Anche quest’anno la Festa ha scelto di puntare le sue aspettative su di un’opera prima che sembra aver conquistato l’attenzione fin dalle prime immagini. Si tratta di Maria per Roma, scritto, diretto e interpretato dalla trasteverina Karen Di Porto. Causa il sostegno del direttore della Festa di Roma, però, il confronto con Jeeg Robot, il fenomeno cinematografico mostrato durante la scorsa edizione, è quasi inevitabile. Nonostante siano entrambe ambientate a Roma e si addentrino profondamente in alcune specifiche realtà sociali della capitale, le due pellicole mostrano un’anima molto diversa. Così, se Jeeg ha trovato una soluzione perfetta nello sporcarsi con l’intercalare della popolarità e con gli affari loschi della città sognando un supereroe in cui credere, Maria per Roma sceglie di aggirarsi tra le bellezze di Roma viste, però, da chi non ha il tempo e la possibilità di goderne pienamente.
Al centro della vicenda c’è proprio il personaggio di Maria (interpretata dalla stessa regista) che, accompagnata dalla fidata Bea, una jack russell con il muso da levriero, vive una quotidianità on the road sulle due ruote del suo motorino. Nonostante provenga da una famiglia economicamente solida, almeno in passato, Maria sembra aver disatteso le aspettative della madre rincorrendo i suoi sogni di attrice e diventando la keyholder (cioè porta le chiavi) di una agenzia che affitta appartamenti per vacanza a turisti danarosi. Così, sfruttando questa costruzione narrativa di morettiana memoria, Karen Di Porto prova a raccontare le ombre e le luci di una città che, nella fretta quotidiana, sembra non appartenerci mai completamente. Per rendere al meglio questa sensazione, dunque, non fa altro che mettere in contrapposizione l’affannosa quotidianità di Maria con lo sguardo dei turisti che arrivano prendendosi tutto il tempo per lasciarsi stupire dalle pittoresche messe in scena dei gladiatori e dagli appartamenti dal gusto storico affittati da una nobiltà decaduta.
Nonostante l’intenzione di mostrare la sua personale interpretazione della grande bellezza romana, però, Maria per Roma sembra rimanere sempre in superficie, non riuscendo ad arrivare al cuore del problema, limitandosi ad girovagare, seppure con tocco delicato, tra la bizzarra umanità che si muove sopra e sotto i ponti della città cercando un equilibrio perenne tra miseria e nobiltà.