In questi anni in cui riuscire a intercettare un pubblico di massa appare sempre più duro per il cinema, il successo di cassetta di ogni film italiano è sempre accolto con attenzione raddoppiata. La necessità di analizzare i motivi per cui un film intercetta una fetta vasta di pubblico è vitale.
Lasciare che titoli come Smetto quando voglio, Veloce come il vento, Lo chiamavano Jeeg Robot restino casi isolati sarebbe una colossale zappa sui piedi per tutta l’industria cinematografica nazionale. Quello che oggi è necessario, vitale, trovare è una nuova via italiana al mainstream di qualità.
I peggiori, opera prima di Vincenzo Alfieri, ha il vantaggio relativo di arrivare dopo queste opere apripista e insieme la responsabilità di tenere aperta questa via ancora stretta e tortuosa. Prodotto da Warner con Fulvio e Federica Lucisano, il film racconta la storia di due fratelli trentenni (lo stesso Alfieri e Lino Guanciale) trasferitisi a Napoli da Roma dopo che la madre ha provocato un crack finanziario e si è data latitante, costretti a sbarcare il lunario per mantenere l’affidamento della sorellina tredicenne. Di fronte alla difficoltà di farsi pagare il lavoro onesto tentano un furto che finisce per aprirgli un’inattesa fonte di guadagno: soprannominati i “demolitori” vengono ingaggiati per riparare torti smascherando ladri e truffatori mettendo in rete le loro gesta.
Sono molti i rimandi e le suggestioni che legano questo film a quelli citati precedentemente. A livello tematico c’è la meritoria voglia di raccontare una generazione in seria difficoltà nell’assicurarsi un tenore di vita simile a quello di chi li ha preceduti.
C’è poi il fondamentale lavoro sul genere con un’attenzione alle suggestioni che vengono da oltreoceano: i cinecomics sono forse il genere di riferimento mondiale in questo momento e i protagonisti de I peggiori sono “eroi” per niente “super”, imperfetti e divertenti, inadatti al contesto, costantemente escoriati e tumefatti dalle loro stesse imprese. L’eroe mascherato senza superpoteri è un topos che scende dalle guglie di Gotham City e si è già sciolto nel comico in una graphic novel come Kick-Ass, che è certamente uno dei primi punti di riferimento che vengono in mente di fronte a I peggiori.
Il principale punto di forza del film è nella messa in scena. Avvalendosi della fotografia di Davide Manca e collaborando al montaggio con Consuelo Catucci, Vincenzo Alfieri mostra una maturità registica sorprendente alzando con coraggio il ritmo della narrazione: una macchina da presa sempre in movimento; grandissima cura nella costruzione delle scene d’azione, soprattutto quelle di lotta insieme impattanti e realistiche; una Napoli algida, lontana dagli stereotipi, fitta di grattacieli; un montaggio frenetico e frammentato; un’ottima direzione degli attori anche con figure che si portavano dietro una storia di interpretazioni sempre uguali (Biagio Izzo, Francesco Paolantoni).
I peggiori è un film italiano perfettamente in sintonia con la contemporaneità, anche se questo non significa che il film sia al riparo da oscurità – la sceneggiatura sceglie di passare leggera pur smuovendo tematiche spinose come la voglia di “onestà” che attraversa la nostra società e politica o le dinamiche che governano la popolarità su web. Ora la palla passa al pubblico. Nella risposta che darà il botteghino scopriremo se questa nuova via è stata ulteriormente allargata.