Education Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Thu, 07 Nov 2024 16:56:30 +0000 it-IT hourly 1 Prorogato il bando di Officina Pasolini: fino al 31 ottobre https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/prorogato-il-bando-di-officina-pasolini-fino-al-31-ottobre/ https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/prorogato-il-bando-di-officina-pasolini-fino-al-31-ottobre/#respond Tue, 22 Oct 2024 08:25:20 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=19401 Buone notizie! La scadenza del bando per il biennio 2025-2026 di Officina Pasolini è stata prorogata al 31 ottobre alle ore 12. Si tratta di un percorso formativo di altissima qualità, con grandi docenti, che offre importanti opportunità professionali nei settori della Canzone, del Teatro o del Multimediale. Diretto da Tiziana Tosca Donati, il laboratorio artistico […]

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Buone notizie! La scadenza del bando per il biennio 2025-2026 di Officina Pasolini è stata prorogata al 31 ottobre alle ore 12. Si tratta di un percorso formativo di altissima qualità, con grandi docenti, che offre importanti opportunità professionali nei settori della Canzone, del Teatro o del Multimediale.

Diretto da Tiziana Tosca Donati, il laboratorio artistico promosso dalla Regione Lazio è diviso in tre sezioni: Canzone, diretta da Niccolò Fabi; Teatro, il cui responsabile è l’attore e regista Massimo Venturiello; Multimediale, che forma videomaker e figure professionali in ambito audiovisivo, diretta dalla produttrice Simona Banchi.

L’offerta formativa prevede un biennio di corso più un anno integrativo che ha l’obiettivo di sostenere economicamente i progetti artistici per un totale di 45 diplomati ammessi. Un percorso che fornisce agli studenti e alle studentesse le competenze professionali e artistiche necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro. Tutto completamente gratuito. Gli ammessi hanno tra i 16 e i 29 anni, ma il bando (consultabile online) permette l’ammissione fino ai 35 anni per particolari meriti artistici. Tra i docenti dell’Officina Roberto (Bob) Angelini, Giovanni Truppi, Walter Pagliaro, Alessandro Chiti, Alessandro Bonifazi, Paolo Ferrari e dal prossimo biennio Daniele Silvestri.

Ricorda Simona Banchi, produttrice di film come Takeaway con Libero De Rienzo o documentari come La maglietta rossa di Mimmo Calopresti e The Beat Bomb di Ferdinando Vicentini su Lawrence Ferlinghetti: «L’obiettivo principale di Officina è quello di dare ai giovani gli strumenti per professionalizzarsi in mestieri “non convenzionali” e diventare cantanti, attori e videomaker. Abbiamo voluto intestare l’Officina a Pasolini perché era una figura traversale della cultura, si muoveva su più discipline. Un grande scrittore, drammaturgo, regista, poeta e intellettuale».

Per tutte le informazioni consultare il sito: www.officinapasolini.it

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Simona Banchi: “Vi racconto Officina Pasolini” https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/simona-banchi-vi-racconto-officina-pasolini/ https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/simona-banchi-vi-racconto-officina-pasolini/#respond Tue, 01 Oct 2024 08:26:31 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=19348 Ha appena compiuto dieci anni Officina Pasolini, il laboratorio artistico alta formazione per giovani e hub culturale della Regione Lazio, diretto da Tiziana Tosca Donati e diviso in tre sezioni: Canzone, diretta da Niccolò Fabi; Teatro, il cui responsabile è l’attore e regista Massimo Venturiello; Multimediale, che forma videomaker e figure professionali in ambito audiovisivo, […]

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Ha appena compiuto dieci anni Officina Pasolini, il laboratorio artistico alta formazione per giovani e hub culturale della Regione Lazio, diretto da Tiziana Tosca Donati e diviso in tre sezioni: Canzone, diretta da Niccolò Fabi; Teatro, il cui responsabile è l’attore e regista Massimo Venturiello; Multimediale, che forma videomaker e figure professionali in ambito audiovisivo, diretta dalla produttrice Simona Banchi.

Tosca
Tiziana Tosca Donati, direttrice di Officina Pasolini (ph: Fabio Lovino).

L’offerta formativa prevede un biennio di corso più un anno integrativo che ha l’obiettivo di sostenere economicamente i progetti artistici per un totale di 45 diplomati ammessi. Un percorso che fornisce agli studenti e alle studentesse le competenze professionali e artistiche necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro. Tutto completamente gratuito. Gli ammessi hanno tra i 16 e i 29 anni, ma il bando (consultabile online) permette l’ammissione fino ai 35 anni per particolari meriti artistici. Tra i docenti dell’Officina Roberto (Bob) Angelini, Giovanni Truppi, Walter Pagliaro, Alessandro Chiti, Alessandro Bonifazi, Paolo Ferrari e dal prossimo biennio Daniele Silvestri.

Tra gli ex-studenti Francesco Patanè, attore genovese protagonista di Ti mangio il cuore di Pippo Mezzapesa al fianco di Elodie e, prima ancora, coprotagonista con Sergio Castellitto de Il cattivo poeta, di Gianluca Jodice. «Officina è un mondo che ha una grande importanza a Roma e in Italia» ci confida «Permette agli artisti di formarsi in un modo unico perché gli insegnanti mettono al centro l’aspetto umano nella relazione con gli allievi. Ho scelto di fare questo mestiere anche grazie a Massimo Venturiello e Tosca, la direttrice artistica. L’incontro con loro è stato fondamentale per fare di questo gioco che amavo, di questa passione, un vero lavoro». Per sapere ancora di più di questo laboratorio di crescita professionale e artistica abbiamo dialogato con Simona Banchi, produttore di film come Takeaway con Libero De Rienzo o documentari come La maglietta rossa di Mimmo Calopresti e The Beat Bomb di Ferdinando Vicentini su Lawrence Ferlinghetti.

Simona Banchi
Simona Banchi.

Officina Pasolini: quando e come arrivò l’idea per questo progetto formativo?

Sicuramente arrivò tutto da Tiziana Tosca Donati, Tosca, che aveva già realizzato con il supporto regionale corsi formativi per attori e cantanti. E soprattutto è partito dall’esigenza della Regione per l’impiego intelligente del Fondo Sociale Europeo, quindi dei soldi destinati alla formazione da parte dell’allora Assessorato alla Formazione, in quegli anni presieduto da Massimiliano Smeriglio. Esisteva già la scuola Gian Maria Volontè, prima provinciale e poi regionale, Officina Pasolini nacque due anni dopo. Abbiamo studenti che vengono da tutta Italia e anche da fuori i confini nazionali, ma resta un Progetto della Regione Lazio. L’obiettivo principale è quello di dare ai giovani gli strumenti per professionalizzarsi in mestieri “non convenzionali” come cantanti, attori e videomaker. Abbiamo voluto intestare l’Officina a Pasolini perché era una figura traversale della cultura, si muoveva su più discipline. Un grande scrittore, drammaturgo, regista, poeta e intellettuale.

