Tra offerte di diverso genere, i nuovi film in sala portano tre ottime sorprese tutte italiane. La prima è Rabbia furiosa. Saziati dai fasti favolosi di Dogman di Garrone ci giunge la terza regia di Sergio Stivaletti, allievo di Dario Argento. Er canaro secondo Stivaletti ha le sembianze dolenti e sottomesse di Riccardo De Filippis. Il suo toelettatore tosa cagnolini e rattoppa molossi con Le nozze di Figaro in sottofondo. Appena uscito dal carcere, è continuamente tirato al guinzaglio dal falso amico criminale con il volto quadrato e spaventoso di Virgilio Olivari e rinnega ogni dignità fino all’esplosione. Fedele alla truculenza della cronaca originale (non ci si aspettava altrimenti da un maestro di trucco ed effetti speciali), le scene più spietate puntellano la storia nel dualismo tutto psicologico tra i due protagonisti. Una mano che raccoglie un mazzo di chiavi schiacciata con forza con uno scarpone in primo piano, la fronte canuta e impotente di De Filippis e quelle musiche dall’essenzialità western di Maurizio Abeni sanno scioccare più del sangue finale.
Una storia di espiazione disturbante che tocca anche sentimenti inaspettati, un film a basso budget girato in gran parte nei laboratori e sui terreni di Stivaletti, la Roma periferica del Mandrione brulla e senza speranza ma a volte incantevole, un poliziotto buono e uno malfidato, una moglie, Romina Mondello, che porta in seno vitalità, speranze e drammaticità della periferia sono elementi che fanno di questo film un possibile cult. Seppur con piccole sbavature, i rimandi stilistici al cinema di Lenzi, Bava, ai poliziotteschi più brutali e a quella Roma dei ’70 assolata e senza traffico di cui si è persa memoria ne fanno un ottimo lungometraggio di genere.
Dal genere è partito anche il regista esordiente Alfredo Fiorillo. Il suo Respiri è un’operazione sempre low budget, con un Alessio Boni protagonista e promotore appassionato. L’ambizione di costruire in una casa sul lago la duplice identità del protagonista non riesce benissimo per via di una narrazione che nel suo gioco di specchi finisce spesso per perdersi. Il thriller psicologico intorno a un uomo enigmatico e agli strani eventi che circondano lui e la figlioletta è retto con stile da Boni, che però gestisce come può i momenti più accartocciati del racconto.
Due gemelli romani alla prima esperienza registica e un film che brilla di luce propria sia stilisticamente che emotivamente. Ecco la seconda sorpresa di casa nostra, il piccolo miracolo di Fabio e Damiano D’Innocenzo. Il loro La terra dell’abbastanza è stato applaudito al Festival di Berlino e ora tocca al pubblico il responso. Ci sono il racconto urbano spietato e la storia di amicizia e crimine; abbondano in maniera sempre asciutta violenza e sesso da una parte e possibilità di redenzione familiare dall’altra. La via più facile è la svolta fuorilegge per i giovinastri Mirko e Manolo. Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti sono semplicemente veri, impressionanti, e i loro caronti interpretati da Luca Zingaretti e Giordano De Plano non sono da meno. Se questi due gemelli alle prime armi (peraltro assistenti alla sceneggiatura di Dogman) dovessero continuare a far cinema con la stessa potenza visiva e narrativa dell’esordio ci troveremo di fronte a due nuovi Taviani pulp o comunque con due splendidi autori in più.
La terza felice sorpresa ha il volto di Valerio Mastandrea e dei giovani attori, tenerissime macchiette, che interpretano i nipotini ritrovati di questo nostalgico ingegnere italiano nell’Area 51. Tito e gli alieni si potrebbe definire un pizza-sci-fi in forma di commedia, vista l’italianità partenopea infusa a scenari desertici animati dalla caccia all’ufo. Il film di Paola Randi diverte, intrattiene, intriga e commuove. Ha tutte le carte per piacere anche lontano. True Colors, costola esterofila di Lucky Red, lo distribuirà infatti anche fuori dall’Italia, mentre intanto, nelle nostre sale, ha già iniziato a brillare come film per tutta la famiglia. Altro che Disney, questa piccola meraviglia ruba il cuore.
E giungiamo al blockbuster della settimana. Jurassic World – Il regno distrutto è il secondo capitolo del nuovo franchise prodotto da Steven Spielberg. I risvolti narrativi sullo sfruttamento economico dei dinosauri e la rapacità non proprio etica della ricerca genetica lo rendono concettualmente più dark del primo. Anche le scene meno solari e le reazioni piangenti dei bambini all’anteprima lo confermano. Non avrà probabilmente il successo straordinario del suo predecessore ma porterà a casa il risultato. La coppia Chris Pratt – Bryce Dallas Howard funziona sempre, ma stavolta il copione a disposizione non li fa esprimere al massimo. Due ore d’intrattenimento da grosso cinema luna park e il gioco è fatto.