Lo avevamo già visto in panni criminali, di algidi altoborghesi, come sicario, ma pure come solare babysitter e addirittura a impersonare Alberto Sordi nel suo biopic. Questa volta Edoardo Pesce in El Paraiso è invece alle prese con qualcosa di completamente inedito. Julio Cesar è un uomo che vivacchia di espedienti insieme alla madre colombiana in una relazione simbiotica e toccante a ritmo di nostalgici salsa e merengue.
Siamo ai bordi della periferia romana, foce del Tevere, dove dal galleggiare nell’anonimato urbano al perdersi l’anima per pochi soldi il passo può essere incredibilmente breve. Così campare d’impicci, anche grazie all’amico un po’ più inserito che procura loro lavoretti saltuari, diventa l’appiglio ideale, una sopportabile normalità proprio grazie a quel legame speciale. L’unica cosa che permette alle anime di madre e figlio di tenersi reciprocamente strette.
In El paraiso di Enrico Maria Artale la madre di Julio è interpretata da Margarita Rosa De Francisco, star di telenovelas colombiane e nel cast di Narcos, la serie Netflix. Riscoprire quest’attrice è un’alba multicolor. Struggente e trascinante con il suo caratterizzare questa donna così intima con il figlio, combattuta, segnata nello sguardo da un passato difficile, custode di mille non detti e segreti. Una fisicità che fa pensare ad una Michelle Pfeifer più aspra, latina, e carismatica pure nel più semplice dei gesti. Canta, balla, tiene a bacchetta quel testone del figlio, ma si lascia anche proteggere. Ha vinto come Migliore attrice nella sezione Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia, anche grazie alla sua splendida spalla, l’attore romano. Insieme creano dei momenti di puro cinema e Artale li fa convergere a perfezione nella sua ricostruzione decadente e variopinta del loro micromondo casalingo in riva al fiume.
Nel cast figurano anche Gabriel Montesi, attualmente la miglior nuova faccia da cinema romano e un’altra piacevole scoperta, Maria del Rosario. La musica la fa da padrona con una selezione di hit colombiane ’70 e ’80 che creano un’atmosfera nuova e avvolgente. Il film ha vinto a Venezia anche il Premio Orizzonti per la Miglior sceneggiatura, nonostante presenti un terzo atto scivolato, che scarseggia in quanto a scelte del protagonista e sul quale meglio non spoilerare. Giusto far muovere i propri personaggi senza giudizio, ma quanto lo è farli smettere di scegliere? Peccato perché tutto il resto è davvero un colpo al cuore.