Donne sull’orlo di una crisi di nervi, o in pena d’amore, madri e figlie, e ancora giovani in carriera, squattrinate o bad girl: le quote rosa nel cinema non mancano.
Non c’è bisogno della festa della donna per ricordarci della nostra indiscussa supremazia, ma vogliamo approfittare di questa giornata per parlare di quei film che delle donne non hanno fatto solo le protagoniste, ma anche le voci privilegiate di cambiamenti che hanno segnato il tempo. Ricca è infatti, l’antologia cinematografica delle lotte tutte al femminile per il riconoscimento di diritti fondamentali: dalla parità salariale al voto e all’aborto. Il cinema si è nutrito di questi racconti e ha saputo confezionare storie diverse, dai toni a volte leggeri più spesso drammatici, unite da un unico leitmotiv: il desiderio di essere riconosciute.
Corrava l’anno 1979 e il regista Martin Ritt raccontava le difficili condizioni della classe operaia in Alabama. Il film era Norma Rae e Sally Field la protagonista, in un’interpretazione magistrale che l’ha vista trionfare agli Academy e a Cannes. Norma, giovane donna dal carattere indipendente, fa nascere il barlume di una coscienza di classe tra i suoi colleghi operai, pagando terribili conseguenze. Un buon esempio di cinema politico che non tralascia la dimensione umana e morale dei personaggi.
Sei anni dopo nel 1985, Il colore viola di Steven Spielberg portava sul grande schermo il bestseller premio Pulitzer di Alice Walker. L’America degli anni ’20, ancora schiavista e razzista, è raccontata attraverso gli occhi di una donna afroamericana di nome Celia (Whoopi Goldberg). Celia è vittima di brutali sopraffazioni fin dall’adolescenza, e riesce a emanciparsi solo dopo un lungo percorso sono nell’età adulta. Ne Il colore viola la narrazione si sviluppa tramite un gioco dialettico di speranza e realtà, fatti e aspettative, che coinvolge lo spettatore in un crescendo emotivo.
E come dimenticare l’interpretazione di Julia Roberts in Erin Brockovich, per la regia di Steven Soderbergh. La Roberts, lontana dallo stereotipo della commedia sentimentale, interpreta un personaggio forte e coraggioso, ma al contempo consapevole delle sue fragilità. La vera Erin intraprese una battaglia ambientalista contro la Pacific Gas & Electricity, colpevole di inquinare le acque di Hinkley con una quantità di cromo esavalente, provocando un incremento di tumori tra gli abitanti. La morale a stelle e strisce è la cifra del film, che comunque riesce a unire spettacolo a uno stile autoriale. Un’interessante opera di denuncia sociale che è valsa l’Oscar all’attrice americana.
Non solo drama ma anche declinazioni decisamente più ironiche sul tema. È il caso della commedia We Want Sex del 2010 diretta da Nigel Cole. 1968, 187 operaie della Ford paralizzano gli stabilimenti di Dagenham, a est di Londra, per il raggiungimento della parità salariale con i loro colleghi uomini. La presa di coscienza collettiva sessantottina è stata ampiamente raccontata dal cinema, ma Cole ne fa un ritratto corale e umoristico in perfetto stile british.
Sulla scia dell’umorismo ma dalle sfumature più amare, è doveroso annoverare The Help del 2011 di Tate Taylor: storia di battaglie afroamericane negli anni ’60 declinata al femminile. Una ragazza che sogna di diventare scrittrice decide di intervistare le domestiche nere di facoltose famiglie del Mississipi; raccontandosi, queste donne ritrovano una nuova consapevolezza di sé e dei propri diritti. The Help, tratto dall’omonimo romanzo semi-biografico di Kathryn Stockett, vanta un cast femminile di eccezione, Emma Stone, Viola Davis, Octavia Spencer, Bryce Dallas Howard e Jessica Chastain. Assolutamente imperdibile per le femministe più convinte.
In concorso all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, Freeheld: amore, giustizia e uguaglianza di Peter Sollet, racconta la storia vera di una coppia lesbica (interpretata da Julianne Moore ed Ellen Page) del New Jersey che, affrontato il dolore della malattia, si batte per avere gli stessi diritti di una coppia etero. Basato sull’omonimo cortometraggio documentario di Cynthia Wade vincitore dell’Oscar nel 2008, Freeheld colpisce per tempismo ed attualità. Oltre oceano, infatti, è uscito in concomitanza con la decisione della Corte Suprema USA che ha reso di fatto legale in tutto il paese il matrimonio gay e in Italia ha anticipato il dibattito sulle unioni civili. Dunque, un film da molti definito necessario, per la sua forte carica politica ed etica, decisamente meno per quella artistica.
Film d’apertura del Torino Film Festival 2015, Suffragette di Sara Gavron è nelle sale italiane dal 3 marzo. Il cinema civile di Suffragette racconta la parabola progressista del famoso movimento inglese degli anni ’20 per garantire il diritto di voto alle donne. Il film si basa su eventi e persone reali: c’è la storica campagna di disobbedienza in supporto al voto femminile, e c’è una serie di personaggi che hanno giocato un ruolo fondamentale in quegli anni, tra cui la leader delle suffragette Emmeline Pankhurst ed Emily Davison, che morì nel tentativo di sostenere la sua causa. Il film di Gavron ci porta dentro quei momenti nevralgici che avrebbero cambiato per sempre il corso della storia, con uno stile hollywoodiano a tratti prevedibile ma che sul finale assume le forme del thriller.