Il colombiano “L’abbraccio del serpente” è candidato all’Oscar 2016 per il miglior film straniero. Un bel colpo per una cinematografia ancora poco nota da noi, ma che si sta facendo rapidamente apprezzare in tutto il mondo.
Juan Pablo Chajin, giornalista di The End, magazine di cinema colombiano partner di Fabrique, ha scritto per noi questa breve storia del cinema colombiano degli ultimi anni.
L’“epoca dorata” del cinema colombiano (1970-1990) è quasi sconosciuta alle nuove generazioni. Film come Cien Años de Infidelidad (1980) di Eduardo Sáenz, Pura Sangre (1982) di Luís Ospina, Carne de tu Carne (1983) e La Mansión de la Araucaima (1986) di Carlos Mayolo sono invece solo alcuni dei film di valore girati in quel periodo.
Gli anni Ottanta hanno segnato un importante momento artistico per il cinema di Bogotà. È allora che, proprio grazie all’abilità di alcuni registi come Mayolo e Ospina, si è riusciti a uscire dalla cosiddetta Pornomiseria, genere il cui tema principale era l’ostentazione della povertà. Con il supporto della Compañía de Fomento Cinematográfico (FOCINE) furono prodotti allora una trentina di lungometraggi e un gran numero di corti e documentari; purtroppo nel 1993 la FOCINE venne chiusa per difficoltà amministrative, lasciando un vuoto produttivo enorme, dato che l’appoggio statale era fondamentale per la nascente industria.
Negli anni Novanta il paese vive uno dei momenti più critici, in preda al narcotraffico e alla violenza. Ma è proprio allora, in un panorama cinematografico dominato da commedie banali e brutalità sensazionalista, che appare uno dei film (se non “il film”) che ha raggiunto la maggior notorietà internazionale: La Estrategia del Caracol (La strategia della lumaca, 1993) di Sergio Cabrera. Allo stesso modo, il nome di Victor Gaviria comincia a farsi largo fra i nuovi talenti del cinema, con film come La Vendedora de Rosas (1998) e Rodrigo D. No Futuro (1990).
È con il nuovo millennio che le cose cambiano davvero. La legge del cinema e il Fondo di Sviluppo Cinematografico (Proimágenes) sono lo stimolo per la progressiva crescita del cinema nazionale. Pur dando ampio spazio ai film di tipo commerciale, non si trascura il cinema d’autore. Per qualcuno è una novità, per altri è ritrovare finalmente una tendenza artistica già sperimentata qualche decennio prima.
Contemporaneamente, la Colombia acquista fama internazionale per il Festival di Cartagena, la rassegna cinematografica più antica in America Latina. Ormai alla sua 55a edizione, è un appuntamento obbligatorio per i cinefili di tutto il mondo. Con più di 170 film, 300 ospiti d’onore, tra cui Darren Aronofsky e Kim Ki-duk, il festival ha dimostrato la sua importanza e il suo costante sostegno al cinema colombiano.
Spira un’aria nuova, non c’è dubbio. Film vibranti, con visioni profonde raccontano la società e la cultura colombiana. Los Viajes del viento (2009), La Sirga (2012), Tierra en la lengua (2014), La Sociedad del Semáforo (2010), El vuelco del Cangrejo (2010) e Los hongos (2014) sono un chiaro esempio di un rinnovamento più che necessario. Tuttavia, la distribuzione di questi film è stata tormentata, pochi hanno avuto il privilegio di vederli al cinema a causa di una colpevole e miope distribuzione.
Ciò che si nota nella produzione cinematografica colombiana è lo sforzo individuale da parte di registi, scrittori e produttori nel portare un’idea sullo schermo, ma siamo ben lontani da essere un’industria. Non potremo stabilire mai un’identità nazionale cinematografica se non avremo il supporto vero da parte di tutti gli elementi della produzione.
Oggi comunque siamo ben incamminati verso il futuro. Per la prima volta nella storia, quest’anno la Colombia ha partecipato con quattro film al festival di Cannes. Con il sostegno del Fondo dello Sviluppo Cinematografico, il paese si fa spazio nel cinema mondiale: Alias María, El Abrazo de la Serpiente (L’abbraccio del serpente) premiato alla Quinzaine des Réalisateur, La Tierra y la Sombra [uscito con ottimi riscontri nelle sale italiane col titolo Un mondo fragile] che ha vinto la Camera d’Or, e El Concursante compiono un’impresa senza precedenti, dimostrando la progressiva crescita del cinema colombiano. Ogni anno che passa c’è una maggior competitività sul mercato internazionale, e finalmente la Colombia si sta forgiando un’identità, un volto che sarà riconosciuto in giro per il mondo. È solo questione di tempo.