Perché doppio petto? Perché è il vestito migliore con cui sognare un futuro. Come quel completo che il piccolo Pasqualino, protagonista del corto in uscita domani 17 febbraio su Amazon Prime Video, non vede l’ora di indossare per fuggire via. Se non fosse per suo fratello e per suo nonno, Pasqualino, figlio di un’infanzia negata nella Sicilia degli anni ’60, sarebbe già scappato. Ché «ormai ho 13 anni, sono grande e potrei farlo». Nel susseguirsi dei giorni, tra il paesaggio rurale di una Sicilia raccontata attraverso i rumori e i colori di una volta, il giovane protagonista del film vorrebbe solo lasciarsi alle spalle una realtà povera e fatta di stenti. Una realtà in cui, dopotutto, il tempo per essere bambini – solo bambini e niente più – non c’è stato mai.
«Il giorno del mio compleanno mio padre mi ha detto: “Ora che hai tredici anni e sei un uomo, puoi stare con gli animali”» esordisce così Pasqualino, il piccolo protagonista del film che ci conduce come voce narrante nella storia della sua infanzia. «Il mio destino è di fare la guardia a tutti: alle pecore e a mio fratello Saro, che è paralizzato dalla nascita. E menomale che è così, altrimenti gli sarebbe toccata la stessa mia sorte!». Con l’ironica rassegnazione dei piccoli, incalzata dalla cadenza dialettale, il film è un drammatico ma a tratti ironico ritratto della Sicilia degli anni ’60 e della fanciullezza strappata.
Doppio petto nasce dalla voglia di raccontare una realtà locale nel segno del sud Italia del dopoguerra, immaginario sempre caro al nostro cinema. Erano gli anni in cui alla radio passava La partita di pallone, ma per alcuni perfino Rita Pavone era lontana: i giovani protagonisti del film la ascoltano di sfuggita, affacciandosi in una casa illuminata all’ora di cena, tra i vicoli del paese. Quella di Pasqualino e del film era un’Italia da sognare anziché da vivere.
«Il film è stato girato in pellicola Super 16, per restituire colori ed atmosfere della Sicilia degli anni ’60» spiega Giuseppe Ferlito, regista di Doppio petto. Siciliano classe 1954, Ferlito ha girato il film nel 1996. La possibilità di vederlo ora, a distanza di 25 anni su Amazon Prime Video, offre anche un affascinante spunto di confronto tra più epoche: quella attuale, quella dell’Italia rurale in cui la storia è ambientata, e infine quella in cui sono stata realizzate le riprese, in pellicola e nel pieno degli anni ’90. «La mia intenzione era di dividere il film in due parti. La prima molto solare e vivace, piena di colore e speranza, per poi passare lentamente a una seconda fase decisamente più cupa. Qui il film subisce una trasformazione drammaturgica, fino a sfociare nei toni della tragedia».
A restituire l’atmosfera e la verità del contesto sociale raccontato, hanno contribuito anche tutti gli attori, specialmente i bambini. Si tratta infatti di non professionisti, abitanti del piccolo borgo di Burgio che non avevano mai visto una cinepresa, quindi alla loro prima esperienza. Tuttavia hanno interpretato i loro ruoli come dei veri professionisti e sono stati tutti catapultati in un’altra epoca, ricostruita grazie a oggetti e scenografie originali.
Prodotto dall’Associazione Culturale Immagina di Firenze, si tratta a tutti gli effetti di una produzione indipendente, resa possibile anche grazie al prezioso contributo del Comune di Burgio. Il film è stato realizzato proprio grazie a tutte le maestranze e agli stessi abitanti del posto, che si sono adoperati contribuendo con oggetti di scena, abiti e location. Frutto di un’intima collaborazione tra cinema e territorio, Doppio petto arriva su Amazon Prime Video mercoledì 17 febbraio grazie alla società di distribuzione internazionale Direct to Digital, sensibile alla dimensione culturale di un cinema indipendente che spesso non trova il canale distributivo adeguato.