Quella raccontata in My name is Adil è una storia vera. Cresciuto nella campagna marocchina, Adil ha 13 anni quando raggiunge il padre emigrato in Italia. Adil è un bambino, ma nel villaggio da cui proviene si inizia fin da piccoli a lavorare nei pascoli: studiare è un privilegio per pochi e restare in Marocco significherebbe rinunciare a ogni prospettiva. Maltrattato dallo zio e provato dall’idea di avere un destino segnato dal lavoro e dall’invecchiamento precoce, Adil decidere di mollare tutto. Raggiungerà suo padre El Mati in Italia, a Milano, dove da anni lavora per mantenere la famiglia a distanza. Ma andare via dalla terra in cui è nato e cresciuto non sarà semplice: Adil scoprirà il dolore di una frattura e di una separazione dalla propria storia, dai propri affetti e dalla comunità.
«Adil odia le pecore. Perché per badare al gregge di famiglia non può nemmeno studiare e giocare a calcio con gli altri bambini. E se un agnello si perde, sono botte. Dove vive lui non c’è asfalto né televisione. Vede un lampione accendersi per la prima volta a 12 anni. Quando dal Marocco arriva a Milano, a soli 13 anni, vuole diventare elettricista. E ci riesce. Poi si mette in testa di diventare regista per raccontare in un film la sua storia. E ci riesce».
My name is Adil è un incredibile contenitore di storie che meritano d’essere raccontate e conosciute. Adil Azzab, Magda Rezene e Andrea Pellizzer firmano insieme la regia del film. Tutto ha inizio quando Rezene e Pellizzer si conoscono, giovanissimi, in un Centro di Aggregazione Giovanile di Milano. Qualche anno dopo partecipano come tutor ad un campus di formazione multimediale per adolescenti: è qui che conoscono Adil. Quando il ragazzo racconta la sua esperienza di migrazione, in quella semplicità colgono subito la potenza di una narrazione filmica.
Prende vita così la loro avventura in Marocco, supportata da una campagna di crowdfunding per sostenere i costi del film. Il sostegno alla campagna arriva presto anche da parte di Tahar Ben Jelloun e Gabriele Salvatores, che anni fa ha dichiarato: «Sarebbe la prima volta che un ragazzo che non sa niente di cinema arriva in un altro paese, impara a fare un film e racconta la sua storia». Ed è anche per questo che, oggi, My name is Adil arriva su Amazon Prime Video come un caso unico nel cinema italiano.
Realizzato nel 2016 da Imagine Factory, My name is Adil ha partecipato a numerosi festival e ottenuto riconoscimenti importanti come il patrocinio di Amnesty International Italia, Emergency e Associazione Sulle Regole. Oggi arriva su Amazon Prime Video grazie alla società di distribuzione internazionale Direct To Digital. Il Sole 24 Ore lo ha definito «un esordio autobiografico toccante e impegnato» forte di «diverse sequenze pronte a imprimersi nella memoria»; MyMovies ha parlato di «un film sincero che insegna a camminare con le scarpe altrui, a comprendere la povertà, i sogni e il dolore del distacco». Gabriele Salvatores ha creduto subito nel progetto proprio perché è «nato totalmente fuori dalle logiche di mercato e parte dalla base: dalla verità di una persona».
Due momenti hanno cambiato la vita di Adil: quando a 5 anni suo padre gli scattò la prima fotografia e quando a 12 anni venne acceso il primo lampione nel suo paese. Questi due eventi hanno rappresentato anche l’incipit di un percorso che l’ha portato a raccontarsi, tempo dopo, attraverso il cinema. «La nostra famiglia aveva bisogno di qualcuno che si occupasse del gregge – ha dichiarato il papà di Adil, El Mati Azzab – Ma lui, invece, cosa fece? Andò a iscriversi a scuola da solo, all’insaputa di tutti». Oggi Adil è un giovane uomo che vive e lavora a Milano.