Iraq, gennaio 2018. È l’alba di una pace ancora fumante quella dopo la fine della guerra civile del 2017. Di Mosul rimangono macerie e fantasmi negli sguardi torvi dei sopravvissuti che, liberi o radunati in campi di detenzione, vivono ancora lì. Isis, Tomorrow. The Lost Souls of Mosul, titolo anglofono di questo italiano Fuori Concorso nella Selezione Ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, alza il velo sulle vittime collaterali dell’Isis. Bambini e donne che hanno perso i loro padri, i loro uomini durante il conflitto. Nei loro occhi si percepiscono ferite all’anima che la regia in 4k di Francesca Mannocchi e Francesco Romenzi restituiscono con lucida iperrealtà in ogni ruga espressiva delle persone riprese.
I registi, entrambi provenienti dal mondo del reportage in aree di guerra, una giornalista, l’altro fotografo, uniscono le forze per un documentario sobrio nella forma ma dolente in sostanza che raccoglie testimonianze difficili da ascoltare senza farsi domande. Si, perché se le donne portano il dolore più passivamente, i loro bambini e ragazzi coltivano il sogno della vendetta e dell’umiliazione senza fine verso il nemico. Da una parte parlano gli iracheni, i vincitori, dall’altra le famiglie dell’Isis, gli sconfitti con il lampo della rivincita negli occhi. Si trova qui lo stacco che preme sulle coscienze degli spettatori.
Sono più di 20.000 i prigionieri Isis nei campi di detenzione in Iraq. Più di 5.000 sono bambini. Figli di soldati ai quali è stata inculcata una visione guerresca e distorta del Corano. E quindi una prima provocazione del doc. Come sia possibile che un libro sacro che parla di pace e spiritualità venga reinterpretato ad hoc per essere linea religiosa e tradizionale che raccoglie intorno a sé varie generazioni di terroristi. Intanto i bambini e ragazzi mostrati da Mannocchi e Romenzi hanno già combattuto una guerra in prima linea, e avendola persa non vedono l’ora di tornare a combatterla, grandi e più forti, per vendicare i caduti e ambire al più alto dei premi: il martirio per lo stato dell’Isis.
Le interviste sono state girate a Mosul, in tende, case modeste di donne sprofondate nel dolore. Da lì fa capolino il disprezzo tra vincitori e vinti. Questi ultimi ritenuti ancora colpevoli come stirpe e privati di umanità e diritti durante la prigionia, quindi miglior foraggio per coltivare nuovo odio in nuove generazioni. La narrazione del doc procede in maniera spoglia di artifici, così questi cuccioli plagiati del Califfato ci appaiono in essenza dolorosa e preoccupante. Allora viene da chiedersi anche se e quanto queste generazioni annebbiate nella mente e spesso mutilate nel corpo siano come braci ardenti sotto la cenere. Ma soprattutto se esistono un modo e una volontà, nazionale o internazionale di spegnere quest’odio. O a chi convenga che questi fenomeni continuino.
Isis, Tomorrow è una produzione FremantleMedia con RAI Cinema, e sarà distribuito all’estero da ZaLab, associazione culturale attiva nella produzione, distribuzione e promozione di film-documentari e progetti culturali, che a settembre svilupperà un tour di proiezioni e incontri con il pubblico dei registi. Sarà coinvolta in partnership anche la ONG Un Ponte per…. Intanto sbarca a Venezia con l’ambizione a raccontare un pezzo di mondo e scuotere la pubblica opinione su un nuovo aspetto del terrorismo, tema geopolitico tra i più scomodi e urgenti.