Le sdraio sono allineate, lo schermo ben posizionato e la luna in fase calante sembra voler sbirciare i corti da dietro una tenda nera. Tutto è pronto per il Figari Film Fest, il concorso cinematografico dedicato ai cortometraggi che quest’anno giunge alla sua settima edizione.
Nato nel 2011, il Figari Film Fest è il festival internazionale dedicato al cinema giovane e indipendente, ai corti e agli esordi cinematografici dei giovani registi. La kermesse è organizzata dalla società di produzione cinematografica Diero con il sostegno del Comune di Golfo Aranci. «Sette anni fa – ci racconta Matteo Pianezzi, direttore artistico del festival – l’idea era quella di portare i nostri amici attori, registi e sceneggiatori in vacanza con noi. È nato così, come una grande scusa per passare una parte dell’estate assieme. Poi pian piano il festival ha preso piede, è diventato qualcosa di più grande, più organizzato: sono arrivati i primi ospiti professionali internazionali, direttori di grandi festival, i buyer televisivi esteri».
Già, perché il FFF è strutturato in tre blocchi separati: la Festa Del Corto, una selezione dei film più belli e premiati nei principali festival mondiali, il Festival Europeo Professionale vero e proprio, che comprende la competizione ufficiale, le giornate professionali ed il mercato internazionale del cortometraggio, e infine il Movie Contest, che permette a sei troupe (tre italiane e tre straniere) di realizzare un corto nei giorni del festival e vederlo proiettato nella serata di chiusura del festival, avendo a disposizione tutta una serie di splendide location in Sardegna.
«Il bello di fare un festival in un posto del genere, qui a Golfo Aranci – prosegue Pianezzi – ci permette di unire due anime: quella della professionalità e quella dell’accoglienza e del divertimento. Ad esempio, stamattina abbiamo fatto la colazione degli autori: 50/60 professionisti del settore nella piazza centrale del paese che facevano colazione e nel frattempo parlavano di cinema. Subito dopo c’è stato il panel tenuto da Sardinia Film Commission con Melina Satta, e poi i meeting one-to-one tra artisti e professionisti. Finiti gli incontri, tutti al mare al Fino Beach a Cala Sassari, che è uno dei posti più belli della nostra zona. Ed è bello vedere tutti questi professionisti del cinema che lavorano, prendono contatti, danno il via alle storie che vedremo su grande schermo, stando però al mare, in costume e ciabatte!».
«La cosa più bella – ci dice Tea Falco, attrice, regista, fotografa e qui in veste di giurata – è che è un festival di grandissima qualità, in un ambiente decisamente informale: c’è gente di cinema, si lavora, eppure siamo in spiaggia. La cosa più incredibile poi è vedere i corti di notte sotto le stelle sulle sdraio». Sì, perché le proiezioni, tutte rigorosamente gratuite, si fanno in riva al mare, come fosse un drive-in, ma con le sedie sdraio al posto delle automobili. E a fine proiezioni scatta il beach-party.
E il pubblico ha ormai iniziato ad apprezzare questo piccolo festival «e risponde bene – continua Pianezzi – anche perché non è facile trovare spazi in cui vedere i corti e in tanti aspettano questo appuntamento per vedere cosa c’è in giro, quali novità ci sono, di cosa si parla nel mondo».
«Una parola va detta – prosegue Tea Falco – sulla qualità della selezione: tanti i corti, stranieri e italiani, che spaziano dalle tematiche più diverse, e insolite, e che offrono uno spaccato reale sulla situazione in paesi che magari sono a noi lontani. Il cinema in fondo è anche questo: ha una funzione sociale, oltre che artistica». Con questo spirito l’attrice ha infatti realizzato il suo primo documentario Ceci n’est pas un cannolo, che andrà in onda su Sky Arte, un «esperimento antropologico sulla Sicilia e su alcuni dei suoi straordinari abitanti, che ho girato proprio con lo scopo di mostrare che ogni realtà è unica, e dipende da chi la osserva».
Estate, spiaggia, mare, stelle e film: cos’altro chiedere? Beh forse solo un pizzico di fortuna, ma pare che anche su questo fronte al Figari Film Fest siano ben attrezzati: «Figari porta bene – chiosa Pianezzi: chi viene qua, in un modo o nell’altro, l’anno dopo fa il botto. Come successe ad esempio a Alessandro Borghi, che venne qui per un corto di cui era protagonista. Al tempo aveva in ballo due provini per due progetti nei quali sperava tanto: due mesi dopo venne confermato per entrambi, ed erano Non essere cattivo e Suburra. Direi che sono andati bene, e ora Ale sarà il padrino del 74° Festival di Venezia». Niente male davvero.