Letteralmente cresciuta in teatro, con una culla nel camerino della madre, attrice teatrale, e padre regista, Marianna non sapeva cosa fare della sua vita, ma di una cosa era certa: non sarebbe diventata un’attrice. Eppure, si sa, non si sfugge al proprio destino.
Come sei arrivata a voler fare l’attrice?
Ho un passato da figlia d’arte, sono letteralmente nata in teatro, madre attrice e padre regista. Ho ricordi legati all’infanzia di me che gioco nelle quinte o che gattono fra le sedute in platea: eppure ho sempre lottato contro questa predestinazione. A diciott’anni anni, finito il liceo, ho deciso di andare a vivere a Milano per fare la modella, e dentro di me avevo una sola certezza, non sapevo cosa fare da grande, ma di sicuro non sarei stata un’attrice. Tutto è cambiato quando ho partecipato a Miss Italia: grazie al fato, l’anno della mia partecipazione in giuria c’era anche Anna Strasberg (moglie di Lee Strasberg, celeberrimo direttore dell’Actor’s Studio), che ha visto qualcosa in me e ha deciso di regalarmi una borsa di studio senza neanche avermi vista recitare. Sono volata a New York e mi sono completamente innamorata di questo mestiere e finalmente arresa al mio destino: ero un’attrice.
Quanto credi che sia importante la preparazione in un mestiere come quello dell’attore, e quanto le emozioni e la “pancia”?
Da 1 a 10 la preparazione vale 100. La prima cosa che ho capito subito avvicinandomi a questo mestiere è che quello che fa davvero la differenza è lo studio. La preparazione, che sia la lettura approfondita di una sceneggiatura o il lavoro sul set e in camerino, si vede tutta al momento del ciak. Non bisogna pensare che essendo un mestiere che si basa sulle emozioni, la recitazione ti consente di non prepararti come si deve: l’improvvisazione puoi permettertela quando hai la libertà di lasciar andare la pancia, ma dietro le spalle devi avere uno studio solido. Allora sì che si vede il talento. Non esiste preparazione senza emozione e viceversa.
Anni fa mi è capitato di intervistare un noto attore italiano che mi ha detto che gli attori si dividono in due categorie: quelli che sono attori, e quelli che fanno gli attori. Tu a quale senti di appartenere?
Partendo dal presupposto che considero il mio più che un lavoro un vero e proprio stile di vita, che ti impegna 24 ore su 24 tutti i giorni della tua vita, mi verrebbe da rispondere che sono un’attrice. Se rifletto e lascio spazio alla mia parte razionale però, potrei dirti che prima di essere un’attrice conservo il mio essere persona, anche perché ho bisogno di attingere dalle mie esperienze personali per trovare le emozioni giuste da usare per un personaggio.
Dopo diverse esperienze su set italiani sei approdata nell’hollywoodiano The Man from U.N.C.L.E di Guy Ritchie: com’è per una ragazza siciliana lo star system americano?
Vorrei riuscire a trovare le parole giuste per spiegarlo, è un’emozione incredibile, è come avere quattro anni e svegliarsi la mattina di Natale trovando fuori dalla porta una gigantesca giostra con i cavalli. Anche solo essere lì, su quel set, e guardarmi attorno mi dava una carica enorme. Ho girato con Hugh Grant e Henry Cavill sia a Roma che a Londra e a volte non riuscivo ancora a crederci. Di sicuro tornando alla preparazione, sono stata agevolata dalla mia padronanza dell’inglese, senza la quale non avrei potuto cogliere tante occasioni.
Come vedi oggi il cinema in Italia e il ruolo dei giovani artisti?
Devo dire che avverto un grande fermento, in due direzioni. Ovvero, da un lato ci sono i giovani che iniziano ad aggregarsi molto di più fra di loro, abbattendo tutte le barriere, grazie anche a strumenti come il web, che ha permesso a gruppi di attori, registi, operatori di unirsi e girare anche con pochissimo budget, senza aspettare un produttore: un movimento dal basso molto forte. Basti pensare al proliferare di festival dedicati al web. Dall’altro lato riconoscimenti internazionali come l’Oscar a Sorrentino, o ancora prima un regista come Gabriele Muccino che inizia a girare a Hollywood, o il recente Festival di Cannes che ha selezionato tre registi italiani in concorso, sono tutti fattori che indicano un’ulteriore ripresa anche nella percezione del nostro cinema dall’esterno. Non credo che la situazione sia critica, a mio avviso stiamo vivendo una forte ripresa.
I tuoi progetti futuri?
Per quanto riguarda il cinema questa estate partirò per un film ancora top secret, mentre per la TV la prossima stagione sarò in Matrimoni e altre follie su Canale 5 con Massimo Ghini, Nancy Brilli e Chiara Francini. In più ho partecipato a un corto che spero avrà un grande successo,un crime-horror diretto da Marco Castaldi dal titolo Beast Bordello.
Se non ti fossi arresa al tuo destino e non fossi diventata attrice, cosa faresti ora?
[Pausa] Probabilmente la regista, ho capito che è impossibile scappare.