Steven Soderbergh è il regista più chiacchierato del momento: ha fatto scalpore la scelta di girare il suo ultimo thriller, Unsane, con un iPhone 7 plus. È sempre stato un regista sperimentale e fuori dagli schemi, quindi non sorprende il suo palese intento provocatorio. Sono azzardi del genere ad averlo consacrato come regista di culto. La sua capacità di saltare dai generi commerciali al cinema d’autore l’ha reso un fenomeno pop citatissimo: dai Simpson a Dexter, passando anche per Beverly Hills 90210 e le canzoni del rapper Kanye West.
Steven Soderbergh è inafferrabile e contraddittorio e per questo la sua filmografia è molto varia e complessa: abbraccia tutti i generi dal biopic all’erotico, sperimenta tutti i formati dal 35 allo smartphone, gira per mesi ma anche in in tre giorni, con budget o senza finanziamenti, realizzando serie tv godibili (The Knick e Mosaic) ma anche blockbuster con cast stellari.
Quella di Soderbergh è un’opera prima indimenticabile: appena ventiseienne è il più giovane regista a vincere la Palma d’Oro al Festival di Cannes con Sex, Lies and Videotape (1989), più o meno alla stessa età di Orson Welles quando ha girato Quarto potere (qui per saperne di più) e di Bellocchio quando ha realizzato I pugni in tasca (qui per non perderti il nostro approfondimento). Con Sesso, bugie e videotape riesce a realizzare una delle opere più riuscite sul sesso, sebbene siano le bugie che i protagonisti raccontano a sé stessi e agli altri la parte più esplicita e pruriginosa della pellicola. Il sesso invece è sussurrato, chiacchierato e sviscerato, ma resta spesso fuori dall’inquadratura.
Il film è ambientato in Louisiana e i protagonisti sono una coppia senza figli: John (Peter Gallagher), un cinico avvocato di successo e Ann (Andie MacDowell), in terapia perché non sopporta che il marito la tocchi. John allora, sentendosi trascurato, la tradisce con la sorella, Cynthia (Laura San Giacomo). Il triangolo viene messo in crisi dall’arrivo di Graham (James Spader), un ex compagno di studi di John: un bel ragazzo divenuto impotente dopo una delusione amorosa. Graham colleziona e guarda in modo ossessivo i videotape di donne, comprese Ann e Cynthia, che gli raccontano le loro esperienze sessuali.
Il personaggio interpretato da James Spader è molto moderno e rappresenta l’uomo dipendente dallo schermo, dal porno, dalla confessione in video. È la vittima della società delle immagini, della virtualità confusa con la realtà, un uomo in crisi che rielabora la propria solitudine e la sublima. Per tornare a vivere nel presente, Graham deve farsi coraggio e distruggere le videocassette – dopo essersene servito un’ultima volta – prima di stare davvero con Ann.
Soderbergh sceglie di raccontare la borghesia americana muovendo i quattro protagonisti nei loro appartamenti claustrofobici, irrompendo nel loro privato per incrinare la superficie perfetta dei loro sorrisi, dei capelli curati e dei modi appropriati e posticci. Mentre Graham è un voyeur esattamente come lo spettatore in platea, siamo tutti lì, con le nostre maschere ben posizionate sul viso, alla ricerca del segreto scabroso, della fantasia sessuale altrui, delle pulsioni che ci neghiamo. Mentre loro si confessano, ci regalano la catarsi e la finzione-reale che solo il cinema esistenzialista sa restituire in modo autentico e senza filtri, con la leggerezza della commedia a smorzare i toni. Resta infondo un modo elaborato di guardarsi, come attraverso uno specchio deformato, sai di essere comunque tu nel riflesso.
Sesso, bugie e videotape è uno degli esordi più moderni della storia del cinema, se fosse ambientato nel 2018 e al posto dei videotape ci fossero i contenuti di Youtube, Soderbergh sarebbe la voce di questa generazione. Invece ha precorso i tempi restando attuale e al passo per temi e tecnica, azzardando in continuazione, forse più di chiunque altro.