto/videotv/cinema).
[questionIcon] Colgo al volo il tuo riferimento al mondo dei filmmaker indipendenti perché è sicuramente uno degli elementi, se non il più importante, che accomuna Fabrique e Tutto Digitale. Entrambi selezioniamo e premiamo le opere più innovative e sperimentali, con un’attenzione particolare per le scoperte tecniche e la loro messa in campo.
[answerIcon] È così. Non sono pochi i giovani autori che ci hanno seguito negli anni e sono poi diventati registi di primissimo piano: penso a Luca Miniero e Paolo Genovese, ai quali conferimmo un premio (diventato evidentemente di buon auspicio) agli esordi della carriera, quando lavoravano in coppia, o a Daniele Ciprì, i Manetti Bros. ed altri con i quali siamo in costante contatto, e l’elenco può estendersi a registi, direttori della fotografie e via discorrendo che hanno già assaporato il successo o sembrano in procinto di farlo… Non sempre siamo stati così fortunati, certo, però siamo in qualche modo un “incubatore” di giovani talenti: cerchiamo conoscerli in occasione di eventi o altre occasioni di incontro, di dar loro consigli, magari mettendoli in collegamento con la rete di contatti che abbiamo costruito negli anni per aiutarli, nei casi in cui si mostrano molto bravi e affidabili, a realizzare il loro primo film. Ecco, possiamo dire che Fabrique e Tutto Digitale fanno la stessa cosa, noi forse da un punto di vista più tecnico, voi creativo.
[questionIcon] Parliamo di un argomento “caldo” sia fra i professionisti (direttori della fotografia, registi, colorists) e i semplici utenti, l’8K. A che punto siamo con la sua diffusione, e come questa impatta sulla filiera creativa e produttiva dal tuo punto di vista?
[answerIcon] Macchine da presa 8K con prestazioni elevatissime sono già sul mercato da tempo, per produzioni allo stato dell’arte o anche per essere impiegate su prodotti finiti in 4K (oggi il nuovo standard di visione in casa e al cinema); i primi televisori 8K vengono introdotti nei negozi in questi giorni, in anticipo sulle trasmissioni televisive (molte delle quali ancora nemmeno in HD, mentre altre sono in 4K). Essendo personalmente (e non potrebbe essere altrimenti) un fautore del progresso tecnologico, credo che sia importante attrezzarsi per il nuovo, sia che si parli di utenti home video che di film maker. Con un paio di importanti avvertenze, però. A mio modo di vedere bisogna sempre considerare l’uso che ciascuno di noi fa della tecnologia e le necessità che ha a riguardo: quindi per un appassionato di immagine e visione l’8K senz’altro sì e subito, così come per chi vuole dar vita a un prodotto di qualità tecnica trascendentale; chi invece ha standard meno alti, magari per limiti di budget, deve valutare attentamente, anche perché, e qui vengo alla seconda avvertenza, occorre che la novità tecnologica sia supportata da tutta la catena: non basta un televisore, ma occorre anche che un film sia girato in 8K, e così via. Inoltre, non bisogna dimenticare che la qualità complessiva di un’immagine non è frutto solo della risoluzione, ma anche di molto altro (HDR, per dirne una, the next big thing), e che la qualità complessiva totale tiene conto dell’occhio ma anche dell’orecchio, del suono…
[questionIcon] E a chi nutre dei dubbi sull’effettiva necessità di una definizione oltre l’Ultra HD – ce ne sono anche fra i professionisti – cosa risponderesti?
[answerIcon] Quello che ti ho detto prima. Considera che io non ho uno smartphone, ho un cellulare basico che mi serve per telefonare quando necessario, capisco quelli che preferiscono gli impianti per il vinile che permettono di appoggiare con calma la puntina sul solco, come si faceva un tempo, invece che farlo fare all’apparato in tre asettici secondi, per dire. Cioè non sono un maniaco della tecnologia sempre e a ogni costo. Tuttavia, le innovazioni più significative – e l’alta risoluzione con la suo attuale stato dell’arte, l’8K lo è indubbiamente, ma sempre in un’ottica per la quale bisogna tenere conto anche degli altri fattori che determinano la qualità – vanno capite e accolte. L’8K permette immagini di strabiliante realismo e quindi, ad esempio, film assolutamente spettacolari: se mi dà fastidio vedere l’imperfezione della pelle dell’attore, la ruga, e così via posso sempre diminuirla, è una scelta estetica e/o produttiva possibile. Ma non potrò mai avere ‘più’ definizione se non ho la tecnologia che me lo consente.