Veneziana, classe 1988, è la protagonista, accanto a Margherita Buy e Filippo Timi, di “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, presentato in concorso alla 73a Mostra del Cinema di Venezia.
«È un film che osserva quattro giovani donne da un punto di vista diverso da quello da cui di solito si raccontano gli adolescenti. Giuseppe Piccioni costruisce ritratti femminili in maniera stretta e precisa, concentrandosi sulle sfumature e sui dettagli. Il suo è un cinema che indaga pieghe labili e delicate dell’essere umano; lui sceglie i suoi attori in base alla fisionomia, certo, ma anche per l’energia che emanano. Io e le altre protagoniste – Marta Gastini, Laura Adriani e Caterina La Caselle – siamo entrate in sintonia pur essendo completamente diverse. La forza del nostro stare insieme è stata affrontare le scene corali lavorando sull’unione. Liliana, la ragazza che interpreto, è alle prese una difficoltà fisica, ma il tema della malattia non viene declamato né c’è spettacolarizzazione della tristezza. Ho lavorato a strettissimo contatto col regista per elaborare il personaggio individualmente e, attraverso questa modalità, si è creato un rapporto molto bello con tutte le altre».
Al Festival di Venezia, Maria aveva debuttato nel 2013 con Piccola patria di Alessandro Rossetto. «Io mi definisco un’incosciente e, la mia prima volta al festival, ero totalmente incosciente. Stavolta sono stata più consapevole e coi piedi per terra, ma l’emozione che provo è sempre infinita. Tuttavia, il red carpet è una piccolissima parte di quello che è davvero il mestiere dell’attore. Penso che la missione più importante del mio lavoro sia avvicinarsi alla gente, ai giovani soprattutto, in modo che si inizi a investire su cinema e teatro come parti integranti della cultura. La sfida principale è slegarsi da un’idea commerciale di cinema, creando contenitori di qualità. Sarebbe bello approfondire il dialogo col pubblico e far davvero conoscere i retroscena e le reali potenzialità di questo lavoro. Io sono uno tra i tanti volti emergenti del cinema italiano, non dimentico mai che questo mondo non dà la solidità né sicurezza. Il riconoscimento professionale spesso è un miraggio e l’idealizzazione della nostra figura non aiuta. Il divismo, per quanto mi riguarda, non esiste più: bisogna scendere dal piedistallo e parlare alla gente».
[questionIcon]Come ti sei avvicinata alla recitazione?
[answerIcon]Il mio percorso è iniziato in maniera del tutto inaspettata: studiavo fisica all’università e non avevo mai frequentato prima corsi di recitazione. Mi sono avvicinata a questo mondo grazie a un’attività di inserimento sociale, legata al teatro, con ragazzi provenienti dalle case famiglia. Così, a 21 anni mi sono iscritta al Centro Sperimentale. Non sono mai stata una cinefila incallita. Sto costruendo costantemente il mio rapporto col grande schermo. Cinema è sinonimo di libertà e oggi ci sono tanti registi che hanno qualcosa da dire e portano avanti un’idea di cinema pulita e onesta. Alessandro Rossetto e Giuseppe Piccioni hanno partecipato tantissimo all’impegno autoriale e dirigono con amore i loro interpreti. In generale, credo che i cineasti vadano scoperti, prima che apprezzati. E io ho tanta voglia di conoscere.
[questionIcon]Come affronti la preparazione di un nuovo personaggio?
[answerIcon]Non mi tiro mai indietro se si tratta di espormi e cimentarmi in nuove sfide, anche scomode. Mi capita di sentirmi insicura, ma trovo sostegno nel rapporto col regista, nello studio della sceneggiatura e nell’ascolto reciproco con i colleghi. Spesso attraverso gli altri si capisce tanto di più di quanto non faremmo da soli. Ogni esperienza artistica può farti crescere e insegnarti tanto, permettendoti di lavorare sui tuoi limiti. Io mi concentro molto su credibilità e naturalezza, senza anteporre il mio giudizio personale al ruolo. Mi piacerebbe tanto lavorare su tipologie di personaggi comici e ironici, che non ho avuto ancora modo di affrontare.
[questionIcon]Quali sono i tuoi prossimi progetti?
[answerIcon]Ho debuttato allo Short Theatre Festival di Roma con Lingua madre Mameloschn, per la regia di Paola Rota, e sto finendo di girare Resina, film di Renzo Carbonera. Poi, sarà la volta di una nuova sfida: una commedia alla francese diretta da Samad Zarmandili.