Del vostro comitato tecnico scientifico ha fatto parte anche Glauco Mauri, da poco scomparso.

Quello per Glauco Mauri, un grandissimo del teatro, è un lutto molto sentito in Officina Pasolini. Tra i nomi che hanno fatto parte del comitato e che purtroppo ora non ci sono più vorrei ricordare anche anche Franca Valeri, Andrea Purgatori, che è stato anche docente di scrittura del corso multimediale; Luciano Sovena, che è stato AD dell’Istituto Luce nonché Presidente di Roma Lazio Film Commission; Armando Pugliese, attore e regista teatrale. Ci lasciano un grande vuoto.

Niccolò Fabi
Niccolò Fabi (ph: Chiara Mirelli)

Ora ci sono Carmen Consoli, Gino Castaldo, Steve Della Casa, Luca Verdone. Come si creano i programmi dei vostri corsi?

Sono sempre pensati in base alle esigenze attuali delle professioni. Ad esempio il nostro videomaker è una figura competitiva perché è in grado di gestire una piccola produzione audiovisiva. Inoltre tutti i nostri ragazzi seguono lezioni su sviluppo e produzione. Studiamo i bandi europei, regionali, del Ministero, e poi la produzione con tutto ciò che ruota intorno alla regia. Ma anche postproduzione audio e video, imparando export, conforming, montaggio, color correction e anche un po’ di animazione, dipende dagli studenti. Usciti da qui, poi molti di specializzano. Un mio ex-studente ora è al VFX del Centro Sperimentale; un altro sempre lì ma a Regia; tanti che hanno frequentato la Volonté poi scoprono qui la loro direzione. Molti dopo il nostro biennio tentano il Centro, e almeno uno o due l’anno entrano.

Massimo Venturiello
Massimo Venturiello (ph: Giovanni Canitano).

Dieci anni di Officina Pasolini. Sarà senz’altro difficile perché se ne conteranno un’infinità, ma quali sono i momenti più indimenticabili?

Il primo concerto al corso di Canzone fu chiuso da un brano scritto da un ragazzo che ora non c’è più: Federico, era bravissimo e tutti gli hanno voluto bene. Quando suonammo la sua canzone era come se lui fosse ancora qui. I momenti indimenticabili sono sempre legati a un successo dei ragazzi, piccolo o grande che sia. Una mia studentessa ha vinto il concorso a Cinecittà ed è stata assunta per il restauro digitale. Un’altra ha vinto recentemente un bando Rai per programmisti multimediali e ora lavora a Rai Doc. Un altro ragazzo uscito da Canzone, Lorenzo Lepore, ora è un bravissimo cantautore. Spesso se capito sui set di amici e colleghi, trovo qualcuno dei nostri ex allievi che lavora lì. Mi emoziona. La formazione è importante, ma poi l’anello finale è aiutarli a lavorare.

In questi dieci anni la digitalizzazione delle arti ha corso più che mai. Come si fa a stare al passo della tecnologia mantenendo però l’artigianalità e l’umanità di un’arte che deve svilupparsi insieme ai suoi giovani?  

Non dimentichiamo che il digitale ha creato anche tante professioni. Spesso i ragazzi oggi sanno già usare la telecamera, hanno già buona manualità con l’audiovisivo, ma si tratta più che altro reel e social. Qui invece si confrontano con lo studio e la narrazione vera, a partire dalla scrittura. L’artigianalità? Se penso al mio lavoro di produttore nel passato mi torna il ricordo dei fax… Ma come facevamo a mandare gli ordini del giorno con i fax? Quindi viva la tecnologia e viva l’intelligenza artificiale, che i ragazzi utilizzano per realizzare cose visive altrimenti impossibili. Insomma, dobbiamo essere noi gli artigiani della tecnologia. Una esercitazione che facciamo spesso è rigirare scene di grandi film, e quest’anno i ragazzi hanno rifatto una sequenza di Matrix. Molta postproduzione video ma ricostruendo le scenografie molto artigianalmente.

Agli anniversari importanti si fanno anche dei bilanci. Guardandosi indietro cosa la emoziona di più, cosa la rende più orgogliosa e cosa vede nel futuro?

I ragazzi, i loro lavori, anche se sgangherati, i complimenti che mi fanno quando mando qualcuno di loro a lavorare da qualche parte. Questo mi rende orgogliosissima e mi fa stare bene. Soprattutto perché ho la fortuna d’insegnare il mio mestiere. Quindi è emozionante tramandarlo. Vedi che così alla fine ritorniamo sempre alla bottega dell’artigiano? E poi il futuro… Il futuro è oggi.

Per tutte le informazioni consultare il sito: www.officinapasolini.it

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Officina Pasolini: prorogato il bando per le ammissioni al 27 novembre https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/officina-pasolini-prorogato-il-bando-per-le-ammissioni-al-27-novembre/ https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/officina-pasolini-prorogato-il-bando-per-le-ammissioni-al-27-novembre/#respond Wed, 02 Nov 2022 09:47:46 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17906 C’è ancora tempo per iscriversi al biennio 2023/2024 di Officina Pasolini, il laboratorio di alta formazione artistica gratuito della Regione Lazio, che offre tre percorsi differenti: teatro, canzone e multimediale. È stato prorogato infatti al 27 novembre il termine per la partecipazione al bando. Il percorso multimediale, particolarmente ambito dai ragazzi, è dedicato alla formazione […]

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C’è ancora tempo per iscriversi al biennio 2023/2024 di Officina Pasolini, il laboratorio di alta formazione artistica gratuito della Regione Lazio, che offre tre percorsi differenti: teatro, canzone e multimediale. È stato prorogato infatti al 27 novembre il termine per la partecipazione al bando.

Il percorso multimediale, particolarmente ambito dai ragazzi, è dedicato alla formazione di videomaker. Simona Banchi, produttrice e responsabile della sezione multimediale, spiega: «Insegniamo agli studenti tutte quelle professioni del mondo dell’audiovisivo che non riguardano strettamente il cinema. Si parte dalla teoria e dalla metodologia di tutti i media visivi, per poi passare al linguaggio e alla tecnica, alla progettazione e alla regia. Abbiamo anche delle lezioni di scrittura creativa, che si occupa di storytelling applicato alla comunicazione multimediale, dal soggetto al concept. I ragazzi imparano a realizzare instant documentary, pubblicità, videoclip: si cimentano in tantissime di tipologie di audiovisivo diverse».

