“Piuma” di Roan Johnson, la prima volta per il regista pisano nel concorso principale al Lido.
Serve coraggio per fare un figlio, di questi tempi. Ancora più ce ne vuole a farlo a diciotto anni. I protagonisti di Piuma, il film di Roan Johnson presentato in concorso a Venezia, sono giovani e, apparentemente, sconsiderati. Avranno un bambino e nove mesi di tempo per decidere che ne sarà della loro vita, e di quella del figlio che arriva troppo presto. Per Roan Johnson e i suoi cosceneggiatori Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi e Davide Lantieri, serve un’incosciente leggerezza per superare il dubbio e la paura di fronte a un passo così importante. Una storia che il regista ha rivelato di aver voluto raccontare proprio per dare una risposta a domande che lui stesso si è fatto più volte.
Ferro e Cate (Luigi Fedele e Blu Yoshimi) hanno a che fare con la maturità, una lunga estate che dovrebbe essere indimenticabile, i problemi di genitori la cui imperfezione pervade le loro vite. Un rapporto forte, genuino li unisce, hanno bisogno l’una dell’altra e solo insieme possono affrontare il coraggio di crescere un bambino. Li vediamo imparare ad andare per la loro strada forti della loro leggerezza.
Il film di Johnson ha il pregio di assomigliare ai suoi protagonisti, di accompagnarli senza giudicarli, con affetto e comprensione, con un’empatia preziosa esaltata da una scrittura brillante, che senza nascondere le difficoltà cerca costantemente una strada per trovare il sorriso, e la forza di smussare gli angoli, alleggerire le responsabilità. C’era il rischio di parlare per tesi, di forzare la strada cercando il film “generazionale”, rincorrere un “noi” indifferenziato che avrebbe finito per irritare, invece Piuma diverte con la freschezza dei suoi protagonisti. Ottimi infatti gli esordi Luigi Fedele e Blu Yoshimi, alle prese con la difficoltà di un film che si regge sulle loro giovani spalle e con una regia che confermando l’amore di Johnson per il piano sequenza richiedeva grande capacità interpretative.
La leggerezza non è sempre un pregio, nel cinema come nella vita, ma Piuma la rivendica in maniera programmatica, ne fa quasi uno slogan e l’operazione diverte e convince, e permetterà al pubblico di affezionarsi a questa piccola storia, grande come tutte le storie sanno essere, quando pervase dalla genuinità di sentimento.