Giulia: una protagonista senza filtri nel nuovo film di Ciro De Caro  

Giulia
"Giulia", il nuovo film di Ciro De Caro.

Ciro De Caro sorprende ancora una volta con il suo terzo film Giulia – Una selvaggia voglia di libertà, dopo Spaghetti Story e Acqua di marzo, entrambi accolti positivamente dalla critica e dal pubblico. Il film uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 17 febbraio, distribuito da Koch Media e prodotto da Ugo Baistrocchi, Maurizio De Arcangelis e Michael Fantauzzi.

Giulia (Rosa Palasciano) è costantemente in bilico tra il bisogno dell’amore di una famiglia e una travolgente voglia di libertà. Nel suo viaggio in una Roma estiva e assolata è affiancata da personaggi atipici come lei (nel cast anche Valerio Di Benedetto, Fabrizio Ciavoni e Matteo Quinzi).

‘‘Verità, rigore e leggerezza’’: come si traducono questi tre concetti nella tua regia?

È un processo che va dalla scrittura fino al montaggio. Tecnicamente cerco di lasciare quanto più spazio possibile agli attori. Chiedo a tutto il cast tecnico di non limitare in nessun modo la fisicità, l’espressività, i movimenti degli attori. Chiedo agli attori di accogliere il personaggio senza trasformarsi in qualcos’altro. Non ho previsto nessun reparto trucco perché mi sembrava un eccessivo passo verso la finzione. Per quei personaggi lì, la vita di tutti i giorni è senza trucco. Non ho voluto la segretaria d’edizione per avere la libertà di cercare qualcosa di vero, di nuovo, senza qualcuno che interrompesse il flusso, affinché i ciak fossero sempre diversi. Non bisogna cedere alla regola ‘‘si fa così, si è fatto sempre così’’, il rigore nella ricerca della verità dev’essere ferreo. Leggerezza perché tutto dev’essere semplice, dalla troupe al materiale tecnico, al rapporto che c’è sul set con tutti, soprattutto a partire dagli attori. Non mi piace dire che li ‘‘dirigo’’, ma che insieme troviamo una strada comune. La leggerezza di potersi muovere liberamente senza avere vincoli, pesi, che ti tengono inchiodato alle scelte fatte a tavolino e che poi sarebbe meglio cambiare.

Hai scritto il film con Rosa Palasciano. Com’è stato il processo creativo a due?

Lavorando con Rosa mi sono reso conto che se avessi dovuto scrivere solo io un personaggio così, avrei raccontato ancora una volta un personaggio femminile come ce lo immaginiamo noi uomini, quindi in maniera superficiale e non rispettosa. Rosa mi ha aiutato a comprendere quanto può essere limitata e superficiale la visione che abbiamo di un personaggio femminile.

Quello di Giulia è un personaggio complesso che rompe con la rappresentazione stereotipata che vediamo spesso nel cinema. Quali sono le sfumature che rendono la protagonista così reale?

Con Rosa, che è un’attrice talentuosa e istintiva, ci siamo posti la sfida di scrivere e mettere in scena un personaggio che viaggiasse su un confine sottile, per renderlo vero e reale. Giulia è un personaggio che odi e ami, e se Rosa non avesse avuto la capacità di camminare su questa linea sottile sarebbe facilmente caduta nel drammatico, nel melodrammatico o nella comicità. Le sfumature rendono questo personaggio credibile, e sono fatte dalle piccole cose che spesso al cinema vengono tagliate perché sono troppo normali. Un personaggio è vero perché ha quelle sfumature che abbiamo tutti. Ogni battuta, scena, sequenza, non è studiata in modo tale da raccontare l’essenziale, cioè quello che serve far capire al pubblico, ma è basata sul contesto e sul sottotesto.

Giuia
Rosa Palasciano è Giulia.

All’inizio del film Giulia afferma di desiderare una famiglia, poi paradossalmente si scontra con i parenti del suo ex-fidanzato in occasione di un incontro. Emerge una frattura della società, i loro sono due mondi che parlano senza capirsi.

Giulia si scontra con un concetto più ampio non solo di famiglia, ma di realtà, che considera desiderabile solo una vita programmata e prevedibile. La famiglia del suo ex rappresenta chi non riesce a comprendere le persone che vivono in maniera diversa nella nostra società, che non vuol dire per forza in maniera totalmente opposta. C’è una frattura, uno scontro di due mondi che non possono stare assieme. Pur volendo entrambi una stessa cosa come concetto, una famiglia, quelle che cercano sono famiglie diverse.

Giulia raccoglie continuamente giocattoli abbandonati senza aver dato alla luce nessun bambino…

L’idea ci è venuta mentre passeggiavamo al mare: al tramonto le onde trasportavano i giocattoli usati sulla spiaggia. Non era previsto, ma ci ha aiutato nella costruzione del personaggio di Giulia che accumula giochi come una formica accumula cibo per l’inverno, sperando che il suo desiderio di maternità si realizzi. Giulia non ha soldi e quello è il modo in cui può preparare le cose per questo bambino che tanto desidera. A me piace immaginare che quel bambino è anche lei, è Giulia bambina, il personaggio che non si vede ma a cui lei vorrebbe donare una felicità o un’infanzia probabilmente migliore di quella che ha avuto.

Nel film vengono affrontate tematiche sociali che rispecchiano la situazione contemporanea, qualsiasi ragazzo o ragazza potrebbe essere Giulia, con difficoltà relazionali e di occupazione. A quale riflessione vorresti portare le nuove generazioni?

Non so se ti deludo, ma non voglio portare a nessuna riflessione. Non pretendo di avere una soluzione e indicare la strada a qualcuno, ma solo puntare la luce su un mondo e su personaggi che secondo me vengono ignorati dal cinema italiano o rappresentati in maniera superficiale e grottesca. Voglio bene ai personaggi che ho raccontato e proprio per questo li voglio far vedere per quello che sono, senza calcare la mano sulla comicità o sul dramma. Mi limito a questo, a mostrare qualcosa per quello che è senza filtri.