2001: Odissea nello spazio compie 50 anni e il Festival di Cannes ha celebrato il film con la proiezione in 70 millimetri. Christopher Nolan ha introdotto la pellicola nel corso di un evento, alla proiezione sono stati presenti varie personalità del cinema mondiale e Katharina Kubrick, la figlia di Stanley Kubrick.
2001: Odissea nello spazio (qui il trailer ufficiale), l’ottavo lungometraggio di Stanley Kubrick, è considerato un capolavoro e costituisce una svolta epocale per il cinema. Tratto da un soggetto di fantascienza dello scrittore Arthur Clarke, nel 1991 il film è stata giudicato di significativo valore estetico e culturale. Nel 1969 ha vinto un Oscar per i migliori effetti speciali ed è stato inserito nella lista dell’American Film Institute al quindicesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
La pellicola racconta una favola apocalittica sul destino dell’umanità e sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia sempre più sviluppata, un’avventura spaziale che diventa scoperta di sé stessi e dell’ignoto. Stanley Kubrick ha sempre sostenuto che «Se può essere scritto o pensato, può essere filmato» e così ha girato un film considerato impossibile da realizzare. Guardandolo ci si ritrova persi nello Spazio o bloccati dallo stesso cortocircuito del supercomputer HAL 9000: la macchina, l’occhio rosso che deve mentire all’equipaggio ma non sa farlo. L’intelligenza artificiale che compie un errore non potendo perdonare a sé stessa di essere venuta meno alla perfezione, quella che dovrebbe distinguere i robot dagli esseri umani.
Ed è la storia della macchina più umana di tutte: Kubrick nel 1968 si interrogava su dilemmi attualissimi che sono il nodo nevralgico di una serie immensa come Westworld. Questo ci dimostra che non abbiamo smesso di farci domande ed è questo che conta, come dice Kubrick stesso: «Se qualcuno riesce a capire davvero 2001: Odissea nello spazio abbiamo fallito. Volevamo fare domande più che dare risposte».
Uno dei segreti di lunga vita di 2001: Odissea nello spazio è la cura maniacale dei dettagli: l’elaborazione dei vari modelli di astronavi non è stata affidata ad artisti o artigiani, ma a veri e propri ingegneri aerospaziali; i satelliti, la stazione spaziale e le varie tecnologie che appaiono all’inizio della seconda parte del film, sono riproduzioni di veri progetti della NASA. Grazie anche all’importante collaborazione del designer Hans Kurt Lange, Stanley Kubrick ha portato sullo schermo un futuro che in parte si è verificato, mostrando cose come il cibo liquido, le videochiamate e i tablet. Gli avvenimenti in ambienti senz’aria si svolgono in silenzio o con un valzer di Strauss ad accompagnare il volo delle astronavi.
Tutto in 2001: Odissea nello spazio è costruito per provocare nello spettatore un forte impatto emotivo, Kubrick stesso ha affermato: «Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio».
Quando il film è stato presentato in anteprima mondiale il 2 aprile 1968 a Washington e in Italia il 12 dicembre dello stesso anno, ha suscitato reazioni contrastanti da parte della critica e del pubblico: è famosa la storia dell’uomo che, alla vista del monolite nero e sotto l’effetto di LSD, è corso verso lo schermo rompendolo e urlando: «È Dio». Senza contare le teorie complottiste sull’allunaggio e tutta un’altra serie di interpretazioni più o meno fantasiose, 2001: Odissea nello spazio può considerarsi uno dei film più discussi di tutti i tempi. Queste sono solo alcune delle ragioni per le quali divenne il maggiore incasso cinematografico del 1968 e ottenne un seguito da film di culto.
David Bowie ha dichiarato di aver scritto Space Oddity ispirato dal film, ma non solo lui, all’inizio di Perfect Sense Roger Waters canta: “La scimmia sedeva su un mucchio di pietre e fissava l’osso rotto nella sua mano” e saranno poi numerosi i riferimenti artistici, pop e culturali a quella che è considerata una pietra miliare del cinema kubrickiano. La verità è che 2001: Odissea nello spazio non solo non ci ha ancora stancato, ma non è invecchiato neanche di un fotogramma.