È davvero possibile immaginare un servizio di video on demand che abbia l’obiettivo di valorizzare le sale cinematografiche e i suoi spettatori? Andrea Occhipinti ne è convinto e pensa che l’integrazione tra programmazione in sala e sul web rappresenti il futuro.
Da tre decenni uno dei produttori e distributori più raffinati del panorama cinematografico italiano, Andrea Occhipinti con la sua Lucky Red lo scorso 18 maggio ha lanciato una piattaforma streaming, Miocinema, che si propone di essere un punto di riferimento per gli amanti del cinema d’autore e di sostenere il sistema dell’esercizio cinematografico. In questi tempi così duri per il mondo della cultura e del cinema, si tratta di una delle iniziative più lodevoli e innovative poste in essere per tentare di dare una risposta nuova a una situazione molto critica e del tutto al di fuori dell’ordinario.
Con questo articolo anticipiamo il nuovo numero di “Fabrique du Cinéma”, il 29, che uscirà domani in esclusiva sul nostro sito e in versione cartacea in concomitanza con la 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.
Come nasce Miocinema e quali sono le principali esigenze che vi hanno spinto a partire con questa avventura?
Come Lucky Red siamo coinvolti in tutte le fasi della filiera dell’audiovisivo, dalla progettazione di un film alla distribuzione, passando per lo sviluppo, la produzione e le vendite estere. Guardando quanto accaduto negli ultimi anni in particolare in alcuni paesi europei, dove sono nate piattaforme legate specificatamente al cinema d’autore, ma anche osservando il successo in Italia di grandi player globali come Netflix o Amazon, era da tempo che avevamo iniziato a ragionare sulla possibilità di creare una nostra piattaforma digitale connessa a una proposta di qualità e più concentrata. Tutto questo ha avuto un’accelerazione con il sopraggiungere della pandemia. I cinema erano sofferenti, chiusi e così, insieme a Circuito Cinema – il principale circuito di network di sale italiane che programma film d’autore – e al partner tecnologico Mymovies, abbiamo deciso di muoverci per dare vita a un progetto che avesse lo scopo di mettere al centro i cinema e il loro pubblico.
In altre occasioni hai definito Miocinema come una “estensione digitale della sala”. Ci spieghi il funzionamento della piattaforma?
Credo che oggi, visti i tempi in cui viviamo, una complementarità tra sala e servizi digitali sia assolutamente necessaria. E infatti di recente stanno nascendo sempre più progetti che vanno in questa direzione. Come negli Stati Uniti, dove diversi circuiti di sale iniziano ad avere un’offerta di programmazione online integrata alle loro strutture fisiche. Partendo da questo presupposto, per Miocinema abbiamo studiato un meccanismo molto semplice: quando lo spettatore si iscrive gratuitamente alla piattaforma sceglie un proprio cinema di riferimento, che di solito è quello da lui abitualmente frequentato. Nel momento in cui acquista la visione di un film, una parte della cifra pagata va al cinema associato al suo profilo, una a Miocinema e un’altra ancora al proprietario del contenuto. Utilizzando Miocinema, lo spettatore avrà poi diritto a una serie di promozioni e sconti a lui riservati dal cinema che ha scelto in fase di iscrizione e di cui potrà usufruire una volta che la struttura aprirà di nuovo.
Su che tipo di offerta vi state concentrando al momento e quali sono i vostri piani per il futuro?
All’inizio abbiamo proposto dei titoli che sarebbero dovuti uscire in sala ma che con la chiusura dei cinema non potevano più farlo, come ad esempio I miserabili di Ladj Ly, vincitore a Cannes lo scorso anno del Premio della giuria. Poi siamo passati a opere di qualità come il documentario Selfie di Agostino Ferrente, premiato agli ultimi David di Donatello, ed Ema di Pablo Larraín, per il quale abbiamo fatto un’anteprima visto che a settembre uscirà anche in sala. Ora stiamo lavorando molto a retrospettive tematiche di film, anche legate all’attualità, e agli incontri con autori e registi come i fratelli D’Innocenzo, i citati Larraín e Ferrente, Franco Maresco, Roberto Minervini e Dante Ferretti. Per il futuro l’idea è quella di organizzare retrospettive su autori i cui ultimi film stanno per uscire in sala, utilizzando così la piattaforma come veicolo di promozione per la programmazione negli esercizi, e di puntare sull’acquisizione esclusiva di titoli di qualità provenienti dai festival che non avrebbero mai la forza di arrivare al cinema.
È possibile fare un primo bilancio?
La nostra è una startup e siamo ancora in una fase di ricerca per capire quali sono le modalità e gli spazi di manovra più adatti ed efficaci. Stiamo testando la proposta di tipi di lungometraggi diversi e, per esempio, abbiamo già toccato con mano che gli incontri esclusivi con registi, attori e autori sono molto apprezzati. I numeri per ora sono piccoli sul piano della sostenibilità economica ma molto interessanti se paragonati ad esempio ai numeri che fanno certi film d’autore su piattaforme molto più grandi della nostra. Per quanto sia passato così poco tempo dal lancio e nonostante non sia stato fatto alcun vero investimento economico sul piano pubblicitario, la piattaforma sta già acquisendo una propria identità ben precisa.
Vista la tua esperienza, cosa ci aspetta in autunno dall’industria cinematografica?
Dal punto di vista produttivo, molte produzioni che si sono interrotte hanno ripreso e alcune hanno persino concluso le lavorazioni. Altri film stanno per iniziare ad essere prodotti e ci sono già ora tanti progetti in preparazione pronti a partire in autunno. Certo, ci sono dei protocolli da seguire che rendono tutto un po’ più complesso e le produzioni più costose, ma il vero anello debole della filiera sarà quello dell’esercizio cinematografico. Per quanto riguarda le sale infatti non c’è solo l’incognita legata al virus in Italia e alla disponibilità delle persone a tornare al cinema, ma anche il problema dell’evoluzione della pandemia nel mondo e in particolare negli Stati Uniti. Il cinema americano pesa per circa il 60% sugli incassi e l’uscita posticipata di tanti grandi film statunitensi comporterà una mancanza di prodotto molto importante, cui dovremo provare a sopperire con titoli nazionali. Quello che avverrà questo inverno nessuno può prevederlo ma di sicuro per le sale ci sarà una contrazione, probabilmente significativa, che dobbiamo provare a limitare il più possibile facendo capire agli spettatori che andare al cinema è una forma di socialità e di condivisione di un’emozione che è possibile fare in tutta sicurezza.