Officina Pasolini

L’obiettivo è fare uscire gli studenti dal corso come dei videomaker autonomi in grado di gestire un prodotto audiovisivo in ogni suo aspetto. «La validità di questo percorso consiste nel fatto che oggi l’audiovisivo è la porta principale che apre per gli studenti vari sbocchi lavorativi: tutti si iscrivono per diventare registi, poi però scoprono che esistono altre professioni».

Da quest’anno c’è inoltre una novità: terminato il biennio verranno selezionati dei ragazzi che potranno accedere ad un anno di Labor Work, finalizzato all’inserimento lavorativo dei diplomati ammessi, attraverso l’elaborazione e il sostegno economico di progetti professionali.

Simona sottolinea molto l’importanza del lavoro sinergico: ogni ragazzo deve presentare il proprio progetto, ma lo realizza sempre insieme agli altri studenti. «Ci teniamo a insegnare il lavoro di troupe. Si lavora sempre in gruppo perché il network è tutto in quest’ambito. Così Officina Pasolini finisce per diventare una casa, anche perché è un’esperienza totalizzante: i ragazzi entrano alle 10 e finisco alle 5, ma restano a scuola per lavorare ai propri progetti, poi ci sono le serate. Per questo a volte riteniamo che caratteristiche umane come la capacità di collaborare superino per importanza la bravura».

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Officina Pasolini: una fabbrica di giovani artisti https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/officina-pasolini-una-fabbrica-di-giovani-artisti/ https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/officina-pasolini-una-fabbrica-di-giovani-artisti/#respond Mon, 17 Oct 2022 10:49:38 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17818 Nato nel 2014, Officina Pasolini è un laboratorio di alta formazione artistica gratuito della Regione Lazio, che offre tre percorsi differenti: teatro, canzone e multimediale. È online il bando di ammissione per il biennio 2023/2024 e in un momento in cui l’audiovisivo è senza dubbio la più centrale delle forme comunicative, abbiamo intervistato Simona Banchi, […]

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Nato nel 2014, Officina Pasolini è un laboratorio di alta formazione artistica gratuito della Regione Lazio, che offre tre percorsi differenti: teatro, canzone e multimediale. È online il bando di ammissione per il biennio 2023/2024 e in un momento in cui l’audiovisivo è senza dubbio la più centrale delle forme comunicative, abbiamo intervistato Simona Banchi, produttrice e responsabile della sezione multimediale del laboratorio.

Cosa offre nello specifico il vostro percorso multimediale?

Si tratta di un corso che forma videomaker: insegniamo agli studenti tutte quelle professioni del mondo dell’audiovisivo che non riguardano strettamente il cinema. Si parte dalla teoria e dalla metodologia di tutti i media visivi, per poi passare al linguaggio e alla tecnica, alla progettazione e alla regia. Abbiamo anche delle lezioni di scrittura creativa che si occupano di storytelling applicato alla comunicazione multimediale, dal soggetto al concept. I ragazzi imparano a realizzare instant documentary, pubblicità, videoclip: si cimentano in tantissime di tipologie di audiovisivo diverse.

Si può dire che offrite una formazione completa.

Certo, siamo interessati a tutte le fasi di realizzazione di un prodotto. Ci sono infatti anche insegnamenti relativi alla post produzione: teoria e tecnica dell’editing, video compositing, motion grafic, animazione 2D e 3D. C’è anche una parte laboratoriale, perché tutti i nostri docenti sono dei professionisti del settore, quindi la formazione va ad essere oltreché frontale anche più attiva e coinvolgente, i ragazzi realizzano infatti dei prodotti, mettendosi in gioco. Il nostro obiettivo è farli uscire dal corso come dei videomaker autonomi in grado di gestire un prodotto audiovisivo in ogni suo aspetto. La validità di questo percorso consiste nel fatto che oggi l’audiovisivo è la porta principale che apre per gli studenti vari sbocchi lavorativi: tutti si iscrivono per diventare registi, poi però scoprono che esistono altre professioni.

Dunque date opportunità concrete ai ragazzi.

Certamente, io sono molto pragmatica. Non mi dimentico mai dell’obiettivo principale: per me la cosa importante è poter fornire loro una prima occasione nella quale mettere in pratica ciò che hanno appreso negli anni di formazione. Da quest’anno c’è infatti una novità, che formalizza ciò che in realtà abbiamo sempre fatto: terminato il biennio verranno selezionati dei ragazzi che potranno accedere ad un anno di Labor Work, finalizzata all’inserimento lavorativo dei diplomati ammessi, attraverso l’elaborazione e il sostegno economico di progetti professionali.

Officina Pasolini è anche un Hub Culturale, che propone vari eventi artistici.

Sì, negli anni sono stati presenti nomi importanti del panorama artistico italiano ed è soprattutto un’occasione per i ragazzi di mettersi in gioco. In questi casi particolarmente per gli studenti di teatro e canzone, ma organizziamo almeno una volta l’anno anche una serata in cui i ragazzi del percorso multimediale possano presentare il proprio lavoro, dando loro la possibilità di mostrare ciò che hanno realizzato davanti a professionisti del settore. Professionisti che invitiamo anche durante l’anno accademico per delle masterclass.

Dalle tue parole emerge un’attenzione particolare al lavoro sinergico.

Assolutamente. Ogni ragazzo deve presentare il proprio progetto, ma lo realizza sempre insieme agli altri studenti. Ci teniamo ad insegnare il lavoro di troupe. Si lavora sempre in gruppo perché il network è tutto in quest’ambito. Così Officina Pasolini finisce per diventare una casa, anche perché è un’esperienza totalizzante: i ragazzi entrano alle 10 e finiscono alle 17, ma restano a scuola per lavorare ai propri progetti, poi ci sono le serate. Per questo a volte riteniamo che caratteristiche umane come la capacità di collaborare superino per importanza la bravura.

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Una grande opportunità per gli under 21 con i Fabrique Awards e Aurora Fellow https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/una-grande-opportunita-per-gli-under-21-con-i-fabrique-awards-e-aurora-fellow/ Fri, 05 Nov 2021 09:28:08 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16336 Una grande opportunità per i cineasti del futuro: i Fabrique du Cinéma Awards 2021 mettono a disposizione dei partecipanti under 21 nelle varie sezioni la possibilità di prendere parte gratuitamente all’Aurora Experience.  Aurora Experience è un’importante opportunità per uscire dalla propria zona di comfort e imparare a riconoscere e migliorare i propri punti di forza. È un […]

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Una grande opportunità per i cineasti del futuro: i Fabrique du Cinéma Awards 2021 mettono a disposizione dei partecipanti under 21 nelle varie sezioni la possibilità di prendere parte gratuitamente all’Aurora Experience

Aurora Experience è un’importante opportunità per uscire dalla propria zona di comfort e imparare a riconoscere e migliorare i propri punti di forza. È un percorso di crescita, formazione e sfida modulare e progressivo, fruibile da remoto e composto di tre fasi: la consapevolezza, il coraggio e il gioco di squadra. Abbiamo chiesto qualche dettaglio in più a Chiara Castelli, Head of Operations in Aurora, e Michela Cillari, Strategic Partnerships Manager.

