Italiani con nonno giapponese cresciuti tra Torino, Tokyo e Milano, i giovanissimi fratelli Miyakawa (Orso ha ventisette anni, Peter ventiquattro) hanno presentato in anteprima mondiale a Torino uno dei film finora più curiosi di questa 37esima edizione della kermesse piemontese che si avvia alla conclusione. La loro opera prima presentata all’interno della sezione Festa Mobile infatti, per quanto sbilanciata e non priva di evidenti difetti, racconta con uno stile inconsueto e una certa audacia le stravaganti vicende di un gruppo di personaggi per diversi motivi spaesati e alla ricerca di una svolta.
Il quattordicenne Brando si ritrova all’improvviso a dover passare qualche settimana con la sorellastra Camilla, che per vivere contrabbanda medicine e alcolici a Ventimiglia, al confine tra l’Italia e la Francia. Qui i due si imbattono in personaggi eccentrici almeno quanto loro: Don, un donnaiolo insegnante americano di tennis in crisi con il sogno di fare il pittore, ed Elvis, un migrante clandestino senza fissa dimora con occhiali da sole e camicia hawaiana che spera di poter raggiungere la moglie incinta a Parigi. I quattro imparano e conoscersi e tra loro si sviluppa un inaspettato legame di amicizia che li condurrà a elaborare un improbabile strategia per far attraversare illegalmente la frontiera ad Elvis.
Tra reiterate citazioni stilistiche della Nouvelle Vague e ammiccamenti alla poetica di Wes Anderson, l’esordio nel lungometraggio dei fratelli Miyakawa prova ad affrontare il tema dell’immigrazione e del progressivo inasprimento delle politiche europee sull’accoglienza con uno sguardo leggero e bizzarro, lontano dalle convenzioni cui generalmente si ricorre in produzioni che affrontano argomenti di questo tipo.
Il lodevole tentativo di dare vita a qualcosa di originale tuttavia non è sostenuto da una sceneggiatura all’altezza: la delicata commistione tra ironia e malinconia non è dosata con efficacia, la caratterizzazione dei personaggi è superficiale e, tra passaggi narrativi fin troppo sbrigativi (compreso il finale) e un registro comico il più delle volte forzato, Easy Living alla resa dei conti si risolve in un’operazione ingenua e confusa. Ai fratelli Miyakawa non manca certo la personalità, per la maturità e l’equilibrio sarà necessario aspettare.