Non capita spesso di aver a che fare con un killer quando si tratta di opere prime italiane. Figuriamoci un “superkiller”, come quello che assolda il piccolo Denni. Dieci anni e i pugni stretti, di rabbia per il suo papà che picchia la sua mamma, e per una difesa che è troppo piccolo per offrirla. Andrea Sartoretti indossa i panni dell’orco, Barbara Ronchi la madre bloccata dal silenzio per le ferite raccontate come cadute. Denni è interpretato invece dal piccolo Francesco Lombardo. Occhioni che guardano severi il mondo adulto e i sogni mostruosamente proibiti di avere una super forza telecinetica nelle sue fantasie di bambino ferito dalla difficile situazione famigliare, Denni incontrerà per la sua vendetta il Secco.
Ebbene sì, il “superkiller” è solo un ragazzotto senza arte né parte che passa da eroe tenebroso agli occhi puri di Denni. Lo fa vivere Andrea Lattanzi con un romanesco che appare quasi esotico nell’ambientazione della storia. Ci troviamo infatti sulla costiera ravennate, tra spiagge desolate ai bordi della stagione calda, moli di scogliere e trabocchi di legno. Anche Sartoretti adotta quella cadenza, e la indossa a pennello, come tutt’e due le facce del padre violento. È a questo che serve il Secco: sparare al papà. Inizia così per questa improbabile coppia di ragazzi un viaggio sgangherato verso la vendetta.
L’opera prima Io e il Secco si presenta come un buddy movie abbastanza atipico. Con un bambino protagonista ma non esattamente rivolto a quel pubblico di giovanissimi. Lo sguardo del regista Gianluca Santoni infatti, seppur pudico di fronte alle violenze domestiche, non si tira indietro su altre scene un po’ forti per un bambino e un linguaggio che non fa troppi sconti. Il soggetto di questo film, firmato dal regista insieme a Michela Straniero, ha vinto il Solinas nel 2017, sviluppandosi in questo piccolo esordio di piacevole scorrimento. Con alcuni twist niente male e la scelta vincente di ambientare il tutto in una provincia non piatta e poco battuta dal grande schermo.
Santoni fotografa una famiglia che cerca di tenersi a galla da un problema che la zavorra. La direzione degli attori non cerca fronzoli ma tocca un buon equilibrio tra realismo e fantasie puerili del piccolo protagonista. Uno dei punti di forza sta nello stemperare il peso tematico della violenza domestica pur mantenendone in piedi la portata. L’altro sta nella chimica tra il bambino e il superkiller, ognuno dei quali nel proprio percorso dell’eroe acquisirà nuove consapevolezze su sé stesso e sul mondo. Alla Festa del Cinema di Roma edizione XVIII partecipa in concorso ufficiale per la sezione dedicata al cinema dei giovani Alice nella Città.