Che cosa è Aurora Fellows e qual è il suo obiettivo?

Aurora Fellow è un progetto non profit nato dall’esperienza della Fondazione Homo Ex Machina e di altre associazioni internazionali con la specifica missione di ridurre la distanza fra talento e opportunità. La nostra convinzione è che il talento sia ovunque e che ogni ragazzo abbia almeno un talento di cui è più o meno consapevole: noi vogliamo supportarlo in questo percorso di scoperta. L’obiettivo è quello di mettere in connessione le opportunità di crescita positive che sono sparse in giro per il mondo e i talenti di questi ragazzi. Quindi possiamo dire che Aurora Fellow è un “acceleratore” per ragazzi under 21.

Aurora e Fabrique

Aurora Experience è quindi una sorta di via d’accesso alla Fellowship?

Esatto, coloro che supereranno le sfide di Aurora Experience saranno ammessi a un percorso triennale, appunto l’Aurora Fellowship, nel quale verranno dotati di vari strumenti. Ci piace paragonare la Fellowship a un coltellino svizzero, perché ha tutti gli strumenti a disposizione per usarli quando se ne ha bisogno. Per prima cosa diamo ai ragazzi la possibilità di confrontarsi con una rete di mentori, i Wizard, leader d’industria provenienti da ambiti e luoghi diversi. Ci sono alcuni Wizard che provengono dal settore dell’industria d’avanguardia, come Brain Computer Interface e veicoli a guida autonoma, ma anche dal settore dell’industria attuale, come Blockchain e Intelligenza Artificiale. Altri che arrivano invece da settori come antropologia, ricerca, management, green economy. I ragazzi hanno la possibilità di entrare in connessione one-to-one con questi esperti, e allargare così i propri orizzonti. In aggiunta, ogni ragazzo che partecipa alla Fellowship ha a disposizione un grant di 10.000 euro, un finanziamento a fondo perduto che non dovrà mai restituire e lo metterà in condizione di fare quelle esperienze fuori dal comune e non convenzionali che a volte possono cambiarti la vita. L’ultimo strumento che offriamo ai ragazzi è quello del coaching: ogni ragazzo ha l’opportunità di confrontarsi con un coach personale con cui sviluppare un percorso che lo aiuti a mettere a fuoco i suoi obiettivi e capire qual è la miglior strategia per raggiungerli. Il nostro intento è quello di selezionare 100 ragazzi ogni anno e, essendo un percorso interamente da remoto, possono candidarsi under 21 da tutto il mondo.

Vista la convergenza di intenti tra Fabrique, che da sempre sostiene i giovani talenti del cinema, e Aurora, ci è sembrato naturale stabilire una partnership per i Fabrique du Cinéma Awards. Cosa offre Aurora agli iscritti under 21 degli Awards?

Aurora offre agli scritti under 21 degli Awards di inserirsi direttamente nell’Experience. Inoltre i giovani partecipanti dei Fabrique Awards accedono in maniera totalmente gratuita. 

Tra i vostri Wizard – cioè i mentori dei fellows – ci sono personaggi di grosso calibro… Ci fate qualche nome per far venire l’acquolina in bocca ai nostri giovani lettori?

Il network degli Wizard si arricchisce costantemente, abbiamo un team dedicato che fa scouting di professionisti ai più alti livelli e li coinvolge nel progetto. Inoltre, scegliamo i Wizard anche sulla base delle richieste che ci arrivano dai ragazzi. Alcuni dei nostri Wizard sono Alec Ross, esperto di politiche tecnologiche ed ex consigliere del Dipartimento di Stato per l’Innovazione alla Casa Bianca, l’esperto di tecnologie della comunicazione e dell’informazione Pasquale Fedele, Antonello Schiavo che è Sales Manager di Google, Carol Frer, UX Designer in Volkswagen e molti altri.

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Formati D’Arte – Il nuovo Biennio di alta formazione all’Officina Pasolini sotto la supervisione di Tosca https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/bando-officina-pasolini-formati-d-arte/ https://www.fabriqueducinema.it/education/formazione/bando-officina-pasolini-formati-d-arte/#respond Wed, 28 Oct 2020 08:46:35 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=14468 È online il nuovo bando di ammissione al biennio di Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, laboratorio di alta formazione artistica finanziato dalla Regione Lazio che dà a molti giovani artisti la possibilità di ricevere una formazione professionale di alto livello gratuitamente. Scadenza BANDO 8 NOVEMBRE ore 12 Vuoi formarti nel mondo del songwriting, fare […]

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È online il nuovo bando di ammissione al biennio di Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, laboratorio di alta formazione artistica finanziato dalla Regione Lazio che dà a molti giovani artisti la possibilità di ricevere una formazione professionale di alto livello gratuitamente.

Scadenza BANDO 8 NOVEMBRE ore 12

Vuoi formarti nel mondo del songwriting, fare del teatro la tua vita, lavorare nel mondo del videomaking o nel cinema?

È online il bando di ammissione al nuovo biennio di Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, laboratorio gratuito di alta formazione artistica e HUB culturale della Regione Lazio, con la supervisione artistica di Tosca.

Tra le più ambite opportunità offerte oggi in Italia ai giovani artisti nel campo delle arti, dal 2014 ad oggi Officina Pasolini si è imposta nel mondo della formazione come un’eccellenza pubblica e gratuita.

Il progetto è articolato in tre sezioni separate: Canzone, Teatro e Multimediale, affidate rispettivamente a Tosca, Massimo Venturiello e Simona Banchi.

Le iscrizioni portano alla selezione di 90 ragazzi, 30 per ognuna delle sezioni, ed è rivolto a giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni (estendibile a 36 anni per particolari meriti artistici) in possesso di diploma o qualifica professionale. L’inizio dei corsi è previsto per il mese di gennaio 2021.

officina pasolini tosca
Tosca, docente della sezione “Canzone” del biennio

Attivato attraverso finanziamenti europei, Officina Pasolini rappresenta un’opportunità unica e di successo per i giovani che ambiscono a lavorare nel mondo dell’arte: molti degli ex studenti sono già riconosciuti e hanno trovato lavoro nel panorama artistico nazionale. Tra questi, Carlo Valente, vincitore del premio Amnesty International Italia Emergenti e finalista Tenco; Federica Messa (in arte Mésa), tra le più interessanti giovani promesse femminili della musica indie con il suo primo album Touché (Bomba Dischi); Elisa Massari (aka ELASI), entrata nella scuderia di Sugar Music con il suo stile elettro-pop; Nico Di Crescenzo, Claudia Portale, Andrea Monno, Sara Scotto Di Luzio, scelti come attori in prestigiose produzioni teatrali; Giulia Rosa D’Amico, direttore di produzione per Crazy for Football di Volfango De Biasi, Miglior documentario ai David di Donatello e tanti altri.

