È noto per aver fondato Rec Distrikt, rental al servizio di produzioni social-broadcast-
“La narrazione cinematografica e le possibilità espressive della tecnologia mi hanno sempre affascinato. Il mio percorso professionale è iniziato in una boutique creativa dove lavoravo come editor e montatore. In seguito, ho curato anche il noleggio delle loro attrezzature. La mia curiosità mi ha portato, due anni dopo, ad aprire una mia attività, specializzandomi in produzioni social oriented per i nuovi imprenditori digitali“.
La sua voglia di crescere professionalmente, così come la ricerca del nuovo, a questo punto, non si sono certo saziate. “Mi chiedevo dove mi avrebbe portato il mio piccolo negozio di noleggio, che non era certo il sogno della mia vita. Ho iniziato a inserirmi nel settore – naturalmente, ero l’ultimo arrivato – e ho inviato proposte di piani di comunicazione in diverse città italiane… peccato che nessuno avesse voglia di rischiare o fondi da investire. Così ho fatto da me, continuando a studiare e realizzando i primi tutorial. Ho girato le fiere di tutto il mondo, relazionandomi coi brand che producono attrezzature. Lì ho iniziato ad amare sul serio il percorso che avevo intrapreso”.
Rec Distrikt non è la sola sfida in cui si è cimentato Luca, che ha ideato un ambizioso e inedito progetto: diffondere i segreti delle tecniche del cinema dando direttamente la parola ai professionisti del settore.
“Ho aperto un canale YouTube dove condividere le mie chiacchierate in esclusiva con i maestri della cinematografia. La prima intervista importante è stata con Michele D’Attanasio, direttore della fotografia vincitore del David di Donatello. Si parlava di cinema vero, genuino… qualcosa che mi era capitato raramente. Il video ha avuto un ottimo riscontro e questo mi ha dato il coraggio di continuare con un altro mostro sacro: Gianfilippo Corticelli, che ho incontrato su un set in cui era impegnato a Milano. Poi è arrivata la volta del pluripremiato Luca Bigazzi e via di seguito. Non è stata una passeggiata… talvolta ho dovuto ‘rincorrere’ per mesi il mio interlocutore. Ma sono immensamente grato a chi mi ha concesso il suo tempo.”
In che modo confrontarsi con personalità e punti di vista così diversi influenza la propria visione? “Non nascondo che è una continua messa in crisi… Ho ascoltato la voce delle grandi scuole di pensiero, che mettono in un film tutta la luce possibile, e quella delle altre che, al contrario, lavorano per sottrazione. Mi sono reso conto di avere tanti pregiudizi e illusioni romantiche, che sono state completamente stroncate! Ho imparato a focalizzare la mia attenzione su questioni meno tecniche e più pratiche, come l’organizzazione e la gestione di un team. Ho capito che, se non hai una squadra che crede in te, non puoi aspettarti l’impossibile“.
Il risultato di tanta ispirazione e esperienze è Time Perspectives, primo lungometraggio girato da Luca e diretto da Ciro Sorrentino. “È uno sci-fi girato in Italia con attori inglesi. La sfida più grande per realizzare un film, lo accennavo prima, è trovare il team giusto che faccia funzionare l’ingranaggio. Dal canto mio, ho curato la parte tecnica. Ciro, il regista, si è occupato di quella autoriale. Lavorare a Time Perspectives ci ha catapultato, nel nostro piccolo, nelle dinamiche della produzione cinematografica. Ci siamo messi alla prova, scoprendo le nuove frontiere della distribuzione. Finché un’agenzia americana, dopo un anno in giro per festival, ci ha chiesto i diritti del film. A quel punto abbiamo imparato anche cosa significa stare alle logiche altrui e accettare il compromesso. Pensa che hanno anche modificato il titolo!”
Come sono cambiate, secondo te, le logiche di distribuzione? “Avere un’opportunità è sempre più difficile. Con lo spopolare delle piattaforme digitali ho pensato che realizzare un lungometraggio fosse l’unica carta da giocare per esplorare queste nuove logiche. Vale anche per lo scenario tecnico, che oggi è incredibilmente versatile. Basti pensare che si può girare un film interamente col cellulare. Per me, che ho investito in attrezzature particolarmente costose, è una rivoluzione davvero curiosa”.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? “Principalmente due. Il primo è un secondo piccolo lungometraggio. Una versione aggiornata della prima esperienza con una squadra un po’ più strutturata e meno ‘arrangiata’. In ogni caso, sarà un prodotto indipendente, per mettere alla prova tutto ciò che abbiamo imparato finora.
Il secondo progetto è trasformare le mie interviste su YouTube in un progetto video. Ma mancano ancora dei pezzi del puzzle. Uno su tutti, Vittorio Storaro”.
Qual è il tuo rapporto coi social? “Ti confesso che, tramite i social, ho lanciato un crowdfunding per chiedere ai miei followers un aiuto per sostenere le spese che devo affrontare per portare a casa le interviste. In molti hanno fatto delle donazioni.
I social sono uno strumento il cui valore risiede nella potenzialità di raggiungere direttamente il pubblico che ti interessa. Se si sfruttano per generare contenuti che arricchiscano la vita delle persone, hanno un senso. Le nuove leve che vogliono specializzarsi in cinematografia, forse, guardando le mie interviste, impareranno qualcosa in più… come è successo a me”.