24 anni, studente al terzo anno presso l’Università RUFA di Roma, Fabrizio Benvenuto è da poco rientrato dallo Short Film Corner di Cannes, la piattaforma per eccellenza dedicata ai giovani talenti provenienti da tutto il mondo, un palcoscenico di prestigio in cui le speranze e ambizioni di nuovi registi, sceneggiatori, produttori, si intrecciano grazie ai loro lavori.
Fabrizio Benvenuto si è messo in luce con un piccolo gioiello autoprodotto, scritto e diretto, dal titolo suggestivo, Sottovoce, con protagoniste le bravissime Stella Egitto e Marina Crialesi, un ritratto tutto al femminile
«Il film – dice lo stesso regista – racconta delle aspettative che creiamo nel prometterci amore, sperimentando invece poi abbandoni e fughe; è una storia a tratti malinconica, un po’ come me. Sentivo però che prima o poi avrei fatto questo percorso, il cinema talvolta risolve i nostri dubbi. Ogni anno alla RUFA siamo tenuti a girare un corto aumentando il minutaggio, prima tre, poi dodici, infine è nato Sottovoce. Abbiamo portato il lavoro, per la prima volta, a un festival internazionale, scoprendo peraltro che al di fuori dell’Italia il cortometraggio rientra nei 45 minuti, quindi mi sono mosso con maggior libertà».
Un ritorno naturale, quello che fa da scenario al progetto, in quell’angolo di Calabria in cui lo stesso Benvenuto è cresciuto e ha vissuto in prima persona il periodo migliore, i laghi di Sibari. «Sapevo che questa poteva essere una chance e così l’ho presa seriamente. L’idea nasce anche dalla voglia di rivivere quel posto che cela una storia tragica, da meta gettonata negli anni ’90 al fantasma deturpato che è oggi, a causa di tanti disservizi. Per questo desideravo ridargli luce utilizzandolo come filtro per raccontare di emozioni».
Una bella prova che lo proietta verso un prossimo passo significativo, il lungometraggio, ora solo in fase di scrittura e di cui per scaramanzia ancora non vuole dire nulla. «Tutto si è evoluto in parallelo con i miei gusti, talvolta scendendoci a patti. Tim Burton è il regista che prediligo, talvolta è difficile a tenere a bada il mio lato fiabesco, poi sono un fan di Paolo Sorrentino, ho collaborato come assistente alla fotografia nel documentario di Fabio Mollo su The Young Pope – Behind the scenes, partecipando anche ad un collettivo, Il miracolo, vincitore di una menzione speciale ai Nastri d’Argento nel 2015».
L’ambiente tende a supportare i giovani autori? gli chiediamo. «Ho bussato a poche porte, ma devo dire che nessuna si è chiusa completamente: secondo me è il momento giusto per provare a lanciarsi, non solo per la nascita di nuovi generi e forse la morte di altri, vedo soprattutto un territorio fertile, che induce all’ottimismo».