Nel corso di sette anni sono stati ospiti e insegnanti di Officina Pasolini grandi nomi del panorama artistico, giornalistico e della produzione artistica italiana come Carmen Consoli, Niccolò Fabi, Fabrizio Gifuni, Max Gazzè, Daniele Silvestri, Giuliano Montaldo, Gegè Telesforo, Giordano Sangiorgi, Andrea Rosi, Andrea Silenzi, Elio Pecora, Renato Zero, Luísa Sobral, Giorgio Cappozzo, Enrico De Angelis, Gino Castaldo, e molti altri. La crescita di Officina Pasolini  passa anche attraverso il suo riconoscimento, a partire da febbraio 2017, come HUB culturale: un polo aggregativo nel cuore di Roma, uno spazio integrato nella città diventato un importante crocevia di artisti proponendo un’offerta culturale ricca e diversificata tra spettacoli, concerti, incontri, proiezioni di film, tutti aperti gratuitamente al pubblico e in sinergia con il laboratorio creativo residente.

officina pasolini max gazze
Max Gazzè con i ragazzi di Officina Pasolini

“L’idea di intitolare il Laboratorio a Pasolini  nasce dal fatto che Pasolini si è espresso nelle arti che sono al centro del nostro progetto: ha scritto canzoni e piéces teatrali così come si è cimentato con il cinema ed è stato documentarista. Inoltre, diede vita anche a una rivista letteraria che si chiamava ‘Officina’. Questi percorsi si sviluppano negli spazi dell’ex Civis al Foro Italico, recuperati e aperti anche con una programmazione culturale gratuita di qualità in un teatro dalla storia nobile, intitolato a Edoardo De Filippo. Un luogo di incontro perfetto tra formazione e fruizione di eventi culturali.” Racconta la docente della sezione “Canzone” del corso, Tiziana Tosca Donati, in arte Tosca.

Oltre alle lezioni e alle attività formative del laboratorio creativo Officina Pasolini ha organizzato negli anni numerosi concerti, eventi, presentazioni e incontri con: Franca Valeri, Francesco De Gregori, Samuele Bersani, Levante, Paola Turci, Motta, Giovanni Truppi, Giancarlo De Cataldo, Glauco Mauri, Erri De Luca, Nada, Neri Marcorè, Carl Brave, Tommaso Paradiso, Diodato, Irene Grandi, Virginia Raffaele, Dario Argento, Rancore, Tiziano Ferro, Luciana Littizzetto, Paola Cortellesi, Ghemon, Anastasio, Paolo Fresu, Nicola Savino e tanti altri professionisti e artisti che hanno tenuto seminari, stage e masterclass arricchendo e completando l’attività formativa dei docenti di Officina Pasolini, tutti insegnanti di altissimo livello e operatori affermati.

Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini: https://officinapasolini.it/

bando di ammissione:  https://officinapasolini.it/bando2020/

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Festival: i premi aiutano i giovani https://www.fabriqueducinema.it/education/tavole-rotonde/festival-premi-aiutano-giovani/ https://www.fabriqueducinema.it/education/tavole-rotonde/festival-premi-aiutano-giovani/#respond Fri, 15 Sep 2017 12:36:20 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9266 La location – lo spazio della Regione Veneto che dal 1932 ospita il festiva cinematografico più antico del mondo – è quella della cultura: qui, nell’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si è svolta la tavola rotonda promossa da Fabrique che si è interrogata proprio sull’utilità e l’opportunità di festival e manifestazioni […]

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La location – lo spazio della Regione Veneto che dal 1932 ospita il festiva cinematografico più antico del mondo – è quella della cultura: qui, nell’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si è svolta la tavola rotonda promossa da Fabrique che si è interrogata proprio sull’utilità e l’opportunità di festival e manifestazioni cinematografiche in generale.

A ciascuno il suo premio: festival e territorio tra indotto, identità ed empowerment locale il titolo dell’incontro, animato da un parterre di livello, con i direttori di alcune tra le manifestazioni più importanti: Giorgio Gosetti, membro del direttivo dell’AFIC (Associazione Festival Italiani di Cinema), Boris Sollazzo, Codirettore dell’Ischia Film Festival, Pedro Armocida, Direttore della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, Roberto De Feo, Distributore cinematografico Prem1ere Film e coproduttore dei Fabrique Awards, Daniele Urciuolo, produttore cinematografico e direttore, tra gli altri, del Catania Film Fest e Valerio Carocci, Presidente dell’Associazione Piccolo America. Assieme a loro Elena Mazzocchi, qui nella duplice veste di Direttore Editoriale della nostra rivista e Responsabile dei Fabrique Awards, il premio dedicato alla creatività e alla sperimentazione in ambito filmico nato con lo scopo di dare il giusto riconoscimento a quanti nel cinema si impegnano con ogni mezzo a dar vita a progetti originali sia nelle forme che nei contenuti. Ha moderato il dibattito Ilaria Ravarino, giornalista e Direttore Responsabile di Fabrique.

Proprio Elena Mazzocchi ha aperto il dibattito, presentando insieme a Roberto De Feo le novità di quest’anno, con un premio – Fabrique Awards, che si celebrerà a Roma il 15 dicembre – che per la prima volta apre alle cinematografie internazionali, aggiungendo alle cinque categorie in concorso delle passate edizioni del Premio Fabrique (Miglior opera prima, Miglior opera innovativa e sperimentale, Attore rivelazione, Attrice rivelazione e Miglior tema musicale) ulteriori sezioni: Miglior film, Miglior cortometraggio, Miglior sceneggiatura, Migliore webserie e Miglior documentario.

Il dibattito subito si anima, con Boris Sollazzo, codirettore di Ischia, «un festival di locations, che vive proprio grazie al suo legame col territorio», che sottolinea quanto fondamentale e gratificante sia la risposta del pubblico a questo tipo di manifestazioni: «Vedere John Turturro applaudito da una platea entusiasta non meno di lui di essere in un luogo magico come Ischia» è uno dei segnali che dicono come un progetto culturale a cui si lavora con passione e competenza sia prezioso e riconosciuto dal pubblico. Ma, si chiede anche il giovane direttore, con una punta di provocazione, non sono forse troppi i premi cinematografici in circolazione in Italia?

