Quanto grande cinema si è concentrato sui riti di passaggio. I momenti topici in cui la vita prende un’accelerata improvvisa, in cui si cambia, si cresce, si perde l’innocenza. Giuseppe Piccioni torna a Venezia, accolto nel concorso principale, mettendo in scena proprio una svolta, un punto di non ritorno per le sue giovani protagoniste. Questi giorni è una storia tutta al femminile: quattro giovani amiche (Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Maria Roveran) intraprendono un viaggio a Belgrado, dove una di loro ha un’occasione di lavoro, portando con loro i problemi più o meno grandi del loro stato di sospensione tra adolescenza ed età adulta.
Ultimo degli italiani in corsa per il Leone d’Oro, Questi giorni è un film che utilizza gli schemi ben noti del road movie e della commedia generazionale per portare il racconto su un livello maggiormente drammatico. Sono dolorosi i riti di passaggio, pesanti i passi che le protagoniste stanno per compiere mentre la sceneggiatura si spinge a toccare temi impegnativi come la maternità, la malattia, l’omosessualità, il confronto difficile con i padri e le madri.
Un’ambizione, quella del regista marchigiano, premiata dal comitato di selezione con il ritorno nel concorso principale quindici anni dopo Luce dei miei occhi – che valse a Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli la Coppa Volpi per la miglior interpretazione. Un’ambizione che però alla prova dei fatti appare non adeguatamente sostenuta dalla sceneggiatura (scritta dal regista con Pierpaolo Pirone e Chiara Ridolfi), che manca di approfondire adeguatamente tutti i personaggi. Buona la prova del cast, a partire dalle giovani protagoniste ma senza dimenticare le figure adulte di contorno interpretate da Filippo Timi, Margherita Buy e Sergio Rubini.