Il 19 aprile riserva un’ampia scelta tra le uscite al cinema. Escobar – Il fascino del male è l’ennesima trascrizione biopic sul celebre narcotrafficante, che stavolta ha irretito col suo fascino Javier Bardem, qui protagonista e produttore. Il lavoro di Fernando León de Aranoa è dignitoso, ma si piega a forti ellissi che capiranno meglio gli spettatori di Narcos, la serie Netflix. Da questa, il film si discosta rispettando di più la realtà dei fatti. A parte la performance monolitica di un Bardem molto vicino alle reali fattezze del boss, la novità sta nel punto di vista di Virginia Vallejo, giornalista e amante di Escobar che contribuì alla sua caccia all’uomo. La interpreta senza troppi entusiasmi Penélope Cruz.
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Se Escobar – Il fascino del male parla, più che di soldi e droga, del potere e soprattutto dell’amore, François Ozon con il suo Doppio amore scandaglia il desiderio di una donna, che conquista prima il suo analista e poi il suo gemello cattivo. Mistery dall’erotismo alle volte sfacciato ma narrativamente sensato, si propone ad un pubblico maturo e disposto a sensazioni forti. Il tema del doppio, la psiche a specchio e i mille sviluppi che possono derivarne non sono nuovi nella storia del cinema, ma Ozon li confeziona in un discreto gioco d’intrattenimento. Estetica algida ma raffinata, è molto più cerebrale di quanto sembri.
Si presenta come thriller psicologico anche la buona sorpresa italiana Parlami di Lucy, dove il focus riguarda però il rapporto tra una donna (interpretata da Antonia Liskova), il passato di suo marito e in particolare la loro bambina problematica. È il primo film di finzione del documentarista Giuseppe Petitto, regista premiato in numerosi festival nel mondo e scomparso nel 2015 a causa di un incidente stradale. Uno sguardo registico che sa mescolare con equilibrio e razionalità elementi come il dramma familiare e la storia di ombre e paure profonde, pizzicando con leggerezza qualche nota horror. In più la protagonista Liskova dimostra grande pregio nella sua parte, mentre sullo sfondo una natura boscosa e invernale regala al racconto un taglio estetico molto efficace.
Un viaggio nel mistero ce lo fanno fare anche Jeremy Dyson e Andy Nyman, autori di Ghost Stories. Un professore scettico del sovrannaturale dovrà dimostrare la falsità di tre casi irrisolti. Lo stesso Nyman lo interpreta con una matericità venata di bizzarria che lo infila, da un punto di vista attoriale, in un impensabile cortocircuito tra Philip Seymour Hoffman e il nostro Max Bruno. Impossibile non paragonare la struttura del film al Racconto di Natale di Dickens, ma qui l’indagatore scettico, e non spilorcio, dovrà confrontarsi con le oscurità dell’animo umano e di passati dagli inaspettati ritorni. Ispirato agli horror inglesi anni ’70, il film si può fregiare anche della partecipazione di un Martin Freeman che fa scintille.
Oltre al biopic Escobar – Il fascino del male, arriva in sala anche Molly’s Game. Il regista Aaron Sorkin tratta questa storia ispirata alla vera vicenda di un’organizzatrice di partite di poker poco legali tra facoltosi industriali e attori di Hollywood come fosse una saga di gangster movies con DeNiro. Le due ore e venti di durata tirano troppo in avanti un’incolpevole Jessica Chastain, unica protagonista sulla quale pesa tutto il film. Il tentativo era di esplorare la sconfitta, la rinascita e la coriaceità di una donna talentuosa ma cresciuta da un padre durissimo, interpretato da Kevin Costner. Nel complesso il pastiche poteva appassionare molto di più ma la diluzione ossessiva stravolge, più che l’opera, lo spettatore.
Torniamo in Italia, precisamente a Roma, per Il tuttofare. La commedia dello sceneggiatore Valerio Attanasio, alla sua prima volta dietro la macchina da presa, è sicuramente la rivelazione tra le uscite della settimana. Questo avvocato truffaldino e il suo stagista servente strappano risate con classe e intelligenza, destreggiandosi in una storia di attualissima satira su giovani e lavoro. Sergio Castellitto rimette in funzione ogni rotella comica a sua disposizione (ne sentivamo la mancanza), costruendo un istrione stupefacente. Il suo Sancho Panza metropolitano non gli è da meno: attor giovane con parlantina e tempi comici perfetti, Guglielmo Poggi lo sostiene da meravigliosa spalla. Ossigeno per il cinema italiano.