 

«Al contrario, i premi servono – risponde Elena Mazzocchi – soprattutto ai giovani autori. L’idea che sottende i Fabrique Awards è proprio quella di evidenziare quanto ci sia di innovativo e creativo nel panorama italiano, e che spesso, ma non necessariamente, si sposa anche con criteri anagrafici». «Un festival – aggiunge Giorgio Gosetti – deve rispondere a due precise caratteristiche, identità e necessità, due delle parole chiave dello statuto dell’AFIC, che sono ancora oggi i due valori in cui crediamo di più. L’identità è data da un vero progetto culturale, mentre cosa sia la necessità ce lo dice il pubblico: un festival vuoto non è mai un festival necessario. Un festival, se non lo si costruisce per lo spettatore, non ha senso farlo».

la tavola rotonda sui festival di Fabrique a Venezia 74Di spettatori ha parlato anche Daniele Urciuolo, raccontando la sua esperienza a Catania, «una splendida piazza, che tra centro città e comuni della provincia conta 600.000 abitanti e potenziali utenti». E proprio il suo festival è tra quelli più radicati sul territorio, «riuscendo a portare sul palco ospiti spesso legati alla Sicilia, dagli attori (Stella Egitto e Katia Greco su tutti) a tecnici, direttori della fotografia, operatori, montatori».

Ugualmente fruttuosa rispetto al rapporto con il territorio è l’esperienza di Pedro Armocida, direttore di un festival dalla spiccata connotazione culturale. «Pesaro nasce nel 1975, fondato da Lino Micciché e Bruno Torri. Fin dagli inizi è stato uno principali festival internazionali, e ha ospitato intellettuali come Pier Paolo Pasolini, Roland Barthes, Umberto Eco, Roberto Rossellini. Il nostro impegno è quello di mantenere quell’ispirazione, anche dando vita a momenti unici che avvengono solo durante il festival. Ad esempio ci stiamo specializzando sulla pellicola, che a torto si penserebbe superata, e abbiamo una sala interamente dedicata a questo tipo di proiezioni, con i cineasti che commentano con il pubblico il loro lavoro. E qualche volta il pubblico ci sorprende, come quando ha riempito la sala del film supertintellettuale con i sottotitoli, snobbando quella che proiettava il blockbuster americano».

la tavola rotonda sui festival di Fabrique a Venezia 74

Con Valerio Carocci si è passati infine ad analizzare un fenomeno forse più marginale ma di grande impatto, come l’esperienza dell’arena del Festival Trastevere Rione di Cinema, «nato come un atto politico per ottenere la riapertura della storica sala del Cinema America». Muovere dalla politica alla cultura è stato un passo necessario, ottenuto – puntualizza Valerio Carocci – anche «imparando da quanti, come i direttori qui presenti, hanno un’esperienza di peso alle spalle. Quello che forse a Roma manca è un festival che dialoghi davvero con la città, che abbia la città come sua perla principale. Trastevere è il rione del cinema, quello con più sale chiuse e aperte, quello con il maggior numero di set attivi, e volevamo raccontare questa esperienza, questo rapporto tra cinema e territorio». E conclude: «la nostra presenza ha anche apportato una serie di vantaggi a tutto l’indotto: si pensi ad esempio al mercato rionale che era sempre solo aperto al mattino e che quest’anno abbiamo portato ad aprire anche di notte».

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Serie TV italiane: l’alba di una rivoluzione https://www.fabriqueducinema.it/education/tavole-rotonde/serie-tv-italiane-lalba-rivoluzione/ https://www.fabriqueducinema.it/education/tavole-rotonde/serie-tv-italiane-lalba-rivoluzione/#respond Sat, 01 Oct 2016 09:49:06 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=7608 Lo tsunami della nuova serialità è finalmente arrivato anche in Italia, dove si sta cercando di creare un modello originale che interessi anche il mercato internazionale. I primi a essere coinvolti in quella che sotto molti aspetti è una vera e propria rivoluzione sono gli sceneggiatori e i produttori. Perciò, dopo il successo dell’anno scorso, […]

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Lo tsunami della nuova serialità è finalmente arrivato anche in Italia, dove si sta cercando di creare un modello originale che interessi anche il mercato internazionale. I primi a essere coinvolti in quella che sotto molti aspetti è una vera e propria rivoluzione sono gli sceneggiatori e i produttori.

Perciò, dopo il successo dell’anno scorso, anche quest’anno Fabrique, in collaborazione con la quarta edizione del Roma Web Fest 2016, il 1 ottobre ha organizzato una tavola rotonda con alcuni dei più importanti nomi della sceneggiatura e delle case di produzione italiane per discutere del futuro delle serie nostrane.

Protagonisti: Ludovico Bessegato, produttore creativo di Cross Production, Paola Mammini, sceneggiatrice vincitrice del David di Donatello con Perfetti sconosciuti, Stefano Sardo sceneggiatore di 1992, Valeria Licurgo responsabile di produzione per Lotus Production e Salvatore De Mola sceneggiatore di Montalbano e del Giovane Montalbano. Ha moderato l’incontro la giornalista Eva Carducci.

Insomma, che momento sta vivendo oggi la serialità italiana? «Il momento migliore da moltissimo tempo per la mole e il tipo di prodotti che si sta sviluppando» esordisce Stefano Sardo «sono successe delle cose, l’Europa è diventata terra di conquista degli over the top, Netflix è sbarcato in Italia, Amazon sta per produrre in Germania e probabilmente arriverà anche da noi. Questo è lo scenario in cui sono nati team di creativi italiani e la possibilità di dar vita a prodotti internazionali». Sardo cita l’esempio di The Young Pope di Sorrentino, una co-produzione internazionale tra Italia, Francia Regno Unito e Stati Uniti: «Si avverte un’energia creativa che porterà a una sana competizione. Arriveremo presto al momento in cui saranno i network a fare agli sceneggiatori la fatidica domanda: “Ma tu hai un’idea per una serie?”».

Tuttavia questa prima fase è molto fragile e rimane alto il rischio di tornare indietro; per fare in modo che questo non accada c’è bisogno di tenere in piedi la richiesta di originalità. Questo è lo step successivo necessario, ma ancora lontano dal realizzarsi: per ora la consuetudine è quella di proporre delle idee agli autori e di creare un evento per sponsorizzare il canale di riferimento. Come spiega Ludovico Bessegato: «Non si capisce se è il pubblico che richiede le serie di qualità o se sono i canali TV che le vogliono come strumento promozionale. Ad esempio Sky utilizza la logica che prevede la creazione di un evento con un appeal promozionale studiato per far comprare all’utente l’abbonamento. Ma la base di tutto rimane il marketing, e non c’è una vera ricerca di storie e personaggi originali». La parola passa poi a un’altra figura fondamentale per lo sviluppo di una serie, la produzione. Valeria Licurgo afferma che da qualche anno le case di produzione si stanno adeguando alla sempre maggiore richiesta di serie e sono attente all’evoluzione del genere: «Quello che manca è un interlocutore affidabile che faccia da tramite tra le produzioni e le reti televisive per presentare il progetto».

