«Il passato è passato. Lasciamolo un po’ in pace ché se no si consuma». Se lo ripromettono i protagonisti di Ricordi? film in Concorso nella sezione Giornate degli Autori sul Lido veneziano. Un ragazzo e una ragazza s’incontrano, si piacciono, hanno una laison. Il loro amore attraversa il tempo, i filtri della memoria e le loro singole sensibilità, accende i ricordi, manipola i contrasti. I due si dividono, si rincontrano, metabolizzano il passato e lo virano ognuno del proprio punto di vista.
La coppia è formata da Luca Marinelli e Linda Caridi. Lei potrebbe essere la nostra Rooney Mara: solida eppure fragile la sua parte come la sua energia a due fasi. Fruscello o frustino per un Marinelli molto fedele a sé stesso, non trasformato ma declinato a innamorato etereo. Si parte come se vivessimo in un vecchio film di Rohmer, sembra che si stia bagnando tutto di Nouvelle Vague quando i viraggi mnemonici dei protagonisti si materializzano su piani narrativi e percettivi differenti e mescolati come carte da gioco. Il ritmo del montaggio è morbido e flessuoso, l’estetica trionfatrice, così si passa da tagli alla Bertolucci d’annata fino all’approdo su ambizioni pensiero/immagine á la Terrence Malick.
C’è molta ricchezza in questo lavoro scritto e diretto da Valerio Mieli, alla sua seconda regia. Torna a nove anni dall’avvolgente Dieci inverni con Isabella Ragonese, e, guarda caso, Michele Riondino, che quest’anno presenta i gala d’apertura e chiusura della Mostra del Cinema di Venezia. I piani tra passato e presente sembrano incrociarsi ironicamente anche fuori da Ricordi? Mieli li muta adattandoli ai suoi innamorati. Il presente si caratterizza vivido di sfumature, mentre i passati traghettano visioni ovattate o vivide, a seconda del mood del personaggio che li filtra col suo sentire. Amore, incomprensione, ripicca, tradimento, perdono.
La stessa scena ha versioni diverse montate a incastro come fosse un Cubo di Rubik. Da questo punto di vista, l’elegia del passato utilizzata si configura come una ricerca visiva di un trattato psicologico sul plasmare ricordi. Sposta le sue energie più preziose non banalmente nella caratterizzazione del personaggio ma in quella del suo sentire. Ogni sensazione diventa mondo, ogni ricordo un viaggio. Un sospeso tra malinconia e vitalità costella queste due ore di romanticismo esistenziale 2.0.
A fianco di Marinelli e Caridi troviamo Giovanni Anzaldo e Camilla Diana. Il primo amico della coppia, la seconda, ragazza dei primi ricordi amorosi di lui. Traghettatori o amanti? Testimoni di una lunga relazione, pacieri o distruttori? Anche qui Mieli gioca le sue carte senza troppe scontatezze, ma si concentra nelle proiezioni mentali dei protagonisti. Conta più la sensazione del fatto. È un tipo di cinema ardito questo. Molto più di Dieci inverni. La narrazione scavalca ogni linearità per approdare a un doppio flusso di coscienza incrociato. Molte volte ci si perde, forza e debolezza del film, ma caratteristica fondante. L’autore ha il coraggio di mettere tutto in mano allo spettatore, di seguire e soprattutto di sentire quelle due anime. Guardato a mente aperta il viaggio di Ricordi? offre la possibilità di vivere un’esperienza profonda e complessa, rischiosamente empatica e a volte piacevolmente oltre i confini della logica, ma immersa nel territorio del sentire ben oltre la storia sullo schermo.