I fotografi di scena, ladri di immagini

fotografo di scena, immagine di Francesca Fago

Un satellite che orbita nel circo immenso del cinema, che osserva dal suo angolo solitario quell’instancabile affaccendarsi di persone in movimento e ne restituisce un’immagine indelebile. Così Francesca Fago ci descrive il fotografo di scena, una figura chiamata a muoversi in punta di piedi nel caleidoscopico universo del set cinematografico.

Un ruolo nato per promuovere i film attraverso la produzione e la diffusione delle foto di lavorazione destinate alle attività di stampa, dai manifesti ai reportage commissionati dai magazine, a cui si aggiunge il repertorio fotografico delle scene relative a tutte le inquadrature nella maniera più fedele possibile all’originale, mantenendo gli stessi parametri focali.

Ma ogni scatto racconta anche lo stile, la personale visione delle cose che i fotografi di scena ci offrono, muovendosi silenziosi e facendosi invisibili soprattutto nei momenti di maggiore tensione e drammaticità che si generano sul set.

E tutto ciò che accade nel backstage? Sono ancora i fotografi di scena a raccontarcelo, attraverso immagini catturate dal mondo che sta dietro la macchina da presa, e che resterebbe altrimenti segreto e inaccessibile al pubblico. E poi, non ultimo per importanza, c’è l’aspetto romantico del ricordo. Perché tutti vogliono una foto: gli artisti, la troupe, il regista, gli spettatori!

FRANCESCA FAGO

fotografo di scena, immagine di Francesca FagoIl cinema era nel mio destino fin dall’infanzia, perché provengo da una famiglia che lavorava in questo settore, e fa parte da sempre della mia educazione. All’università ho scelto di studiare antropologia per seguire l’interesse che ho sempre nutrito nei confronti dell’uomo, ma percepivo come un limite l’assenza di un aspetto pratico che completasse la mia ricerca. Quasi come in un film, un viaggio in India con macchina fotografica alla mano, mi ha indicato la strada: al ritorno mi sono iscritta allo IED a cui sono seguiti due Master, uno in Fotogiornalismo presso l’Agenzia Contrasto di Milano e uno in Street Photography presso il London College of Communication a Londra.

La prima opportunità nel mondo del cinema è arrivata con il film Caravaggio, in cui ho avuto la fortuna di lavorare accanto al grande maestro Vittorio Storaro. Il lavoro del fotografo di scena è cambiato molto nel passaggio dalla pellicola al digitale, ma restano i due aspetti che più lo caratterizzano: chi svolge questo mestiere deve essere insieme onnipresente e invisibile, “rubare” le stesse immagini catturate dalla macchina da presa utili per le attività di stampa e cogliere i momenti del backstage per testimoniare il doppio mondo del cinema, tutto questo sentendosi ripetere continuamente “spòstati”!

L’aspetto che amo maggiormente di questo mestiere è la follia che unisce il lavoro di tante persone, che collaborano con grande fatica per creare qualcosa di immateriale come un film, e poter testimoniare con le immagini l’importanza di ogni singola persona per il risultato finale.

EMANUELA SCARPA

fotografi di scena, immagine di Emanuela Scarpa

Sono sempre stata ossessionata dalla fotografia, studiavo da autodidatta l’importanza della luce anche attraverso più scatti di uno stesso soggetto in diverse ore del giorno. Sono approdata a questo mestiere quasi per caso: dopo un corso di reportage e tecniche di stampa, ho scoperto l’Associazione Fotografi di Scena (oggi ahimè non più esistente) tramite il laboratorio dove sviluppavo le pellicole. Così ho avuto la fortuna di poter accedere ai set come tirocinante. Ho capito presto che in questo mestiere è fondamentale la conquista dello spazio: il fotografo di scena opera come un osservatore isolato che agisce in apparente libertà ma che deve muoversi in silenzio come un felino e trovarsi pronto a catturare il momento giusto, quasi già ad attenderlo in anticipo.

Il nostro ruolo è quello di un piccolo reporter: io, ad esempio, leggo sempre la sceneggiatura per avere un’idea delle immagini che cerco di creare prima nella mia testa. Il set per me è come una grande giostra in cui poter scegliere di raccontare mille storie con altrettante sfumature. L’intento è sintetizzare, attraverso le immagini, l’equilibrio perfetto dell’“ecosistema cinema”, un mondo in bilico tra magia e follia. Le parole più belle rivolte al nostro mestiere le ha dette un regista importante una volta alla premiazione del CliCiak di Cesena (Festival Nazionale Fotografi di Scena), affermando che lui spesso osserva come si muove e da dove inquadra una scena il fotografo per poterne talvolta prendere suggerimento. Questa per noi è la più grande conquista: la fiducia verso una visione comune.

LORIS ZAMBELLI

fotografi di scena, immagine di Loris Zambelli

Sono arrivato a questo mestiere attraverso una serie di coincidenze, quasi per caso. Partito dal centro di formazione professionale in fotografia Riccardo Bauer, sono approdato in un’agenzia fotografica che lavorava con il mondo dello spettacolo e ho avuto modo di iniziare attraverso una lunga gavetta come assistente dei fotografi di scena. Il nostro lavoro consiste nel realizzare tutto il materiale statico che riguarda la produzione di un film: dalla locandina alle foto del retro copertina dei DVD, a tutto il contenuto visivo destinato a stampa e promozione. Il fotografo documenta tutta la lavorazione di un film attraverso le attività che si svolgono sul set. O, meglio, dovrebbe.

Una delle difficoltà del mestiere, infatti, ha portato oggi a un suo notevole ridimensionamento in termini di presenza sulla scena a causa delle riduzioni dei budget. Nonostante sia diventato quasi un lavoro “a giornata”, richiesto soprattutto per le scene più importanti, questo ruolo mantiene un fascino immutato perché offre la possibilità di entrare letteralmente dentro il film, di far parte di un mondo parallelo di cui non si è più soltanto spettatori. Motivo di gratificazione è anche il riscontro quasi immediato del proprio operato da parte di regista e produzione, oltre alla condivisione costante con tante persone che lavorano per uno stesso obiettivo. Dopo quindici anni, per me è ancora emozionante come il primo giorno e vivo questo mestiere come un vero e proprio privilegio.

ANDREA PIRRELLO

fotografi di scena, Andrea Pirrello

La mia formazione tecnica in ambito fotografico non è del tutto lineare. Come fotografo sono fondamentalmente autodidatta, ma ho studiato cinema all’università, ho fatto la gavetta nel reparto di fotografia e studiato direzione della fotografia in Spagna. Ho alternato per molto tempo il lavoro sul set con il reportage fotografico in ambiti lontani da quelli cinematografici, fino a quando mi è stato chiesto, per caso, di occuparmi delle foto di scena di un film.

Non credo esistano segreti particolari o caratteristiche che differenziano la foto di scena da altri lavori fotografici: è molto soggettivo, più una questione di sensibilità. Credo che sia importante trovare sintonia col progetto, con quella che potrebbe essere l’atmosfera della storia. Sembra scontato ma non lo è, vista anche la velocità del set contemporaneo.

La cosa difficile è riuscire realizzare quelle immagini che non si troveranno nel film, ma che fanno parte della storia e non sono sostituibili con i fotogrammi: questo è il valore aggiunto di un mestiere in cui la soddisfazione è qualcosa di complicato. Viene molto dopo. Quando si può vedere il percorso delle immagini col film.