Un capitolo importante del workshop si snoda attorno al rapporto tra sceneggiatore e produzione, una collaborazione necessaria che, come spiega Paola Mammini, può essere fonte di innovazione. Tuttavia i produttori non sono gli unici interlocutori con cui lo sceneggiatore deve confrontarsi, chi di solito può ostacolare seriamente la costruzione di una serie televisiva è l’editor di rete, e questo accade soprattutto nelle reti generaliste, dove ci sono determinate regole da rispettare anche di tipo legale: marchi che non si possono nominare, limiti nel linguaggio, soprattutto se la fiction va in onda nelle fasce orarie protette. «Tutta una serie di paletti difficili da evitare che riducono molto l’appeal del prodotto», conclude Mammini.  Un altro ostacolo posto agli sceneggiatori è quello di non poter partecipare ai casting. Per Salvatore De Mola questa è una prerogativa fondamentale per il momento assegnata al solo regista, che in questa maniera si trasforma in un vero e proprio showrunner.

La discussione si accende sulle questioni economiche. Spesso gli sceneggiatori vengono pagati alla stessa maniera sia se si tratta di lavorare a un prodotto nazionale sia a uno con una produzione e uno sbocco estero, quindi, continua Sardo «un sistema industriale che non consente a un prodotto che genera diritti nel mondo di arricchire chi l’ha fatto non invoglia a lavorare per l’estero». Dal canto suo il produttore, ricorda Licurgo, va incontro a rischi maggiori rispetto a un autore, investe un capitale per il progetto e nel caso di un grosso fallimento può perdere molto. La soluzione potrebbe essere quella di far partecipare con una quota d’investimento lo sceneggiatore alla produzione, in questa maniera si rischia in due e i guadagni sono divisi in maniera equa. Una soluzione che potrebbe portare alla nascita di una nuova figura: il produttore creativo, un modello in qualche caso applicato, ma che in Italia deve ancora prendere piede.

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Il mercato dei cortometraggi: cosa c’è di nuovo? https://www.fabriqueducinema.it/education/tavole-rotonde/mercato-dei-cortometraggi-cosa-ce/ https://www.fabriqueducinema.it/education/tavole-rotonde/mercato-dei-cortometraggi-cosa-ce/#respond Fri, 02 Sep 2016 09:27:39 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=7598 Fabrique ha partecipato attivamente alla 73esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Con la sua troupe, i suoi inviati e la sua quarta tavola rotonda: Il mercato dei cortometraggi: cosa c’è di nuovo. In questa edizione della kermesse veneziana Fabrique ha voluto affrontare il tema del mercato dei cortometraggi, convinta che gli “short movies” non […]

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Fabrique ha partecipato attivamente alla 73esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Con la sua troupe, i suoi inviati e la sua quarta tavola rotonda: Il mercato dei cortometraggi: cosa c’è di nuovo.

In questa edizione della kermesse veneziana Fabrique ha voluto affrontare il tema del mercato dei cortometraggi, convinta che gli “short movies” non siano solo l’anticamera delle opere di lungometraggio ma un linguaggio e un genere che merita attenzione da parte degli operatori e del pubblico. Ne abbiamo parlato con il produttore Giovanni Pompili (Kino produzioni), Roberto De Feo, regista e distributore, Jacopo Chessa, direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio, Antonello Centomani (Movieday), Cateno Piazza (Catania Film Fest), Emanuele Rauco (critico e selezionatore al festival).

Giovanni Pompili spiega che per lui il lavoro di produttore ha una forte valenza politica e sociale: «Essere produttori significa essere cittadini attivi, anche fuori dalle logiche di mercato. Ad esempio quest’anno abbiamo prodotto il corto di due registi iraniani: lo abbiamo fatto a prescindere dai fondi e dal mercato, era “necessario” raccontare questa storia. Posso però dire con certezza che non esiste un mercato dei cortometraggi. In Italia ci sono quattro player, e uno di questi, su uno short film altamente professionale, vincitore di festival, ci ha offerto mille euro: ho gentilmente rifiutato. Produrre un corto è lavorare sulle intuizioni e soprattutto costruire dei team che permettano ai giovani di esprimersi e fare esperienza. Da noi per ora c’è solo la creatività. Per fortuna qualcuno ci prova, come il Centro Nazionale del Cortometraggio che farà il primo market». Interviene quindi Jacopo Chessa, direttore del Centro: «Il nostro lavoro principale è quello di promuovere i corti italiani all’estero, e anche se siamo nati come prima cineteca del cortometraggio, ora ci dedichiamo maggiormente alla promozione, distribuzione e vendita. Sono d’accordo con Giovanni sul fatto che non esiste un vero mercato in Italia. Analizzando l’industria del cortometraggio italiano, partendo dall’indotto festivaliero, tra fondi ministeriali e regionali si arriva in tutto a circa 1,5 milioni di euro a fronte di 700 corti prodotti annualmente. In Francia siamo sui 25 milioni. L’idea di un film market del corto ci è venuta ricevendo molte sollecitazioni, il nostro fine non è soltanto la compravendita, ma creare uno spazio di sostegno sia alla produzione sia al passaggio da corto a lungo, cercando di attivare il reperimento di fondi esteri». Per fortuna, oltre al Centro Nazionale del Cortometraggio – il Torino Short Film Market si è svolto dal  18 al 20 novembre – ci sono anche iniziative private che tentano di allargare la fruizione degli short movies. Antonello Centomani ha infatti presentato Movieday.it, una nuova piattaforma distributiva che, partita l’anno scorso dopo quattro anni di progettazione, permette a chiunque di organizzare delle proiezioni in 120 sale sul territorio italiano. Andando sulla piattaforma si possono scegliere sala, giorno e ora della proiezione: la proiezione ha luogo solo se si raggiunge un numero minimo di prenotazioni, poiché si azzera il rischio commerciale dell’esercente. Un modello che sta avendo grande successo negli Stati Uniti e in Europa, e che anche in Italia sta riscuotendo ottimi risultati. Questo tipo di distribuzione utilizza, per certi versi, la sharing economy: la piattaforma garantisce le parti in gioco e, se si raggiungono certi termini, l’accordo si fa. Basandosi sul presupposto che per ogni film c’è un pubblico, e per ogni pubblico ci deve essere una sala in cui poterlo vedere.

La voce di Roberto De Feo, produttore e regista, è invece fuori dal coro: sostiene che un mercato italiano dei corti, seppur piccolo, esiste, occorre solo alimentarlo. Ha presentato PremiereFilm e AncheCinema, che lo scorso anno hanno lanciato un contest per sceneggiature di corti. Ha vinto il premio (la produzione del corto e 2mila euro) Arianna Del Grosso con Barbie Boy, prodotto e girato a ottobre. Cateno Piazza, direttore del Catania Film Fest, ed Emanuele Rauco concordano infine sull’importanza dei festival per valorizzare i corti indipendenti nel contesto delle rassegne cinematografiche: «I festival non sono solo mercato, ma occasioni, per noi, per il pubblico, per i registi, di dialogo, incontro, crescita».

