Questa settimana arrivano al cinema quattro titoli molto originali per stile di racconto e visioni estetiche. Tre sono italiani. Due piccoli italiani, nessun gioco di parole, è il felice esordio alla regia di un lungometraggio per l’attore Paolo Sassanelli. Con la Puglia nel cuore, racconta la fuga rocambolesca di due malati di mente dal loro istituto. Tutto girato e ambientato tra il Tacco d’Italia, l’Olanda e l’Islanda. Protagonista insieme a Sassanelli Francesco Colella, il suo omino irascibile in cerca d’amore shakera lo spettatore come una piccola cornucopia di sorprese. Non meno dell’indifeso Felice, molto più amabile del primo, e eterno bambino con le sembianze d’uomo. Cast solidissimo, completa questo dolce tris del disagio una donnona tedesca dal cuore d’oro che ha il volto raggiante e l’energia inesauribile di Rian Gerritsen.
Anche se è un film esperienziale, che percorre molteplici situazioni e tanti sentimenti a volte anche contrastanti, questo film di Sassanelli è verace, senza compromessi e guarda più a una coinvolgente metafora di vita vera che ai dettami del cinema per adescare pubblico. La mano del regista poi si dimostra valida sul set quanto sul palcoscenico. L’utilizzo di droni e scenografie miscelate, oltre alla direzione d’attori, hanno classe da vendere. Estetica e coerenza fanno da punti chiave per questo lavoro e anche la morale che ne emerge, né troppo laconica, né buonista o ruffiana, sembra dirci che le persone che ci vogliono bene sono casa e possono essere anche la cura. Pronti quindi a un road-movie dai buoni sentimenti tutto da ridere, sconvolgersi un pizzico e vivere con leggerezza. Da non perdere, insomma.
Nei suoi 49 minuti di durata Macbeth Neo Film Opera sfoggia un linguaggio di confine che mescola le musiche di Giuseppe Verdi a un bianco e nero dai forti contrasti intorno ai personaggi shakespeariani in una messa in scena senza tempo. Per la lunghezza più vicina a un video d’arte si prospetta più come sperimentazione cinematografica che mero prodotto da sala. I grandi spazi montani utilizzati per intramezzare le scene sugli attori sono scorci di un Abruzzo aspro e maestoso. Cresciuto con l’esperienza Arotron, accademia teatrale fondata da Franco Mannella, il lavoro del regista Daniele Campea potrebbe essere più adatto a una fruizione da museo d’arte contemporanea che alla usuale bigliettazione in sala; tuttavia, è proprio qui la sfida di Distribuzione Indipendente, quella di portare al cinema prodotti estremi come questo, che mettano alla prova il pubblico senza chiedere permesso e catapultandolo in qualcosa di completamente inaspettato, che non sia il solito film teatrale.
Il pubblico viene messo alla prova anche nel terzo italiano della settimana: Ulysses – A Dark Odyssey. Un uomo in una specie di futuro alla Blade Runner all’italiana si risveglia dopo uno shock cercando la sua donna. 110 minuti talmente fitti d’incontri, sottotrame e intrichi che si poteva diluire il tutto allungandolo comodamente in una trilogia. Invece vengono assoldati (miracolosamente per una produzione low-budget come questa) Udo Kier, Danny Glover e Skin per un esordio alla regia di Federico Alotto abbastanza impreciso, seppur ricco di spunti, idee ed entusiasmi. Un fanta-thriller cupo e sovraccarico che guarda tanto cinema contemporaneo e ha l’ambizione d’infarcirsi con una miriade di citazioni dell’Odissea omerica, ispirazione della struttura narrativa di viaggio e ricerca. Poco riuscito ma di lodevole coraggio e originalità.
Dalle parti del cinema americano, una ragazzina sordomuta insegue una star del muto negli abbottonati anni ‘20. Intanto nei ’70 funk un ragazzino perde l’udito per un incidente e scappa dall’ospedale per un’avventura che scorre con pochissime parole e accompagnata da una splendida selezione musicale come fosse un videoclip. La doppia narrazione di La stanza delle meraviglie, colorata e in bianco e nero, ha una struttura a Y e Todd Haynes riesce a fondere i caratteri dei suoi piccoli eroi non udenti con due epoche attraversate da questo film di formazione. Il suo stile, pieno di sentimento ma privo di sentimentalismo, guarda sempre al gusto dell’immagine/azione ad accompagnare la drammaturgia delle sue storie. Un perfetto equilibrio di ricercatezza visiva e contenuti dai risvolti poetici capaci di scaldare il cuore del pubblico.