Abbiamo incontrato quattro scrittori WGI (Writers Guild Italia), autori di sceneggiature per il cinema, la televisione, il web: Toni Trupia, Enrico Saccà, Ezio Abbate, Marco Sani. Abbiamo parlato di accesso alla professione per i giovani sceneggiatori, un tema caldo e delicato. Come si comincia a fare questo lavoro? C’è un segreto per farcela? E cosa significa avercela fatta?
Lo ammetto: odio l’aggettivo giovane. In particolare accanto al sostantivo sceneggiatore. Spiego. Alle nostre latitudini essere appellato giovane è una sorta di avvertimento: nel senso che, per quanto uno possa essere ad esempio sceneggiatore di talento, in quanto giovane è implicito che… insomma sì dai, c’è tempo, si farà. E invece io credo che se arrivi a scrivere una sceneggiatura e a essere persino pagato per questo inevitabilmente già sai “guidare la macchina” e la P di principiante sul lunotto posteriore puoi anche toglierla.
Proposta: godiamoci il talento delle nuove leve senza etichette. Abbiamo bisogno tutti di nuove storie e di nuovi modi di raccontarle e gli esempi di cui parliamo oggi ne sono una bella testimonianza. Per strada sono molto più pericolosi tanti anziani che vanno ancora in giro con la macchina… Al limite indichiamo loro. E chi magari approfitta del confine sottile tra la formazione e il lavoro vero e proprio. Anche se uno deve fare esperienza non significa che non abbia diritto a un contratto dove è scritto chiaro e tondo cosa fa, a che titolo e per quanto.
Carlo Mazzotta, presidente Writers Guild Italia