Uno dei più grandi buyer, Mediaset Premium, comprerà corti solo per un altro anno. Quindi? Che fine farà questo fantomatico e minuscolo mercato? L’augurio è che ne possa nascere uno nuovo, con modalità ancora inesplorate, in un mercato fermo a dinamiche ormai superate.

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L’appuntamento con la tavola rotonda alla festa numero 14 di Fabrique ci porta a scoprire i segreti della sala di montaggio

Uomini e donne nel buio della sala di montaggio, il regista e il montatore finalmente soli, lavorano per dare forma al film. Un po’ critici, un po’ ostetriche, molto psicologi, davvero autori, loro sono i montatori. Nella tavola rotonda, organizzata in collaborazione con AMC (Associazione Montatori Cinematografici e televisivi italiani), che ha aperto la festa per il quattordicesimo numero di Fabrique du Cinéma all’Ex Dogana, i protagonisti sono tre professionisti che hanno lavorato ad alcuni dei film più amati della stagione, intervistati da Akim Zejjari di SkyCinema: Consuelo Catucci, montatrice di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese; Gianni Vezzosi per Veloce come il vento di Matteo Rovere; Giuseppe Trepiccione per Fiore di Claudio Giovannesi.

Si parte dal titolo, è giusto definirsi autori? «Passiamo un sacco di tempo in una stanza buia a farsi un milione di domande e come tutti gli altri tecnici siamo autori per la porzione che ci riguarda» dice Consuelo Catucci, perché il compito è quello di «cercare di scegliere del materiale che valorizzi le scelte autoriali di tutti i reparti» si accoda Gianni Vezzosi. Perché montare è come scrivere, come racconta Giuseppe Trepiccione, «trovo delle similitudini enormi tra il rapporto che c’è tra un regista e uno sceneggiatore e quello che il regista ha con il montatore».

Tre film diversissimi, tre modi di lavorare con il materiale di partenza. Il campione ci permette di entrare nel cuore del processo creativo. Perfetti sconosciuti è un film fortemente incentrato sulla scrittura e Consuelo Catucci ricorda di avere avuto «la possibilità di lavorare su un film girato in sequenza e potevo vedere crescere con me la storia e i personaggi. Avevo il problema di dover sacrificare tanto ottimo materiale, essere sicura di raccogliere il meglio. Devi porti nella posizione del pubblico, immaginare quando hai bisogno di vedere un primo piano o una reazione o un’inquadratura di insieme. C’è uno scollamento tra come ti immagini il copione e quello che diventa man mano che si gira, come l’attore e il regista creano il personaggio cambiando le tue aspettative». Un processo confermato dal racconto di Paolo Genovese, gradito ospite fuori programma: «Diventa una risorsa vedere come un’altra persona vede il tuo film, come costruisce la scena, che tipo di regia avrebbe scelto, trovi modi di vedere le cose più interessanti di quel che avevi».

Veloce come il vento proponeva un materiale di due tipi completamente diversi: «La macchina del film era realmente iscritta alle gare, correva per vincere, non per fare quello che c’era sulla sceneggiatura. Avevo un approccio per la fiction e uno per le gare. Per quest’ultime mi sono dovuto scollare dalla sceneggiatura, che diventava un canovaccio. Non c’era scritto che si poteva trovare per esempio un incidente che sarebbe stato utile da sfruttare narrativamente. Eravamo un po’ schiavi, in senso buono, del materiale».

Fiore è opera di un autore estremamente legato all’approccio documentaristico, girato con attori non professionisti: «È stato girato in sequenza, con unità di luogo. Film così possono essere fatti solo in questo modo, perché i non professionisti raggiungono vertici altissimi di realismo e bellezza, ma allo stesso tempo non tengono sotto controllo la costruzione e la crescita del personaggio. Hanno la necessità di sentire che il personaggio matura dentro di loro. Avevo la possibilità di intervenire mentre stavano girando, per correggere il tiro, farsi sorprendere. È importante non aspettarsi nulla dal materiale, bisogna interiorizzare la storia e dimenticarsela, lasciare che le immagini ti raccontino la storia che hanno dentro».

Il montatore cambia assieme al suo film? Ci sono approcci diversi per generi diversi? «Ciò che porti nel film ha a che fare con quello che sei, un montatore deve saper sparire dentro la storia che si sta raccontando. Se riesci a metterti al suo servizio riemergi attraverso la scelta del materiale. Chi sei ha a che fare con il modo in cui scegli un ciak piuttosto che un altro. Per questo bisognerebbe cambiare il più possibile, per crescere», spiega Giuseppe Trepiccione.

La coppia con il regista necessita di alchimie delicate e sottili, perché «ogni regista ha un approccio ossessivo verso il film, e il montatore deve aiutarlo, quasi come uno psicoterapeuta, perché il rischio di rovinare il film c’è veramente e devi avere una controparte che sappia calmare le tue nevrosi» racconta Paolo Genovese. Tutti concordano sulla loro fortuna a lavorare con registi capaci di dare libertà e stimoli al loro lavoro anche se gli scontri, secondo Giuseppe Trepiccione, non sono per forza un male: «cerchiamo di combaciare, ma lo scontro in moviola è fecondo, creativo, può portare a una soluzione cui non avresti mai immaginato da solo».

Allora quale caratteristica deve avere il montatore perfetto? Dove sta il segreto di quest’arte? «Devi dimostrare al regista che non sei unidirezionale, che contempli più possibilità, che sei malleabile e sai adeguarti» per Gianni Vezzosi, mentre Giuseppe Trepiccione indica «il senso della storia. Avere la capacità di interiorizzare ciò che stai raccontando, sentirlo, farlo tuo». Soprattutto, «altissimo spirito critico verso il proprio lavoro, devi amarlo ma sapere riconoscere quel che non funziona o non serve, pur vivendo con qualcosa che ti cresce davanti» conclude Consuelo Catucci.

Amore e spirito critico, voglia di confrontarsi e senso del compromesso, capacità di guardare e di scoprire. Serve tutto questo, perché il montaggio, come ammonisce Paolo Genovese, «arriva alla fine di un processo difficile, il film c’è e devi tirarlo fuori, e puoi sbagliare. La scrittura e il set hanno un tempo finito, il montaggio è sempre migliorabile, deve arrivare qualcuno da fuori a darti lo stop. Le possibilità di sbagliare qui sono più alte che in tutte le altre fasi di lavorazione, puoi sempre far meglio».

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